venerdì, febbraio 10, 2023

MEMORIA. Giorno del Ricordo parlano i testimoni…

DI PIERLUIGI SABATTI

Si celebra oggi la ricorrenza dedicata alle vittime delle foibe. E Meloni istituisce via decreto un Comitato per le celebrazioni

TRIESTE - Predrag Matvejevi? il 10 febbraio 2005, nel “Giorno del ricordo”, scrisse di condividere «quel dispiacere con molti cittadini italiani» e aggiunse di aver «condannato da tempo i crimini delle fosse e ciò che le ha precedute e che le ha seguite» rilevando di averlo fatto quando viveva in Jugoslavia e quando di ciò «in Italia si parlava ancora raramente e non abbastanza». La legge che istituiva questa ricorrenza era stata infatti varata l’anno prima, il 30 marzo 2004, con la motivazione di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Il grande intellettuale croato, autore di Breviario mediterraneo sottolineava come c’erano voluti molti anni perché nella Penisola si ricordassero l’esodo dall’Istria e le foibe. Anche lui aveva conosciuto l’esilio, certo non così duro e drammatico come per i giuliano-dalmati, e provato sulla sua pelle cosa significasse dover lasciare il proprio Paese e aver paura di ritornarci.

Però affermò pure che avrebbe preferito che si celebrassero “I giorni del ricordo”, perché gli esodi nel nostro continente e nel solo Ventesimo secolo sono tanti (da quello dei greci dell’Anatolia negli Anni Venti a quello dei tedeschi dei Sudeti nel secondo dopoguerra). 
Nel 1995, ’96 e 2000 erano già state presentate varie proposte di legge, tutte senza esito favorevole. Quelle che sarebbero giunte a buon fine furono inoltrate alla Camera dei deputati: la prima il 6 febbraio 2003 con le firme di un nutrito gruppo di deputati di vari gruppi parlamentari soprattutto di Alleanza Nazionale e Forza Italia, ma anche dell’Udc e della Margherita. La seconda il 10 febbraio del 2004 dal senatore della Margherita, Willer Bordon I due progetti furono riuniti e approvati a larga maggioranza. L’accordo fu trovato quando nella normativa venne inserito il riferimento alle «complesse vicende del confine orientale», cioè l’invasione italiana della Jugoslavia nel ’41 e il precedente ventennio di violenza fascista e del flusso migratorio che provocò tra la popolazione slovena e croata. La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di Parigi, che assegnava alla Jugoslavia Istria, Quarnero e Zara. 
Un esodo che coinvolse, secondo l’antropologa slovena Katja Hrobat Viloget, dalle 200 alle 300mila persone, «per motivazioni di carattere economico, politico, culturale, religioso, sociologico quale il sentirsi stranieri in casa propria». Motivazioni che emergono dalle testimonianze di uomini, donne e bambini o poco più, come Fulvia Mattioli, che arrivò adolescente a Gorizia. «Ricordo ogni attimo di quel viaggio d’addio, in nave — racconta Fulvia, allora tredicenne e oggi splendida novantenne dagli occhi e dalla memoria vivacissimi — non ho fatto che piangere durante tutta la traversata,perché ero sicura che non avrei più rivisto la mia terra. Il destino fortunatamente ha detto diversamente. Sono potuta tornare tante volte, sempre per il mio mare, le mie rocce, che anche oggi che abito a Gorizia continuano a mancarmi. Solo lì sento le mie vere radici, solo a Pola sento di essere veramente a casa». Lei si salvò e anche il resto della famiglia. 
Non fu così per Giorgio Rossaro, come racconta la figlia: «Mio padre, un uomo della Croce Rossa che nulla c’entrava con la politica, svanì nel nulla. Non abbiamo mai avuto una parola di conforto dallo Stato. E scomparire nel nulla è peggio della morte». Giorgio Rossaro, capitano medico della Cri di Gorizia fu una delle tante vittime delle deportazioni titine. Il 4 maggio, sotto gli occhi della figlia, fu prelevato alle 7.30 nella sua abitazione «da un soldatino che avrà avuto la mia età», ricorda lei stessa. Fu trasferito a Lubiana e sparì. La figlia Giorgia sottolinea che «di lui l’Italia si è dimenticata troppo in fretta». Forse servirà a lenire, sia pure tardivamente, il suo dolore la Medaglia d’Oro al Merito della Cri, che le verrà consegnata oggi, nel Giorno del Ricordo. Vicende come queste sono migliaia e la legge che ha istituito il Giorno del ricordo ha favorito la conoscenza di questo tragico capitolo di storia nazionale per decenni ignorata da grandissima parte degli italiani. 
E ieri la premier Giorgia Meloni la firmato un decreto della presidenza del Consiglio che istituisce il Comitato di coordinamento per le celebrazioni del Giorno del Ricordo. Dalle 18 di oggi all’alba di domani Palazzo Chigi sarà illuminato con il Tricolore italiano, e al centro della facciata della sede del Governo sarà proiettata la frase “Io Ricordo”. 

DI PIERLUIGI SABATTI

La Repubblica, 10/2/2023

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