lunedì, febbraio 13, 2023

Venerdì prossimo a Corleone “i mandarini di Ciaculli” di Roberto Tagliavia. Un libro così lontano ma anche così vicino a Corleone…


Venerdì prossimo, alle ore 17.00, nei locali del Cidma di Corleone, sarà presentato il libro di Roberto Tagliavia “I mandarini di Ciaculli”. Insieme all’autore, interverranno il sindaco Nicoló Nicolosi, Dino Paternostro, Pippo Pinzolo, Pietro Ragusa, Maria Maniscalco, Michele La Torre e Giovanni Giannobile. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare.

In questo libro, per la prima volta, viene raccontata un’epopea civile dimenticata del secondo dopoguerra italiano, intrecciando ricordi privati d’infanzia e giovinezza, amori e disincanti dei componenti della famiglia Tagliavia con vicende politiche locali e nazionali. Con una puntata anche a Corleone…

Una storia vera, vissuta in una frontiera del mondo. Protagonista una famiglia siciliana che nel pieno delle guerre di mafia lotta per liberare la propria terra. Una grande saga, tratteggiata con l’arancione intenso dei mandarini tardivi di Ciaculli, sotto il sole di Sicilia. Agrumi profumatissimi coltivati nella Tenuta Favarella, residuo della mitica Conca d’Oro.

Con le armi della legge e della fiducia nella verità e nello Stato, i Tagliavia – eredi di un’illustre tradizione marittima e del patrimonio trasmesso dall’ultimo armatore – hanno dovuto contrastare la prepotenza criminale di Cosa nostra e dei boss Michele e Salvatore Greco, lungo un’aspra e tormentata battaglia giudiziaria condotta per affermare il sacrosanto diritto sulle proprie terre. In questo libro, per la prima volta, viene raccontata un’epopea civile dimenticata del secondo dopoguerra italiano, intrecciando ricordi privati d’infanzia e giovinezza, amori e disincanti dei componenti della famiglia Tagliavia con vicende politiche locali e nazionali. Senza che mai lo sguardo dell’autore abbandoni il filo della narrazione di quella coraggiosa sfida. Una sfida che è anche una finestra che si riapre su una speranza di un futuro diverso. Con una puntata anche a Corleone…

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DINO PATERNOSTRO

Conosco Roberto dai primi anni ‘70, quando - giovane dirigente - venne inviato a Corleone dalla federazione Pci di Palermo per dare una mano ai gruppi dirigenti del partito della zona del corleonese, che stentavano ad entrare in sintonia con i giovani. Fu allora, anche confrontandomi con lui, che, da giovane studente universitario iscritto alla facoltà di storia e filosofia, decisi di iscrivermi al partito comunista. E insieme a me aderirono anche un bel gruppetto di giovani studenti di Corleone e della zona (Enzo Briganti, Maurizio Midulla, Enzo Salvaggio, Angelo Mangano, Peppino Cerasa, Pietro Ragusa, Peppe Vetrano, etc.), che negli anni a seguire avrebbero avuto ruoli importanti nella vita politica e sociale. Ricordo che tra questi giovani c’era anche Franco Leggio, amico mio, amico nostro, ma anche nipote del famigerato Luciano Liggio. Franco non voleva avere nulla a che fare con la mafia e con lo zio. E noi, il Pci, l’abbiamo aiutato, gli abbiamo dato fiducia. Franco, suscitando scandalo nella Corleone di allora, si iscrisse al Pci e mise a disposizione del partito un pianterreno di sua proprietà in corso Bentivegna, che per alcuni anni divenne la sede del comitato di zona del PCI. 

Nel libro si parla anche di questa sua esperienza nella terra di Vito Ciancimino, Luciano Liggio, Totò Riina e Bernardo Provenzano, che però era anche la terra di Bernardino Verro, Placido Rizzotto, Peppino Di Palermo, Tanino Marabeti e Totò Mannina. 

Ma nel libro si parla fondamentalmente della saga della famiglia Tagliavia, il cui capostipite - il conte Salvatore Tagliava - ricco armatore di una flotta commerciale che solcava i mari di tutto il mondo, sindaco di Palermo negli anni della grande guerra, finì nei tentacoli della mafia politica, impersonata da personaggi come Michele Greco “il papa”, suo fratello Salvatore “il senatore”, i fratelli Luigi e Giovanni Gioia, parlamentari democristiani. Nei toni e nell’intreccio delle vicende raccontate “i mandarini di Ciaculli” ci ricordano letterariamente “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, o la saga dei Florio della Auci. È una mia opinione, condivisa anche da Enrico Deaglio, che ha scritto una lunga prefazione al libro di Tagliavia. 

Tentacoli di mafia e politica “espropriarono” la famiglia Tagliavia di gran parte dei suoi possedimenti, tra cui il feudo Verbumcaudo e il fondo della Favarella, che, da cuore pulsante di un’azienda agricola, divenne “il luogo” della mafia, dove si tenevano summit e incontri inconfessabili, pranzi, cene e “mangiate” a volte concluse nei bagni di sangue dei mafiosi di si opponevano al duo Greco-Riina. 

Nel libro di racconta della miseria e della nobiltà di Palermo, delle sue cadute e dei tentativi di rialzarsi, della lotta di una famiglia per rientrare - usando esclusivamente le armi della va legge - in possesso dei suoi beni. Un tentativo in parte riuscito, tanto che oggi la tenuta della Favarella, a Ciaculli, è stata nuovamente riaperta alla città e al “mondo” e alla città e al “mondo” torna ad offrire quei “mandarini tardivi di Ciaculli”, che rappresentano un prodotto pregiato e molto apprezzato anche fuori da Palermo. 

Dino Paternostro

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