mercoledì, giugno 28, 2023

Prosegue a Palermo il 'Coordinamento 19 Luglio': ''Botte del 23 maggio? Stimolo a continuare''

 

Foto Pietro Calligaris 

Mario Ridulfo: “La lotta alla mafia deve essere declinata alla lotta per i diritti al lavoro, alla casa, all’ambiente, alla scuola, civili e di genere”

Prosegue a gonfie vele il “Coordinamento 19 Luglio”, la nuova realtà antimafia di Palermo di cui fanno parte sindacati e associazioni del terzo settore. Dopo il corteo del 23 maggio organizzato dal coordinamento, al tempo costituito da 16 realtà, il comitato si sta allargando a nuovi collettivi, come il sindacato di base Usb, l’Arci, ed è stata avviata anche un’interlocuzione con il Pride.
Ieri si è tenuta al locale “Moltivolti”, nel cuore di Ballarò, la terza assemblea del coordinamento e intanto si lavora per un documento politico e un manifesto che chiarisca obiettivi e rivendicazioni.


“Siamo stati accusati di essere ‘fumosi’ nel rivendicare un’antimafia intersezionale e sociale. Ma basta pensare a quello che succede nei quartieri di Palermo per capirlo - ha detto a La Repubblica Jamil El Sadi di Our Voice - Se lo Stato si presenta solo con il suo apparato repressivo o in campagna elettorale per fare promesse che poi non mantiene in cambio di voti, se non costruisce per chi ci vive percorsi credibili, che alternative sono per chi ci vive? La lotta alla mafia non può essere solo lotta per la legalità”.
“Ci si stupisce che la lotta alla mafia venga declinata insieme alla lotta per i diritti al lavoro, alla casa, all’ambiente, alla scuola, civili e di genere, ma le radici sono queste”, ha ricordato, sempre a La Repubblica, il segretario provinciale della Cgil, Mario Ridulfo. “Le associazioni storiche devono prendere coscienza che bisogna andare oltre l’impostazione rituale. Altrimenti le contraddizioni, che nella nostra realtà sono evidenti, rischiano di ridurre tutto a mero slogan”. “Purtroppo gli esempi non mancano”, ha affermato Ridulfo. Si ricordi la frattura avuta tra alcuni parenti di vittima di mafia in primis come Alfredo Morvillo e Maria Falcone, sfociata in un dibattito ampio sul ruolo della lotta alla mafia oggi e sul comportamento da assumere quando alcuni politici vengono beccati nel simpatizzare con figure mafiose o accettare il supporto di personalità che con le mafie hanno avuto a che fare. 

Nel frattempo si è avviata la macchina per organizzare un corteo il 19 luglio, con partenza dall’Albero Falcone e arrivo in via d’Amelio, luogo della strage in cui morirono Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli.
Il percorso è ancora da definire, ma la richiesta di autorizzazione è stata già inviata con pec in Questura e anche se ancora non è arrivata risposta pare che, almeno informalmente, non ci siano problemi.
Il coordinamento spera che non si verifichi la stessa dinamica dell’ultima volta in cui la questura se n’era uscita con un’ordinanza il giorno prima del 23 maggio che impediva al corteo di proseguire per via Notarbartolo e quindi raggiungere l’"Albero Falcone". Quell’ordinanza strumentale, redatta per evitare di arrecare disturbo alle celebrazioni istituzionali sul palco, si è trasformata nell’impiego di camionette e cordoni di Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri in tenuta antisommossa che all’arrivo del corteo, per la verità già sciolto prima di superare l’incrocio tra via Notarbartolo e via Duca della Verdura, hanno iniziato a spintonare e manganellare.
“Quelle botte e quelle manganellate ci hanno reso ancora più determinati”, ha detto Gabriele Rizzo, attivista dell’Officina del popolo e sindacalista di Usb. “Ci hanno dato la conferma di aver messo il dito nella piaga di un’antimafia ridotta a rituale, di aver fatto saltare le contraddizioni di commemorazioni di facciata. Può essere solo uno stimolo a continuare”.
AntimafiaDuemila, 28/6/23

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