martedì, luglio 05, 2022

Le discariche siciliane ormai quasi sature. Rifiuti all’estero e stangata Tari. Il piano illustrato dalla Regione all’Anci


Giacinto Pipitone

Ma i sindaci virtuosi insorgono: non vogliono accollarsi i costi

Palermo. Nelle discariche siciliane c’è ancora un po’ di spazio perché il sistema di raccolta regga (alle attuali già precarie condizioni) solo fino a novembre. E così è partita la macchina organizzativa della Regione per spedire fuori dalla Sicilia già dall’autunno almeno 15 mila tonnellate di immondizia ogni due settimane. A un costo enorme che porterà con sé aumenti della Tari a carico dei cittadini. Da qualche giorno, sotto traccia, la questione rifiuti è diventata centrale a Palazzo d’Orleans. Come non lo era da mesi. Nello Musumeci ieri ha lavorato tutto il giorno a una nuova ordinanza che è stata poi rinviata ma di cui si conoscono già i contenuti. Indicherà chiaramente che non c’è più alcuna alternativa alla spedizione fuori dalla Sicilia dei rifiuti, almeno della parte indifferenziata che non trova più spazio nelle poche discariche ancora attive. C’è ancora margine a Siculiana, Gela, Trapani e qualcosa anche a Bellolampo, nulla di più.

L’emergenza scoppiata in Sicilia orientale e i ritardi nella raccolta già evidenti anche nel Trapanese e in alcune aree del Palermitano hanno quindi indotto la Regione a muoversi anche senza una ordinanza emergenziale. E così il piano ieri è stato descritto all’Anci, l’associazione dei sindaci, e ai vertici delle Srr, le società che si occupano della programmazione del servizio di smaltimento e che hanno preso il posto degli Ato.

A loro Calogero Foti, capo del dipartimento Rifiuti, ha illustrato un piano che prevede di spedire fuori, per lo più via nave, 15 mila tonnellate ogni 2 settimane a partire dall’autunno. Per farlo servirà un nuovo bando destinato a individuare vettori, destinazione e quantità da spedire. Questo perché - ha spiegato Foti - il bando pubblicato dalla Regione un anno fa è superato: «Va aggiornato in relazione alle quantità da spedire. E ciò influenzerà i costi». Parole dietro le quali si cela un altro input già rivolto a sindaci e Srr: i bandi devono essere fatti in modo da raggruppare le necessità di smaltimento di molti Comuni anche di aree non vicine e creare quindi economie di scala, risparmiando sul numero di viaggi e trattando sul costo per ogni tonnellata.

Solo per fare qualche esempio, il bando che nel giugno del 2021 aveva permesso alla Regione di individuato 13 aziende con cui ogni Srr avrebbe poi potuto trattare prevedeva un costo medio di spedizione di circa 350 euro a tonnellata. Mentre in quel periodo smaltire in discarica costava circa 250 euro a tonnellata. Per il solo Comune di Palermo era stato calcolato un aumento di spesa di oltre 60 milioni.

E qui si arriva ai nodi emersi ieri nel faccia a faccia fra i vertici dell’assessorato ai Rifiuti e i sindaci. La Regione ha in cassa 45 milioni di fondi europei con cui ammortizzerà l’aumento dei costi. Una somma che non basterà per finanziare l’intera operazione «Rifiuti all’estero», che si preannuncia di lunga durata. Per questo motivo ieri i sindaci hanno avanzato alla Regione varie proposte di divisione di questo budget, mostrando evidenti diversità di vedute: i primi cittadini di Comuni che hanno rispettato l’obbligo di aumentare la differenziata fino al 65% chiedono che nulla sia a carico loro (e dunque invocano la copertura di tutto l’extra costo) mentre i sindaci dei grossi centri puntano su una divisione del budget in base alla popolazione residente, perché questa influisce sulla produzione e dunque sul totale da spedire all’estero.

Dietro questa trattativa c’è una certezza. Quella per spedire i rifiuti fuori dalla Sicilia fra qualche mese sarà una spesa prima o poi a carico dei cittadini: «Già in questa fase - spiega Mario Emanuele Alvano, segretario dell’Anci - molti sindaci stanno adeguando il Pef (piano economico e finanziario) prevedendo aumenti della Tari per compensare l’aumento dei costi del servizio. E saranno aumenti doppi, da un lato compenseranno i costi di spedizione e dall’altro l’aumento del costo dell’energia che sopportano i sindaci anche quando spostano i rifiuti sugli autocompattatori da una parte all’altra della Sicilia. E non va dimenticato che l’aumento del costo dell’energia ha già fatto schizzare in alto la tariffa che i gestori delle discariche siciliane applicano per smaltire i rifiuti indifferenziati. Si è arrivati a 250 o anche 400 euro a tonnellata». Poiché la Tari è una tassa che, per legge, deve coprire interamente il costo del servizio è facile immaginare che tipo di stangata è in cantiere. E che potrebbe arrivare già sulle tariffe del 2022, visto che la stragrande maggioranza dei sindaci non ha approvato il bilancio e ha quindi margine per agire subito.

Nella riunione di ieri è stato annunciato ai sindaci anche che sarà necessario individuare aree di stoccaggio dei rifiuti in attesa di spedizione. E c’è un altro dettaglio fondamentale: prima di essere spediti fuori dalla Sicilia i rifiuti vanno pre-trattati (negli impianti che si chiamano Tmb) e anche questo avrà un costo ulteriore. Da qui la richiesta dell’Anci: «Servono subito risorse aggiuntive».

Domani sarà un giorno chiave in questa nuova emergenza: all’assessorato ai Rifiuti torneranno i sindaci e le Srr e verranno pianificati i nuovi bandi per la spedizione. Anche se c’è chi si è portato avanti: il sindaco di Ragusa lo ha già pubblicato visto che in città la raccolta è ormai quasi ferma.

GdS, 5/7/2022

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