venerdì, novembre 18, 2022

L’oscuro mistero dei Beati Paoli. Un libro riapre le pagine perdute


Simonetta Trovato

La «mala congrega» in nome e per conto dei vessati … o almeno fu questa la falsariga su cui si mossero le gesta dei Beati Paoli raccontate da William Galt (Luigi Natoli) sulle pagine del Giornale di Sicilia. Dal 6 maggio 1909 al 2 gennaio 1910 ci si riuniva per leggere i capitoli (furono 239), intere famiglie aspettavano l’uscita delle pagine che poi venivano lette in gruppo (dall’unico che sapeva leggere). 

Insomma, una vera esplosione dell’immaginario collettivo che ben presto ebbe bisogno anche di un riversamento visuale, vivificata anche dalla prima edizione in volume della famosa saga, pubblicato dalla casa editrice palermitana La Gutenberg – peraltro, Natoli sposò la figlia dell’editore a cui era accomunato da una passione per la letteratura pregnante – esattamente centodieci anni fa, nel 1912. 

Ed eccoci ai film a tema del periodo: il primo fu La baronessa di Carini della Cines del 1910, poi vennero le due pellicole degli anni Quaranta di Pino Mercanti I cavalieri dalle maschere nere (I Beati Paoli) e Il principe ribelle, che utilizzarono le grotte di Duca di Salaparuta a Casteldaccia (ma anche palazzo Valguarnera Ganci e molti altri angoli di Palermo) per ricostruire i cunicoli della setta nella chiesa di Santa Maria di Gesù, o Santa Maruzza ri Canceddi al Capo. Nel primo film, Otello Toso è Blasco di Castiglione, Violante è interpretata da Lea Padovani, Carlo Ninchi è il duca Coriolano. Il cast include Paolo Stoppa, Massimo Serato, Umberto Spadaro e Rosolino Bua.

Una vera immersione in un mondo di cappa e spada, amori e duelli, ritorsioni e protezione dalle angherie, e poco importa se di fondamenti storici non c’è traccia: lo storico del cinema e critico cinematografico Antonio La Torre Giordano pubblica «Beati Paoli Archives. Cinema e media», nuovo volume nato nell’ambito delle attività di promozione e valorizzazione condotta dall’ASCinema - Archivio siciliano del cinema. Per La Torre Giordano si tratta della terza pubblicazione – dopo «Luci sulla città. Palermo nel cinema dalle origini al 2000» e «Cinema protogiallo italiano. Da Torino alla Sicilia nascita di un genere» - della collana Cinefocus, che lui stesso coordina, a cura di Edizioni Lussografica. Il libro, che arriva dopo dieci anni di ricerche, è veramente un’indagine a 360 gradi, colmo di informazioni perdute e immagini sepolte, aneddoti, tante foto, documenti, materiali, un dossier minuzioso sugli archivi dei Beati Paoli tra cinema e mass media. Da quel primo lavoro della Cines, eccoci ai due film di Mercanti, «I cavalieri dalle maschere nere (I Beati Paoli)» e «Il principe ribelle», passando per il radiodramma prodotto dalla sede RAI di Palermo nel 1988, le trasposizioni televisive del 1975 e del 2007 (la fiction Rai che intrecciò la storia della baronessa di Carini con le trame degli incappucciati), poi fumetti d’appendice e cineromanzi. «I Beati Paoli a Palermo, sono un topos e genius loci al contempo - spiega Antonio La Torre Giordano -. Adatti ad un’interpretazione ambivalente che spesso polarizza le opinioni: vi è chi esclude categoricamente una loro correlazione con Cosa Nostra, al contrario di chi stigmatizza l’enigmatica confraternita in proto mafia». (*sit*)

GdS, 17/11/22

Nessun commento: