mercoledì, giugno 23, 2021

Un santuario per il beato giudice Livatino a Canicattì


Una villa confiscata ai boss ospiterà anche centro congressi e museo per la legalità. L'iniziativa è promossa dall'Associazione amici del giudice Rosario Angelo Livatino, il Centro Studi Pio La Torre e la Cooperativa “Lavoro e non solo”. 

C'è un progetto per realizzare un santuario, centro congressi e museo della legalità in nome del beato Rosario Angelo Livatino su un fondo confiscato alla mafia a Canicattì. Lo hanno illustrato al sindaco Ettore Di Ventura l'Associazione amici del giudice Rosario Angelo Livatino, la Cooperativa Lavoro e non solo e il Centro Pio La Torre che con il comune di Canicattì condivide un protocollo per la legalità sottoscritto quattro anni fa. “A coronamento della beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino riteniamo indispensabile realizzare un santuario con annessi centro congressi e museo della legalità in un fondo confiscato alla mafia che ancora il Comune non ha assegnato alla comunità per il riutilizzo sociale previsto dalla legge”, si legge nel documento.

La struttura sorgerà in un fondo confiscato al boss Calogero Di Caro in contrada Cuccavecchia. Dista meno di un chilometro in linea d’aria dal primo ingresso a Canicattì sulla statale per Licata lungo la quale è l'accesso principale al terreno. La superficie è di circa 4 ettari in parte coltivati ad uliveto con piante secolari in stato di abbandono. Al centro del fondo insiste un caseggiato nobiliare edificato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. La superficie dell'immobile, su due elevazioni, è di circa 250 metri quadri per piano. Al pianterreno ci sono i magazzini e al piano nobile una serie di ampie stanze con i servizi. Nel fondo e nelle adiacenze del corpo principale sono presenti altri magazzini, un antico pozzo-cisterna di accumulo ed altri beni strumentali definibili anche storici per l’importanza etno-antropologico nonché di archeologia agricola. Di recente è stato pubblicato il bando per affidare il fondo in concessione per il riutilizzo sociale i cui termini scadono a fine mese.

“Ora il bene può risorgere a nuova vita con la realizzazione del Santuario per il Beato Rosario Livatino, un centro congressi e una struttura museale improntata ai valori della legalità e della lotta alla mafia che ospiterà diversi reperti, una biblioteca e anche l'auto su cui viaggiava il magistrato canicattinese ucciso dai mafiosi”, continua la nota. Il progetto verrà integrato con la Casa Museo Livatino in fase di realizzazione nell'abitazione dove visse il magistrato sino al giorno della morte. La casa, ubicata nel centro cittadino, conserva ancora libri e arredi come li ha lasciati il giudice Livatino quel giorno fatale in cui uscì per andare in tribunale ma cadde in un agguato mafioso.

“Si aggiungano anche i naturali risvolti economici ed occupazionali delll'iniziativa per tutto il territorio - sottolineano i proponenti -. Il flusso turistico religioso e di impegno civile, collegato anche al santuario del venerabile Padre Gioacchino La Lomia per cui è in corso un'altra causa di beatificazione – e che già attira numerosi fedeli -, genererà la nascita di decine di attività imprenditoriali con strutture ricettive e di ristoro, gestione di servizi e produzione di prodotti culturali e d'informazione che orbiteranno nell'indotto”.

Individuate anche le possibili linee di finanziamento che il comune potrà utilizzare. L'opera potrebbe essere realizzata con i fondi del Pon Legalità gestito dal Viminale. Come l'Asse 3 che punta a favorire l’inclusione sociale attraverso il recupero dei patrimoni confiscati e di altri beni del patrimonio pubblico che ha una dotazione finanziaria pari a 55.720.000 euro cofinanziata dal FESR. O altri canali quali la Fondazione con il Sud che dispone di linee di intervento dedicate al recupero e alla valorizzazione per fini sociali dei beni confiscati. Non escluse specifiche attività di crowdfunding che si riterranno necessarie. Disponile anche lo strumento Elena della Bei. Alla Banca europea degli investimenti sono disponibili fondi pari a circa 100 milioni per lo strumento di assistenza tecnica European local energy assistance (Elena) avviato, congiuntamente alla Commissione europea, per la riqualificazione di edifici di particolare valore per la collettività.



Santuario, Centro congressi e Museo della Legalità, in nome del Beato Rosario Angelo Livatino, a Contrada Cuccavecchia Canicattì

 

 

A coronamento della beatificazione del giudice Rosario Angelo Livatino riteniamo indispensabile realizzare un santuario con annessi centro congressi e museo della legalità in un fondo  confiscato oltre sette anni fa alla mafia che ancora il comune di Canicattì non ha assegnato alla comunità per il riutilizzo sociale previsto dalla legge.  

