giovedì, aprile 13, 2023

L’ultimo mistero del giovane Riina. Prima di Corleone ha vissuto a Malta


Fa discutere il ritorno in Sicilia del terzogenito del capo dei capi di Cosa nostra svelato ieri da Repubblica. Ufficialmente fa lo scrittore dopo la condanna per collusione con le cosche. Resta bloccata l’inchiesta sul tesoriere dei boss

dal nostro inviato Salvo Palazzolo 
CORLEONE — Ufficialmente, Salvo Riina fa lo scrittore. Dunque, sarà andato a Malta probabilmente per trovare ispirazione. E c’è rimasto anche diversi mesi prima di tornare nella sua Corleone, dove adesso dice di volere risiedere: per questo, il 4 aprile si è presentato all’Ufficio Anagrafe del Comune, dichiarando che adesso abita con la madre, in via Cesare Terranova. 
Cosa farà adesso nessuno lo sa. In realtà, è stato visto poco in paese. Il terzogenito del capo dei capi di Cosa nostra (condannato pure lui per associazione mafiosa) ha chiesto intanto il rilascio della patente. Insomma, si prepara a una vita normale dopo il passato burrascoso: gli 8 anni e 10 mesi trascorsi in carcere con l’accusa di essere “capo e promotore” di un clan, poi la sorveglianza speciale, la casa di lavoro.

Dopo la scarcerazione è rimasto sempre fra il Veneto e l’Abruzzo: Salvo Riina è stato affidato anche ai servizi sociali, un percorso fatto con l’Associazione famiglie contro la droga, ha poi terminato gli studi e si è pure laureato. Qualche tempo dopo, a Vasto, provincia di Chieti, ha aperto un’attività di vendita di fiori. Attività chenon deve avere avuto gran fortuna, perché poi ha deciso di trasferirsi a Malta. Chissà cosa ha portato il rampollo di Totò Riina nell’isola diventata il regno delle scommesse on line gestite dalle mafie attraverso server illegali. Ma lui fa lo scrittore. E di certo si sarà occupato di completare il prossimo libro, nei mesi scorsi peraltro è stato anche poco attivo sui social. 
Per provare a decifrare cosa stia accadendo, non resta che tornare alle vecchie intercettazioni della squadra mobile, che nel 2002 portarono il giovane Riina in carcere.All’epoca, il figlio del capo dei capi aveva un rapporto privilegiato con il professore Leoluca Di Miceli, vecchio insegnante di scuola media di Corleone, che aveva il compito di consegnargli dei soldi: «Pure che ti fermano con 100 milioni in tasca, è normale, è regolare», gli diceva Salvo. E tornano le parole che il vecchio Riina pronunciava in carcere: «Se recupero pure un terzo di quello che ho, sono sempre ricco». 
Chissà dov’è il patrimonio ancora non sequestrato dei Corleonesi. Un’indagine della procura di Palermo porta in Sudafrica, a Vito Roberto Palazzolo, il manager che già il giudice Falcone riteneva il tesoriere di Riina e Provenzano. Tre anni fa, sembrava fatta per il sequestro di una serie di società e conti: i magistrati erano arrivati a Johannesburg assieme agli investigatori del nucleo di polizia economica finanziaria. Ma, poi, il Sudafrica non ha mai risposto alla richiesta di rogatoria, l’indagine si è arenata. E sono rimasti i misteri. 

La Repubblica Palermo, 13/4/2023

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