mercoledì, ottobre 25, 2023

“Questa è Milano, le cose giuste qua si fanno!”: così funziona il grande sistema mafioso lombardo


di 
Ilaria Carra, Sandro De Riccardis, Rosario Di Raimondo, Massimo Pisa

“Questa è Milano, le cose giuste qua si fanno!”: così funziona il grande sistema mafioso lombardo". Summit, matrimoni, le “mangiate”. Le società, gli appalti, la “bacinella”: i fitti legami di progetti e interessi comuni tra Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra

Un livello criminale superiore che “catalizza e gestisce risorse finanziare, relazionali ed operative di compagini di Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra, attraverso uno stabile vincolo associativo” con le risorse economiche gestite insieme e i profitti divisi tra le tre organizzazioni. E’ l’“associazione mafiosa lombarda”, com’è stata ricostruita dalla Direzione distrettuale antimafia. Un’indagine lunga oltre tre anni, che ha portato alla richiesta di 154 arresti, firmata dal procuratore capo di Milano Marcello Viola, dal capo dell’Antimafia Alessandra Dolci e dal pm Alessandra Cerreti. Ma che non è stata riconosciuta come tale dal gip Tommaso Perna.

Le tre componenti del “sistema mafioso lombardo”

Quello ricostruito dalla procura è un organigramma con decine di nomi che mostrano i fitti legami di progetti ed interessi economici tra Camorra, Cosa Nostra e ‘ndrangheta in Lombardia. La prima componente è il gruppo campano dei Senese, radicati da anni a Roma, presenti in Lombardia con Giancarlo Vestiti, Gioacchino Amico, Emanuele Gregorini e una ventina di altri soggetti coinvolti nell’indagine. La componente siciliana riunisce la famiglia palermitana dei Fidanzati (con Stefano e Giuseppe, fratello e figlio del boss Gaetano Fidanzati), il gruppo catanese dei Mazzei, i mafiosi di Castelvetrano, in stretto contatto con l’allora latitante Matteo Messina Denaro, i gelesi dei Rinzivillo. La componente calabrese ruota intorno al “locale” di Legnano - Lonate Pozzolo, alla cosca Iamonte di Desio, alla famiglia Crea, e ai Romeo del ramo “Staccu”.


Una struttura “orizzontale” di “tipo confederativo”

Summit, matrimoni, società commerciali e appalti, assistenza comune ai carcerati li mostrano sempre insieme. Un’architettura che per l’Antimafia milanese è prova della “esistenza di una struttura orizzontale, di tipo confederativo, nella quale ciascuna componente è gestita gerarchicamente all’interno ed i cui singoli vertici assumono determinazioni comuni, adeguate e necessarie allo sviluppo dell’associazione stessa”. Un quadro smantellato dal gip. Eppure i mafiosi delle diverse consorterie hanno smesso di farsi la guerra. Concentrati nella gestione degli affari. “Senza spari, hai visto com’è cambiato tutto?” dice Giancarlo Vestiti, rappresentante a Milano dei Senese, a Gioacchino Amico, il siciliano vicino a Matteo Messina Denaro diventato anche luogotenente dei napoletani. Amico,intercettato, ragiona sul fatto che Giancarlo – pur essendo campano - fosse responsabile nella zona delle famiglie calabresi e siciliane. “Giancarlo con tutte le famiglie calabresi e... già lui qua è responsabile! un napoletano come responsabile per Sicilia e per Calabria.. (..) lui ci vuole bene a noi... perché già lo sanno le famiglie calabresi e palermitane... ti pare poco...”. E quando ci sono dei dissidi, la guerra è esclusa. “Tocca trovare una quadra - dice Paolo Errante Parrino, del mandamento di Castelvetrano - per guadagnare tutti, non creare altri pensieri”.


I ventuno summit di mafia. C’è anche la Banda della Magliana

I summit e le mangiate tra i boss sono la fotografia dei nuovi assetti di un territorio. L’inchiesta ne ha cristallizzati ventuno. A cui partecipano sempre i componenti delle tre organizzazioni. E poi, “un momento investigativo estremamente importante – scrive l’Antimafia - per le numerose acquisizioni indiziarie sulla unicità del sistema mafioso lombardo”, è il matrimonio di Amico, il 31 gennaio 2021. Nell’elenco stilato dal futuro sposo, compaiono i sanlucoti Giuseppe Pizzata e Antonio Grasso; i “romani” Vincenzo Senese e Emanuele Gregorini; Antonio Romeo, nipote di Sebastiano Romeo “u staccu”, capo storino della ‘ndrina dei Romeo. C’è anche Enrico Nicoletti, nipote dell’omonimo capo della Banda della Magliana”. E ancora: Giuseppe e Stefano Fidanzati; i Virga del mandamento di Trapani; Antonio Messina, uno degli uomini più vicini a Matteo Messina Denaro; i napoletani “collegati a Giancarlo Vestiti”, indagato in questa indagine. “A emblematica conferma della consapevolezza dell’unicità della associazione mafiosa”, scrive la procura.

Mezzi comuni per affari comuni

“La persona la metto io e l'azienda.. tu metti il capannone, lontano da qua... E allora se volete con il consenso di tutti, i primi che arrivano si chiudono la prima partita”. Nelle parole di Gioacchino Amico c’è l’altro cardine contraddistingue la nuova associazione mafiosa lombarda: tutti i gruppi partecipano agli affari, poi si divide. Così nelle Rsa: “si mette una persona di fiducia.. che tu puoi verificare perché è giusto, ti prendi... quando arriva: cinquecento mila euro di merce, si vende quattrocento, duecento sono vostri e duecento di noialtri...”. Ribadisce un altro indagato, Francesco Berducci: “Asse non asse… costruiremo tutto... sempre dove con i proventi di Milano, Milano... con i proventi di Roma, Roma.. con i proventi di Calabria, Calabria... con i proventi di Sicilia, Sicilia... così noi sul territorio non abbiamo discordanze...”.

La “bacinella” per i carcerati

La “bacinella”, la cassa comune per i carcerati, nella nuova struttura è “alimentata dai componenti del sistema mafioso lombardo a prescindere dalle eterogenee componenti originarie”. “Vediamo... vediamo quanto esce! ... il tre e quattro! Quanto esce... trecen... tre piotte? ...trenta per gli avvocati e per i carcerati, stop! E il resto ce lo dividiamo!”, dice Gregorini. Con un albanese parla ancora della “necessità di recuperare denaro per i carcerati, in una sorta di “bacinella” alla quale devono partecipare tutte le componenti che costituiscono l’organismo plurisoggettivo del quale fanno parte”. “I soldi servono per i carcerati! (…) Poi che siamo ad attaccarci i calabresi, o i napoletani o i siciliani, i carcerati vanno mantenuti prima di ogni altra cosa a questo mondo!”. Della nuova struttura la Lombardia è “fulcro organizzativo”, “sede” ideologica dell’organismo criminale stesso”. “Qua è Milano! – dice Gregorini -. Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli, le cose giuste qua si fanno!”.


LA REPUBBLICA, 25 OTTOBRE 2023

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