La struttura sorgerà in  contrada Cuccavecchia individuabile in catasto  al foglio n. 84 particelle 147-249-250-54-149-144-151-62-59-189-61-166-152-56 del Comune di Canicattì (Ag).    Dista meno di un chilometro in linea d’aria dal primo ingresso a Canicattì sulla statale per Licata lungo la quale è l'accesso principale al terreno. La superficie è di circa 4 ettari in parte coltivati ad uliveto con piante secolari  in stato di abbandono. Al centro del fondo  insiste un caseggiato nobiliare edificato tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. La superficie dell'immobile, su due elevazioni, è di circa 250 metri quadri per piano. Al pianterreno ci sono i magazzini e al piano nobile una serie di ampie stanze con i servizi.

Tutto è stato ristrutturato dal boss Calogero Di Caro  ed utilizzato sino al 2004 quando venne arrestato nell’operazione “Alta mafia”. Poi il decreto di sequestro che non  evitò al boss Di Caro ed ai suoi familiari di mantenere il possesso del bene per altro tempo.   Con decreto dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati protocollo n. 32702 del 22 ottobre 2014 e con verbale di consegna  del 28 maggio 2015 protocollo n. 21203, i beni ed il fondo ex Gangitano sono stati assegnati al Comune di Canicattì per il riutilizzo sociale previsto dalla legge.

Nel fondo e nelle adiacenze del corpo principale sono presenti altri magazzini, un antico  pozzo-cisterna di accumulo ed altri beni strumentali definibili anche storici per l’importanza etno-antropologico nonché di “archeologia agricola”. Quando il bene  era nel possesso della famiglia Di Caro era redditizio ed anche prestigioso. L’incuria  ne ha determinato un grave impoverimento.  Da anni la cooperativa “Lavoro e non solo”, che gestisce altri beni sequestrati e confiscati sul territorio comunale, fondata ed insediata a Canicattì ma poi trasferitasi  a Corleone, ne ha chiesto prima alla passata amministrazione guidata da Vincenzo Corbo (2015-2016) e poi all’attuale da Ettore Di Ventura l’affidamento anche in gestione temporanea. Non ha mai ricevuto risposta. Solo l’11 novembre 2020, in seguito ad una serie di articoli giornalistici che denunciavano l’abbandono del fondo e il deperimento agronomico dell’uliveto, la giunta comunale ha adottato una direttiva per la raccolta delle olive e la produzione dell’olio. Il  successivo 17 novembre con una determinazione dirigenziale sono stati affidati il servizio di potatura straordinaria e la raccolta di frutto pendente alla cooperativa “Lavoro e non solo” che ha dovuto limitare l'intervento  a causa dell’impraticabilità di buona parte dell’uliveto.

Ora il bene può risorgere a nuova vita con la realizzazione del Santuario per il Beato Rosario Livatino, un centro congressi  e una struttura museale improntata ai valori della legalità e della lotta alla mafia che ospiterà diversi reperti, una biblioteca   e anche l'auto  su cui viaggiava il magistrato canicattinese ucciso dai mafiosi.

Così come la Casa Museo in fase di realizzazione nell'abitazione dove visse il  magistrato sino al giorno della morte. La casa è ubicata nel centro cittadino e conserva ancora libri e arredi così come li ha lasciati il giudice Livatino quel giorno fatale in cui uscì per andare in tribunale e invece cadde in un agguato mafioso.    

Si aggiungano anche i naturali risvolti economici ed occupazionali del progetto per tutto il territorio. Il flusso turistico religioso e di impegno civile, collegato anche al santuario del venerabile Padre Gioacchino La Lomia per cui è in corso un'altra causa di beatificazione – e che già attira numerosi fedeli -, genererà la nascita di decine di attività imprenditoriali con strutture ricettive e di ristoro, gestione di servizi e produzione di prodotti culturali e d'informazione.  

L'opera potrebbe essere realizzata utilizzando i fondi del Pon Legalità gestito dal Viminale. Pensiamo all'Asse 3 che punta a favorire l’inclusione sociale attraverso il recupero dei patrimoni confiscati e di altri beni del patrimonio pubblico che ha una dotazione finanziaria pari a 55.720.000 euro cofinanziata dal FESR. O individuando altri canali quali la Fondazione con il Sud che dispone di   linee di intervento dedicate al recupero e alla valorizzazione per fini sociali dei beni confiscati. Non escluso specifiche attività di crowdfunding che si riterranno necessarie. Disponile anche lo strumento Elena della Bei. Alla Banca europea degli investimenti  sono  disponibili fondi pari a circa 100 milioni per lo strumento di assistenza tecnica European local energy assistance (Elena) avviato, congiuntamente alla Commissione europea, per la riqualificazione di edifici.

 

L'iniziativa è promossa dall'Associazione amici del giudice Rosario Angelo Livatino, il Centro Studi Pio La Torre e la Cooperativa “Lavoro e non solo”.   

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