mercoledì, luglio 27, 2022

LE NOVELLE DIMENTICATE. L’altro Pirandello che faceva scandalo

"La tentazione di Sant’Antonio" di Hyeronimus Bosch del 1501


di SALVATORE FERLITA

Preti pedofili, donne violentate, storie di degrado morale: uno studio recupera i racconti banditi dalle antologie scolastiche e che rischiarono di finire nella lista dei libri proibiti

Rispetto alle "Novelle per un anno" c’è un Pirandello quasi prevedibile, ma esiste anche un Pirandello esoterico, nascosto, forse sarebbe meglio dire censurato. Dell’edificio sterminato che formano i quasi duecentocinquanta racconti (spalmati nel tempo in quindici volumi), rimangono ancora un bel po’ di stanze da scoprire, rimaste per troppo tempo inesplorate. Sono una decina circa le novelle note al grande pubblico, in forza del successo scolastico che hanno riscosso: basti pensare a "La patente", "La carriola", "La giara", di un Pirandello ormai usurato, spremuto dai professori come un limone. Ci ha pensato il saggista Raffaele Messina a spingersi nei recessi delle diverse raccolte: il risultato è sorprendente. 

Lo dimostra il volume appena uscito per i tipi di Marlin, intitolato "La notte nuda. Le novelle dello scandalo" (a cura di Raffaele Messina, 294 pagine, 16 euro), che allinea casi e vicende di straordinaria modernità, in grado di perturbare profondamente il lettore. Per novelle del genere, osserva Messina, di certo Pirandello rischiò di finire all’indice dei libri proibiti. Ci mancò poco e solo grazie all’intervento di monsignor Montini, il futuro papa Paolo VI, il pericolo venne scongiurato. 

Delle quattro sezioni del volume sono le prime due a sbigottire non poco: quella di apertura passa in rassegna meschinità e abomini compiuti dai preti, nei confronti dei quali lo scrittore agrigentino non si è mostrato quasi mai tenero. La novella inaugurale è la più disturbante: si intitola "Alla zappa!" e affronta un caso di pedofilia che riguarda un sacerdote di fresca ordinazione. A pensare agli sconquassi della chiesa odierna, agli scandali che agitano il Vaticano, queste pagine pirandelliane si rivelano talmente attuali da provocare un brivido alla schiena dorsale. È la storia di uno sconforto enorme, quello provato dal vecchio Siròli, un mezzadro timorato di Dio che ha trascorso una vita intera a lavorare i campi. Siròli si è mostrato capace di affrontare i sacrifici più duri per i figli, uno dei quali addirittura è stato ordinato prete. Ma quello che doveva essere il coronamento di una fede semplice e profonda si rovescia in un atroce dolore. «La notizia che costui s’era macchiato d’un turpe delitto sui poveri piccini affidati alle sue cure in quell’orfanotrofio, era pertanto piombata come un fulmine su la casa campestre del vecchio Siròli». In tutto ciò, la madre non riesce nemmeno a farsi un’idea del delitto commesso dal figlio. Entra poi in scena un certo Lobruno, il padrone della terra che Siròli tiene a mezzadria, che è consigliere comunale e amico del vescovo e del prefetto: si muoverà lui perché lo scandalo venga soffocato. «Per il decoro dell’umanità, intendiamoci! 

Per il rispetto che dobbiamo tutti alla santa religione, intendiamoci! Non per quel pezzo di majale!». Davvero gli uomini di Chiesa, da queste novelle, escono con le ossa rotte: "Benedizione" racconta il caso di un prete che torna a casa per la morte del padre strozzino, in imbarazzo per la processione di debitori che sembra non avere fine. Quando riceve il pacco delle cambiali don Arturo, che vorrebbe restituirle a quei poveridisgraziati, si affretta a consultare il suo superiore, monsignor Landolina, un sacerdote lungo, magro, quasi diafano. Il quale lo dissuade immediatamente: «Chi ti dice che sono disgraziati?». 

La seconda sezione dell’antologia riguarda il mondo femminile e, soprattutto, il principio di autodeterminazione delle donne rispetto alla maternità. Sono storie di donne umiliate e offese: come Lucilla, l’orfana che è stata accolta delle suore, vittima di un’inaudita violenza di gruppo: «Lucilla non sa più quanto tempo sia passato; che cosa le sia veramente accaduto là: s’è dibattuta, s’è svincolata, liberata, mordendo, graffiando», in balia di «ominacci di campagna ubriachi, vestiti di velluto», dalle «facce bestiali pavonazze», che «urlando, barcollando, allungando le manacce, la tirano dentro» e «si buttano su di lei», «la spremono, la strizzano, la vogliono scoprire; e lei grida, strilla, si dibatte». È un crescendo quasiinsopportabile: la scrittura, mano a mano che la violenza si consuma, si fa sempre più concitata. 

Tre suore missionarie sono al centro della novella "Ignare", brutalmente violentate e rimaste incinte. Tutte e tre avvertono la metamorfosi del loro corpo che pian piano si apre allaprocreazione, ma sono costrette a inibire il naturale istinto materno. 

Vengono portate a termine le gravidanze: in mezzo a «urli, altri urli, ancora urli, poco dopo l’alba, più selvaggi, più lunghi», «grida che strappavano altre grida di pietà e di rivolta, come allo spettacolo d’unaspietata atroce sopraffazione». 

La scena finale ha qualcosa di perturbante: suor Leonora «con una mossa da belva balzò a quell’angolo, raccattò da terra la creaturina paonazza, che emise un vagito roco, e scappò nella sua cella; vi si chiuse, e con gioja selvaggia offrì il seno che le scoppiava a quella creaturina». Poco dopo i neonati vengono fatti sparire. 

Ancora più orrendo il caso di "zia Michelina" che, una volta vedova, accetta la proposta di nozze del nipote che aveva cresciuto come un figlio. Ma quando questi pretende con la forza anche la disponibilità sessuale della donna, quest’ultima si uccide. 

La terza sezione è dedicata alle infanzie turbate: "L’uomo solo" sciorina il dramma di Torellino, un figlio usato come arma di ricatto dal padre per costringere la moglie a tornare con lui. Una discesa agli inferi, con Pirandello che fa da novello e irredimibile Caronte. 

La Repubblica Palermo, 27/7/22

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