giovedì, luglio 14, 2022

Palermo, l’arcivescovo Corrado Lorefice: «Rosalia ci dia forza per la rinascita»

Corrado Lorefice

I
n occasione del Festino l’arcivescovo Corrado Lorefice ha inviato alla città un messaggio che riassume il senso dei festeggiamenti di quest’anno per Santa Rosalia, in un tempo ancora scosso dalla pandemia e dai timori per la guerra. Ne pubblichiamo ampi brani.  

«Palermo, città capace di canto - scrive l’arcivescovo nel messaggio, citando un brano dei «Triunfi» per la Santuzza - . Un canto di letizia e di esultanza. Preghiera sgorgata da una storia di sofferenza e di redenzione. Terra di inni di liberazione. Conosce l’impegno di uomini e di donne che la vogliono libera, riscattata da ogni forma di oppressione e di sofferenza. Da ogni peste e pandemia.

Nella Bibbia si trovano canti di esultanza sulle labbra di donne di grande fede. Donne che, sperando nel Signore con determinazione e resilienza, hanno contribuito a realizzare il piano salvifico di Dio per il suo popolo e per l’intera umanità.

Donne che hanno custodito nel cuore, fino alla fine, la certezza che Dio ha desiderato e creato il mondo – la Casa comune, il pianeta Terra che abitiamo – non perché fosse un campo di guerra, o un lazzaretto, o un deserto arido, ma un giardino fecondo e armonioso con al centro l’albero della vita. Una casa, appunto, abitata da fratelli e sorelle nella giustizia, nella semplicità, nell’amore e nella pace. Liberi dalla pestilenza dell’avidità, dall’idolatria del potere, dalla menzogna del profitto, dalla pazzia omicida dell’individualismo narcisista.

Anna, la sterile divenuta madre del profeta Samuele, colui che ungerà re Davide, il figlio di Iesse, dalla cui discendenza uscirà il Messia della storia, Gesù Cristo. Al tempio, dopo esser diventata madre, canterà: «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io godo del beneficio che mi hai concesso. Non c’è santo come il Signore, non c’è rocca come il nostro Dio» (1Sam 2,1-2).

Maria sorella di Aronne che, passato il Mar Rosso, con in mano un timpano, insieme ad un coro di donne, danza cantando questo ritornello di liberazione: «Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!» (Es 15,20).

Maria di Nazaret che, ricolma della gioia messianica dopo l’annuncio dell’angelo, canta il magnificat degli umili e dei poveri a casa dell’anziana cugina Elisabetta, la sterile che porta in grembo Giovanni il Battista: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, […] ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,46.52).

Il nostro canto vuole continuare il canto di Rosalia «pi essiri di Palermu l’avvocata!» (Triunfu di Santa Rusulia), dietro a Lei, tutti noi, con la schiera di quanti sono stati avvocati e liberatori di questa città. Dietro a lei, a loro. Soprattutto in questo trentennale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e nel quarantennale di Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Questo Festino – soprattutto dopo gli anni di pandemia, con le conseguenze psicologiche, relazionali, economiche, sociali che ha causato – non può e non deve essere un motivo di evasione, di alienazione. Ma motivo di autentica festa. Ci chiede di cantare insieme – forti di un ritrovato senso comunitario e fraterno della vita – un inno di liberazione che nasca da cuori e mani che hanno deciso di coinvolgersi in un cammino di liberazione e di rinascita di questa nostra città amata da Rosalia. Amata da tutti noi, tranne da chi la vuole tenere in schiavitù. S. Rosalia vegli ancora su Palermo, dall’alto di Monte Pellegrino e dal Piano della nostra Cattedrale. Vegli su questa città e il suo vegliare sia nostra forza nell’impegno di dare motivi autentici e concreti di fiducia e di gioia».

GdS, 14/7/2022

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