mercoledì, agosto 03, 2022

Joppolo Giancaxio, alla ricerca della lingua perduta: il nuovo libro di Agostino Spataro

Domani 4 agosto, alle ore 19,30, nei locali della sala consiliare del comune di Joppolo Giancaxio (Ag), sarà presentato il libro di Agostino Spataro "La nostra madre lingua". Dopo i saluti di Angelo Giuseppe Portella, sindaco di Joppolo, e dell’assessore alla cultura Salvatore Capodicasa, interverranno il prof. Enzo Di Natali, l’autore del libro Agostino Spataro e il prof. Giovanni Ruffino, già preside della facoltà di lettere di Unipa, accademico della Crusca e presidente del Centro studi filologici e linguistici siciliani.  

ALLA RICERCA DELLA LINGUA PERDUTA

1…Nell’era della globalizzazione, soprattutto nei piccoli comuni come Ioppolo Giancaxio, è più avvertita la necessità di salvaguardare il patrimonio storico, culturale e morale ereditato dai nostri predecessori che, purtroppo, rischia di andare disperso, definitivamente.

Le nuove generazioni, per quanto proiettate nella realtà delle nuove tecnologie, prima o poi s’interrogheranno sul passato, sulle origini familiari e comunitarie, cercheranno se stessi, scopriranno il bisogno d’identità in una società sempre più multiculturale e multietnica che, se mal concepita e gestita, rischia di annullare le specificità, le diversità esistenti fra popoli e fra persone.

La lingua è certamente un fattore caratterizzante di tale identità e denota il grado di civiltà e di socialità di ogni comunità.

D’altronde, la parlata locale è stata per secoli la nostra prima lingua, la nostra madre lingua come recita il titolo di questo volume di Agostino Spataro che l’Amministrazione comunale ha voluto pubblicare per metterlo a disposizione di tutti i cittadini e, in primo luogo, dei giovani studenti di ogni ordine e grado e delle nostre comunità di emigrati sparsi per il mondo.

2…La lingua, ogni lingua, è la sintesi espressiva della cultura di un popolo grande o di una piccolissima comunità; è anche un riflesso della loro civiltà e moralità che, certo, non vanno mitizzate, ma analizzate con spirito critico per evidenziarne le virtù e anche i punti di contraddizione, di passività, di rassegnazione e, perfino, di gretto maschilismo...

La lingua è anche uno strumento del potere che per affermarsi e dominare deve annichilire, sloggiare le lingue preesistenti. Oggi si assiste ad una sorta di guerra fra le lingue nella quale le vincenti marginalizzano, annullano le perdenti e divenendo veicolo di un colonialismo culturale che intacca, distrugge le identità, le diversità e punta dritto all’omologazione.

Oramai, fra i tanti diritti negati bisogna metterci anche quelli alla sovranità e all’identità nazionali: i popoli stanno per essere ridotti a una massa indistinta di consumatori dipendenti dal “mercato unico” delle multinazionali.

Le lingue, le sane tradizioni popolari, le istituzioni democratiche e sociali sono i fattori della nuova resistenza contro il neocolonialismo culturale.

Perciò dobbiamo salvaguardare, difendere le nostre buone tradizioni, le storie dei popoli e dei singoli individui cui attingere, innovandole, per costruire una nuova socialità, un futuro diverso da quello che ci è stato assegnato e imposto.

Ovviamente, salvando i frutti sani del progresso benefico compiuto dall’umanità nel corso degli ultimi secoli.

Per essere chiari, nessuno vuol reclamare fallaci eternità, ma rispetto e memoria per quelle lingue antiche da cui si sono originate le moderne. Troppe lingue? Ogni popolo ha diritto alla sua. È preferibile una nuova Babilonia al livellamento, all’omologazione!

3…D’altra parte, il siciliano, pur con tutte le varianti d’area e/o perfino municipali, non è un dialetto, ma una vera e propria lingua riconosciuta dall’Unesco come lingua regionale derivata dal latino e arricchita dai contributi apportati dalle diverse dominazioni straniere.

Pertanto, nei limiti del possibile, bisognerà ridare dignità e memoria a ogni lingua, a ogni parlata come quella di Ioppolo che - per sua buona ventura - rientra nell’area della “parlata girgentana” descritta da Luigi Pirandello nella sua tesi di laurea presso l’università di Bonn. Un’area ristretta che si snoda fra Favara e Porto Empedocle, Realmonte e Siculiana, girando verso est fino ad Aragona e Comitini, passando per Raffadali, S. Elisabetta, Ioppolo e culminando nella città capoluogo. La nostra trascrizione si basa sulla effettiva parlata locale, tralasciando le annose controversie relative alle origini e alle pratiche della lingua siciliana...

Si è delineato così un mondo fatto di parole, di detti, di proverbi, di modi di dire, di motti, ecc, segnato dalla sintesi feconda e dalla metafora felice, talvolta anche impietosa, tipici della parlata ioppolese ossia di un patrimonio culturale e morale che hanno portato con loro i tantissimi nostri emigrati sparsi per il mondo. Un patrimonio genuino che ritroviamo, talvolta cristallizzato, in quanti emigrarono fino agli anni ’60 del secolo trascorso che sono i più autentici depositari della parlata locale. Oggi, per sentire parlare l'autentica parlata ioppolese bisogna andare a Montreal, a New York, a Seraing (Belgio), in Venezuela, in Germania, ecc.

Quel che più interessa è il desiderio che di questa nostra parlata restino una traccia, una testimonianza scritte. In attesa di tempi migliori. “Verba volant scripta manent” assicura il latino e “carta scritta leggiri si voli” aggiunge il siciliano. Per cui c’è da sperare che qualcuno leggerà le seguenti note. In forza di tale auspicio abbiamo pensato di dedicare il libro ai bambini di Ioppolo, di oggi e di domani.

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