domenica, ottobre 08, 2023

IL PIANO DELLA REGIONE. Sanità, la riforma della riforma: le Asp perdono gli ospedali. Diciotto superpoltrone in più


Pronto il disegno di legge: alle nove aziende provinciali solo l’assistenza territoriale. I presidi dei piccoli centri saranno accorpati a quelli delle città. La mappa del potere

di Giusi Spica 

La bozza, ancora top secret, apre un altro dossier scottante per il governatore Renato Schifani: è la proposta di legge che modifica la riforma sanitaria di 14 anni fa, ridisegna le competenze di Asp e ospedali e crea sei aziende ospedaliere ex novo in Sicilia. Una moltiplicazione delle poltrone alla vigilia delle nomine dei manager, che passerebbero da 18 a 24. E ad aumentare sarebbero anche i direttori sanitari e amministrativi (12 in più rispetto agli attuali 36). Mentre la maggioranza di centrodestra litiga per spartirsi le aziende esistenti, tanto che la discussione è stata rinviata per evitare agguati in vista della Finanziaria da varare entro dicembre, l’assessorato alla Salute guidato da Giovanna Volo ha messo nero su bianco un disegno di legge in sette articoli che stravolge l’assetto della sanità siciliana.

Da piazza Ziino negano addirittura l’esistenza del documento, eppure una copia è già stata trasmessa informalmente sia alla segreteria di giunta che al ragioniere generale della Regione. 
L’oggetto è la “modifica della legge regionale 5 del 14 aprile del 2009”, approvata in epoca Lombardo. In base all’articolo 2, le aziende sanitarie resterebbero nove, una per provincia, ma si occuperebbero solo di assistenza territoriale attraverso i distretti sanitari, i poliambulatori, le case e gli ospedali di comunità in costruzione con i fondi del Pnrr, le centrali operative e le strutture convenzionate. Entro 90 giorni dall’approvazione, le Asp dovranno cedere la gestione degli ospedali di provincia alle aziende ospedaliere dei capoluoghi. 
L’articolo 3 definisce la nascita delle nuove aziende ospedaliere riunite. A Palermo il Civico- Di Cristina gestirà anche l’Ingrassia e gli ospedali di Termini Imerese e Petralia Sottana, mentre Villa Sofia-Cervello guiderà gli ospedali di Partinico e Corleone. A Catania il Cannizzaro sarà capofila degli ospedali di Acireale, Biancavilla, Giarre e Bronte, e sotto la guida del Garibaldi passeranno i presidi di Caltagirone, Militello e Paternò. A Messina il Papardo gestirà gli ospedali di Milazzo, Taormina, Patti, Barcellona, Sant’Agata di Militello, Lipari e Mistretta. 
La novità maggiore è la nascita di sei aziende ospedaliere nuove nelle province finora di competenza esclusiva delle Asp: diventano autonomi – con un proprio direttore generale che a sua volta nominerà un direttore sanitario e amministrativo - l’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento (che gestirà anche i presidi di Sciacca, Ribera, Licata e Canicattì), il Sant’Elia di Caltanissetta (capofila per Gela, Mussomeli, Niscemi e Mazzarino), l’Umberto I di Enna (con Nicosia, Piazza Armerina e Leonforte), il Giovanni Paolo II di Ragusa (con il presidio “Arezzo” e quelli di Modica, Scicli, Vittoria e Comiso), l’ospedale di Siracusa (con Lentini, Avola- Noto e Augusta) e infine il Sant’Antonio Abate di Trapani (con i presidi di Marsala, Castelvetrano,Mazara, Alcamo, Salemi e Pantelleria). Un altro articolo prevede che il poliambulatorio di Lampedusa e Linosa, da 40 anni gestito dall’Asp di Palermo, passi sotto la guida dell’Asp di Agrigento. 
Il personale e il patrimonio degli ospedali di provincia finora in capo alle Asp passeranno sotto la gestione dell’ospedale capofila. Il rischio caos è alto: molte aziende provinciali hanno già programmato investimenti e bandito gare d’appalto, senza contare gli aspetti legali del passaggio di operatori sanitari e amministrativi da un’azienda a un’altra. 
La modifica della legge è il primo step per l’accorpamento di posti letto e reparti doppione: il ddl prevede che entro 180 giorni dal via libera, l’assessorato riformuli la rete ospedaliera, dopo il parere vincolante della commissione Salute all’Ars e una delibera della giunta. L’obiettivo è esportare in Sicilia il “modello Lombardia”, con una suddivisione netta tra l’assistenza ospedaliera per pazienti acuti e le competenze del territorio in capo alle Asp, che dovranno concentrarsi sulla loro missione principale: prevenzione, diagnosi e assistenza dei pazienti cronici. Sull’assistenza territoriale, infatti, la Sicilia sconta un gap, con conseguenze devastanti sul sistema: per aggirare liste d’attesa bibliche e ostacoli, spesso i pazienti si rivolgono al pronto soccorso, mandando in tilt gli ospedali. 
La traduzione del disegno di legge sarà però anche la moltiplicazione delle leve di comando. Adesso si apre la partita politica: il piano dovrà ottenere l’avallo dei partiti di maggioranza, che già scaldano i motori per piazzare i fedelissimi in vista delle Europee. 
La Repubblica Palermo, 8/10/2023

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