sabato, aprile 22, 2023

Dopo l’arresto di Daniela Lo Verde. Palermo, Di Fatta torna da reggente alla Falcone dello Zen: «La scuola non deve fermarsi»

Domenico Di Fatta

di ANNA CANE

Il nuovo dirigente scolastico dell’istituto Falcone dello Zen di Palermo, dopo l'arresto della preside Daniela Lo Verde, da adesso e fino alla fine dell’anno scolastico, sarà Domenico Di Fatta preside del liceo Regina Margherita. 

Alla Falcone in passato Di Fatta era stato per sei anni. Adesso è chiamato a gestire una situazione complicata. «Sono stato contattato dall’ufficio scolastico regionale - racconta - e mi è stata fatta questa proposta. Ci ho pensato un po’, devo essere sincero, poi mi sono detto che non potevo dire di no».

Perché? Cosa l'ha spinto ad accettare un ruolo così delicato in questo momento?

«Sarà difficile, lo so, ma devo farlo per la scuola palermitana. Scuola peraltro in cui io ho lasciato un pezzo di cuore. È stato il primo istituto scolastico in cui sono stato dirigente scolastico, dal 2007 al 2013 e in quei sei anni sono stato parte di quel territorio. Indipendentemente dalle indagini che la magistratura porterà avanti, questo mio gesto va fatto per le insegnanti, peri ragazzi e i bambini. La scuola non si può e non si deve fermare».

Come farà a dividersi adesso tra il Regina Margherita e la scuola Falcone?

«Non sarà facile perché solo per il Regina Margherita servirebbero due dirigenti scolastici, considerate le dimensioni e la mole di lavoro. Ma è giusto così. Ho accettato perché provo affetto per quella scuola e per un senso del dovere che sento fortemente. Mi dividerò tra i due istituti da adesso fino alla fine dell’anno scolastico. Poi a settembre sarà nominato un dirigente fisso, di ruolo».

È stato preside a Brancaccio e allo Zen in passato. Adesso è al liceo Regina Margherita la cui succursale si trova a Ballarò, proprio di fronte a piazza Brunaccini, dove è stato scoperto un mercato della droga. È più difficile e faticoso essere alla guida di una scuola in quartieri così tormentati?

«Sì. Posso dire di essere stato in tutte le piazze di spaccio. È difficile essere dirigente in quartieri come questi perché ci sono responsabilità soprattutto di carattere morale ed etico nei confronti dei ragazzi e delle ragazze che vivono e frequentano questi territori. Se si vuole conquistare la loro fiducia, perché si deve conquistare la loro fiducia, bisogna farlo con l’esempio, continuo e quotidiano, con l’essere irreprensibili. Solo così si può sperare di diventare una guida per questi ragazzi».

Lei, preside, riusciva e riesce oggi a conquistare la fiducia dei ragazzi?

«Cerco di stare, nei limiti del possibile, a stretto contatto con loro, per diventare una figura di riferimento. Il preside non deve stare chiuso nella sua stanza di presidenza ma cercare di stare più possibile sul territorio e fare vedere e sentire la sua presenza. Anche i docenti prima di essere insegnanti hanno un altro ruolo, ancora più importante, che viene prima di ogni altra cosa».

Quale?

«Io dirigente scolastico e tutti i docenti siamo degli educatori. In tutte le scuole e in tutti i quartieri è così, ma nei territori di frontiera e di periferia lo è ancora di più. Prima ancora della grammatica, della matematica e di qualsiasi altro programma didattico, dobbiamo insegnare a questi ragazzi il rispetto per loro stessi, per gli altri, per la vita e per il mondo. Quei valori che non hanno modo di imparare in altri contesti ma solo nella scuola perché non hanno alternative e perché la scuola è un avamposto dello Stato. Il dirigente scolastico deve dimostrare con i fatti di avere rispetto dello Stato e delle istituzioni».

GdS, 22/4/23

Nessun commento: