domenica, ottobre 08, 2023

La fine di un'era. EDITORIA, I “CARTACEI” NON TROVANO IL LORO PERCHÉ, MENTRE LE EDICOLE IN SICILIA STANNO SCOMPARENDO


Alessia Anselmo

Un “lungo addio” irreversibile o una difficile riconversione verso i tempi della velocità istantanea della comunicazione che con internet ha riscritto le regole dell’informazione?

La crisi dei giornali cartacei viaggia lenta e inesorabile tra poderosi ridimensionamenti in termini di copie vendute e l’interrogativo oggettivo a cui rispondere: come si supera il gap tra chi può dare una notizia in tempo reale e chi può darla solo con un giorno di ritardo?A complicare la vita anche gli approfondimenti televisivi serali che spesso spuntano le armi a chi pensa di superare il perimetro della notizia, ma finisce ugualmente “in fuorigioco”.

Le cosiddette “Generazione Zeta” e “Generazione Alpha”, dei nati dal 2000 in poi, non lo sapranno mai, ma tra i riti irrinunciabili di chi ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza negli anni Novanta ce n’era uno che prevedeva almeno una volta a settimana l’appuntamento con l’ultima uscita del fumetto preferito o della rivista che dava imperdibili consigli di vita. La mattina, però, non c’era giorno in cui i “grandi” non andassero all’edicola di fiducia per comprare un quotidiano.

La crisi dell’editoria e della carta stampata è passata anche, ma non soltanto, dalla fine di un’era storica in cui il supporto operativo dei cartacei oggi è imploso insieme al trend delle vendite.

Che fine hanno fatto le edicole?

Ed è così che in Sicilia delle quasi 5 mila edicole che coloravano piazze e strade in città come nei paesi ne sono rimaste meno di 3 mila. Per l’esattezza, su un totale di 4.799 che risultavano attive, emerge che 2.051, vale a dire il 42,74%, abbiano cessato l’attività o che siano state cancellate dal registro delle imprese. A sopravvivere sono appena 2.748.

Il dato, in realtà, appare ancora più impietoso se si considera il fatto che di queste sopravvissute solo 697 sono quelle che svolgono l’attività in via prevalente o primaria, sintomo della perdita di interesse nei confronti della carta stampata. Tanto che per non andare in perdita in molte hanno deciso di ampliare l’offerta, occupandosi anche di altri tipi di vendite.


La velocità dell’informazione

Che la crisi fosse irreversibile ce ne eravamo accorti ben prima dell’arrivo delle nuove tecnologie. Tuttavia, se con l’avvento della televisione i giornali erano riusciti a ritagliarsi uno spazio, continuando ad essere considerati soggetti autorevoli all’interno del mercato, l’accelerata è stata data dal web e, soprattutto, dagli smartphone sempre connessi alla rete, che permettono di raggiungere un pubblico più ampio in un lasso di tempo più breve. In questo modo, i quotidiani sono stati scalzati definitivamente dal loro piedistallo. Le notizie sui cartacei sono vecchie di 24 ore e raramente la mattina dopo si riesce a rendere appetibile un articolo su un argomento che ha già fatto il giro del mondo, creando interazioni, suscitando emozioni. A meno che le redazioni non riescano a trovare il modo per raccontare retroscena curiosi o per approfondire il fatto con informazioni esclusive. Ma è una cosa che, almeno fino ad ora, è stata sperimentata con successo in pochi casi e di sicuro non per confezionare un intero numero di giornale.

Consapevoli di tutto questo, i quotidiani ci hanno provato – e tuttora stanno provando – in tutti i modi ad attirare a sé i lettori. Li hanno corteggiati a lungo con gadget di ogni tipo, giochi da tavolo, romanzi e saggi. Li hanno rincorsi con abbonamenti a prezzi stracciati. Ma la verità è che, nonostante agli innumerevoli escamotage, è sempre più evidente la fine dell’età dell’oro per i cartacei.

Crisi temporanea? Post pandemia i numeri continuano a scendere

Colpa anche della pandemia, che ha cambiato – in molti casi per sempre – le abitudinidegli italiani e dei siciliani in particolare. I prolungati periodi di lockdown hanno costretto a casa milioni di persone, che hanno scoperto un nuovo modo di recuperare informazioni. Quanto di quella routine fosse legata alla qualità del prodotto e quanto piuttosto ad una mera consuetudine lo si è visto dopo il Covid. Le copie vendute nelle edicole, infatti, continuano a diminuire inesorabilmente e chi pensava che fosse una crisi temporanea è stato smentito dai numeri.


I dati Ads

Prendendo come riferimento la media giornaliera delle vendite dei primi sette mesi del 2023, infatti, le cinque testate siciliane, fatta eccezione per La Repubblica, sono scese da 25.363 a 23.545 singole copie vendute totali. Se consideriamo gli ultimi dati appena pubblicati da Ads, Accertamenti diffusione stampa, le cifre dichiarate dai quotidiani siciliani insieme per il 2022 si attestavano su una diffusione di ben oltre le 27 mila 500 copie singole vendute in media ogni giorno.

A gennaio di quest’anno, ad esempio, la Gazzetta del Mezzogiorno ha venduto ogni giorno in media 5.128 copie, mentre a luglio è scesa a 4.790. La Gazzetta del Sud nello stesso periodo è scesa da 8.693 a 8.222 copie giornaliere. Il Giornale di Sicilia e La Sicilia sono i quotidiani che in proporzione hanno perso più di tutti: sono passati rispettivamente da 5.609 a 5.078 copie, per il quotidiano palermitano, e da 5.927 a 5.449, per quello etneo. Ciò che salta all’occhio è, dunque, la vertiginosa picchiata verso il basso.

Scelte controcorrente, ma l’epoca d’oro è conclusa

È vero anche che negli ultimi cinque anni c’è stato chi ha fatto una scelta controcorrente – sono state 92 le nuove registrazioni di edicole nel registro delle imprese, di cui ben 52 in provincia – ma è pur vero che le cancellazioni239 in un lustro, superano in modo costante le nuove aperture. Quindi,  le notizie sulla carta stampata non soltanto sono vecchie, ma sono anche sempre più difficili da reperire. Appare, dunque, chiara a questo punto anche la correlazione tra la crisi dei quotidiani cartacei e la chiusura delle edicole, che, di fatto, sancisce la fine di un’era.

Il Sicilia.it, domenica 8 Ottobre 2023

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