giovedì, luglio 28, 2022

Brusca sorvegliato speciale «È socialmente pericoloso». Deciso dal tribunale dopo la richiesta del questore

FABIO GERACI


Sorveglianza speciale per Giovanni Brusca, l’ex boss da anni collaboratore di giustizia, che è stato scarcerato il 31 maggio dell’anno scorso: una decisione che aveva scatenato feroci polemiche soprattutto tra i familiari delle vittime di mafia. 

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma ha accolto la richiesta del questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, secondo cui l’uomo che azionò il telecomando a Capaci, che uccise il piccolo Giuseppe Di Matteo e autore di decine di omicidi, è ancora » socialmente pericoloso»

e per questo motivo dovrà essere ancora sottoposto a stringenti controlli di polizia per almeno un anno. Brusca, 65 anni, fedelissimo del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, dopo 25 anni aveva lasciato il carcere per fine pena ammettendo, tra l’altro, il suo ruolo nella strage di Capaci, il 23 maggio del 1992, nella quale morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, e nell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio undicenne del pentito Santino strangolato e sciolto nell'acido.

L'arresto di Brusca da parte degli uomini della squadra mobile di Palermo avvenne il 20 maggio del 1996 a Cannatello, una frazione balneare tra Agrigento e Favara, dove il boss trascorreva la sua latitanza col fratello Enzo Salvatore e con le rispettive famiglie. Davanti alla prospettiva di trascorrere in carcere il resto della vita, l’uomo d’onore aveva cominciato a rivelare qualche mese dopo l'arresto i retroscena e il contesto di tanti delitti e degli attentati a Roma e Firenze del 1993: dalle sue rivelazioni presero l'avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell'inchiesta sulla trattativa.

Nel 2019 Brusca aveva chiesto la concessione degli arresti domiciliari ma la Cassazione aveva bocciato la richiesta dei suoi legali. La libertà alla fine era arrivata l’anno scorso ed aveva lasciato con 45 giorni di anticipo il carcere romano di Rebibbia: nel suo caso sono stati applicati i benefici previsti per i collaboratori considerati affidabili. I calcoli prevedevano che sarebbe stato scarcerato il prossimo ottobre ma la pena si è accorciata per la buona condotta dopo che al boss di San Giuseppe Jato erano stati concessi 80 permessi premio durante la detenzione.

GdS, 28/7/2022

Nessun commento: