sabato, novembre 05, 2022

PALERMO IN PIAZZA A BALLARÒ. L’anatema di Lorefice alla marcia contro il crack: “Chi spaccia è mafioso”


di Claudia Brunetto

Mille persone arrivate da ogni parte della città hanno sfilato per le strade del mercato Da tutti la richiesta di una maggiore presenza dello Stato contro il dilagare del fenomeno 

Lorenzo urla. Lo fa nel cuore di Ballarò, in mezzo a un migliaio di persone riunite in corteo per denunciare l’emergenza crack. Urla che la cura per lui è stata la famiglia che « non si è arresa quando stavo per strada in cerca di una dose » . La manifestazione di ieri, promossa dall’assemblea pubblica Sos Ballarò, ha messo insieme una Palermo che non si gira dall’altra parte sotto lo slogan: “ La cura crea in- dipendenza”. 
Tanti in arrivo dallo Sperone, dallo Zen, da Danisinni. Operatori sociali, attivisti, volontari che ogni giorno combattono il degrado sociale. Ma anche studenti delle scuole, piccoli e grandi, dirigenti scolastici. Sacerdoti e suore. E tanti, tantissimi giovani. Il quartiere si è affacciato timido ai balconi. 


In testa l’arcivescovo Corrado Lorefice: «Chi vende morte è un mafioso – ha tuonato – Chi spaccia è omicida. È un’emergenza sociale che riguarda soprattutto i giovani. Su di loro qualcuno vuole speculare creando una fittizia felicità. Sappiamo, invece, che il crack è devastante. Dobbiamo assumerci tutti la responsabilità anche di questo luogo, Ballarò, che potrebbe essere splendido e dove invece si semina morte. Questo è un corteo antimafia perché quando si parla di droga c’è qualcuno che esercita un potere che schiavizza, e questo è il principio di ogni mafia». 
Il corteo è andato avanti percorrendo le “ crack zone”, i punti più critici di Ballarò dove i ragazzi buttano via la loro vita: piazza Brunaccini, piazza Ballarò, piazza Baronio Manfredi, piazza Colajanni. 
«La soluzione non è militarizzare il quartiere – dice Massimo Castiglia, consigliere della prima circoscrizione, fra i promotori dell’iniziativa – Non possiamo restare zitti. Questa emergenza non riguarda solo l’Albergheria ma tutta la città. Chiediamo un intervento delle istituzioni, serve un tavolo in prefettura, non si può delegare al terzo settore la soluzione». 
A sfilare anche tanti rappresentanti della società civile come Umberto Santino e Nino Rocca da tempo impegnato per aiutare i giovani che provano ad affrancarsi dalla dipendenza. Ma anche il gesuita Gianni Notari e frà Mauro Billetta della parrocchia di Danisinni. E l’assessore comunale all’Urbanistica Maurizio Carta, alcuni consiglieri comunali come Mariangela Di Gangi, Antonino Randazzo, Fabio Giambrone, Valentina Chinnici eletta deputata regionale. Gli ex assessori della giunta di Leoluca Orlando, Sergio Marino e Giovanna Marano. 
« Ci dobbiamo rendere conto – dice Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo eletto in Senato – che è troppo facile ascrivere la responsabilità della droga solo alla comunità mafiosa, c’è una corresponsabilità grave di uno Stato che è assente, distratto e di un ceto politico che se non c’è un’immediata redditività in termini di consenso elettorale si volta dall’altra parte. Sono qui per dire che, invece, c’è uno Stato e una politica diversi che si sono schierati dalla parte giusta rappresentata da questi cittadini scesi in strada per una nobile causa: salvare centinaia di ragazzi dal crack». 
Il corteo chiede un esercito di assistenti sociali, chiede di moltiplicare il personale e le sedi dei Serd. « L’unica terapia che conosco è la prevenzione – dice Sandro Violante che ce l’ha fatta e adesso va in giro per le scuole a raccontare la sua storia – Lancio un appello a quelli come me: mettiamoci la faccia per dire che uscire dalla tossicodipendenza è possibile». 
Tanti gli slogan affidati ai cori e agli striscioni, tutti nella stessa direzione della cura necessaria, delle istituzioni assenti. E poi un appello alla bellezza. « I vicoli di Ballarò sono spazi in cui incontrarsi, in cui confrontarsi e invece troviamo i ragazzi che si rifugiano nel crack. Sono Davanti alle case, alle parrocchie, alle botteghe. Dobbiamo salvarci tutti insieme, non c’è altra strada » , dice Marco Sorrentino di Sos Ballarò. 

La Repubblica Palermo, 5/11/2022

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