giovedì, ottobre 26, 2023

LA VENDEMMIA. Una pessima annata, anzi no, la produzione scende ma la qualità è eccellente


di Eleonora Lombardo 

L’estate torrida e l’assalto di un parassita ha provocato un calo del 40 per cento, però il vino che verrà promette più che bene. Leoluca Pollara (dell’azienda Principe di Corleone): “I bianchi sono buonissimi, i rossi ancora meglio” 

È una delle annate più difficili per i viticoltori con un calo di oltre il 40 per cento nella produzione ma che potrebbe essere ricordata a lungo per la qualità unica che promettono molti dei vitigni siciliani. 
I produttori siciliani e gli 8mila viticoltori del Consorzio di tutela vini doc parlano della vendemmia meno produttiva degli ultimi vent’anni. Colpa dei devastanti effetti incrociati delle ondate di caldo di luglio e agosto e dell’assalto della peronospera innescato dalle forti piogge di maggio e giugno che non ha risparmiato neanche l’Etna dove questo parassita è più raro. Un danno amplificato dal fatto che nello stesso arco di tempo la superficie coltivata nell’Isola si è ridotta e molta è diventata biologica, più vulnerabile ai cambiamenti climatici e alle malattie della vite. 


Per l’enologo Tonino Guzzo «si è prodotto di meno, certamente, su diverse varietà, ma con percentuali differenziate sui territori. Hanno sofferto di più le varietà precoci che quelle tardive, Chardonnay in testa, ma anche le basi spumante hanno avuto rese più basse». 
Poco prodotto che per gli esperti e gli stessi vitivinicoltori farà di questa annata un unicum degli ultimi anni per qualità e gusto di vini e spumanti. A resistere meglio alle anomalie climatiche sono stati i territori collinari della Sicilia centrale e meridionale, più ventilati e asciutti, e alcune zone dell’entroterra trapanese con in testa Salemi. Lì le perdite di prodotto sono state minori come per le otto aziende della doc Monreale dove il calo è contenuto sui bianchi ed è più evidente sui rossi. 
«È stata una vendemmia impegnativa — racconta Leoluca Pollara, della Principe di Corleone, cento ettari di viti — la qualità è davvero straordinaria. Sul Catarratto abbiamo mantenuto le perdite, sul Nero d’Avola meno. I bianchi sono buonissimi, integrità di frutto,buona acidità e grandi sentori che nel Grillo assumono spiccate note agrumate. Per i rossi siamo ancor più decisi nell’esprimere un giudizio di grande soddisfazione». 
Fra Marsala, Mazara del Vallo, Salemi e Gibellina hanno sofferto molto i vigneti biologici della costa mentre in collina si è perso meno sia sui vitigni autoctoni, che sul Pinot Grigio e sul Nerello Mascalese coltivato fuori dal territorio dell’Etna. A Salemi, l’azienda Caruso & Minini ha contenuto le perdite e su alcune varietà è andata in pareggio rispetto al 2022. 
«Siamo abituati alle alte temperature — spiegano dall’azienda di Salemi — e siamo stati molto bravi negli interventi di contrasto all’attacco di peronospora. Per ciò che è accaduto in questa annata siamo soddisfatti e la qualità sarà la migliore degli ultimi tre anni». 
Le aziende della doc Erice hanno difeso le piante con irrigazioni di soccorso ma anche contando sulla posizione più alta e ventilata e anche qui a soffrire di più sono state le varietà più precoci nella maturazione e nella raccolta. A soffrire il calo produttivo sono stati il Moscato (Zibibbo), Catarratto e Grillo. Meglio le uve rosse e il Perriconein particolare. La dozzina di aziende del doc Mamertino, da Planeta a Gaglio Vignaioli, hanno dovuto vedersela anche con gli incendi per difendere il rosso Mamertino, grande bandiera della storia enologica della Sicilia con i suoi vitigni principe Nocera e Nero d’Avola. 
A Donnafugata i tre mesi di vendemmia si sono chiusi in questi giorni. Iniziati ai primi di agosto nella tenuta di Contessa Entellina, sono proseguiti a Pantelleria, a Vittoria e infine sull’Etna secondo l’epoca di maturazione dei diversi vitigni nei vari territori. «Per il nostro staff tecnico l’annata è stata una sfida — spiega Antonio Rallo — le abbondanti piogge del mese di maggio e le alte temperature che si erano protratte per una decina giorni a luglio, hanno imposto scrupolose pratiche agronomiche di lotta integrata e gestione eco sostenibile. Complessivamente abbiamo registrato un calo produttivo del 16 per cento soprattutto per un andamento climatico che ha dato vita a grappoli un po’ meno compatti e con acini più piccoli. Il calo più consistente l’abbiamo registrato sull’Etna, con un meno 65% sulla produzione del Nerello Mascalese. La qualità delle uve raccolte è molto buona, grazie ad uve sane e ben mature. Dopo tanto lavoro di squadra, siamo fiduciosi di riuscire a produrre bianchi con ottimi profumi, rosati fragranti e rossi con tannini ben integrati». 
Proprio sull’Etna si è registrata la riduzione più vistosa soprattutto sui bianchi Carricante e Catarratto. Meglio il Nerello Mascalese, la doc siciliana con più aziende. «Siamo riusciti a perdere poco prodotto — conferma Federico Lombardo dell’azienda Firriato — è stata un’annata spasmodica per agire rapidamente sulle colture biologiche ma la qualità di ciò che abbiamo portato in cantina, è superiore alla media. La base spumante di Nerello Mascalese si farà ricordare». 

La Repubblica Palermo, 26/10/2023

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