martedì, febbraio 14, 2023

Cosa ci insegnano queste elezioni

Enrico Rossi, ex presidente regione Toscana

di ENRICO ROSSI

Non potrà rinascere la sinistra senza un partito del lavoro, un moderno partito ecologista e socialista che si batte per la giustizia sociale, per la tutela dell’ambiente, per le libertà individuali, per la scuola e la sanità pubbliche, in un quadro di impegno per l’Europa unita e per la pace

Queste elezioni, a ben guardare, anche per chi le ha vinte, sono una vittoria mutilata: la destra trionfa in un campo di battaglia abbandonato da ben il 60 per cento dei cittadini aventi diritto al voto. Anche se ottengono più del 50% dei votanti, i due presidenti sono eletti con poco più del 20 per cento del corpo elettorale. Possono ritenersi pienamente rappresentati della loro regione brindare per i loro successi?

Non credo che lo farebbero se pensassero a cosa si è ridotta la politica e se veramente avessero a cuore le sorti della democrazia rappresentativa.

Quanto all’opposizione del PD e del M5stelle, a quanto si è già scritto, si deve solo aggiungere un sentimento di amarezza di fronte alle dichiarazioni dei dirigenti dei due partiti.

Il primo infatti si dice soddisfatto perché è rimasto comunque il primo partito dell’opposizione.

Il secondo non ammette neppure la grave sconfitta.

Nessuno dei due riconoscono che l’errore di regalare il paese alla destra, e poi le due regioni più popolose, è stato prima di tutto di non volersi unirsi.

Occorre un’ alleanza strategica tra le due forze ed un programma comune per essere competitivi e fermare l‘onda elettorale della destra, egemonizzata dai postfascisti.


Quanto al PD, credo che queste elezioni chiariscano bene il senso del confronto che comincia a profilarsi e che finora è stato tenuto sotto traccia a causa di un percorso tutto incentrato sulle personalità piuttosto che sui contenuti.

C’è chi ritiene, legittimamente, che la destra si possa sconfiggere restando nel perimetro classico del PD, cioè riformismo, pragmatismo, una guida energica e soprattutto una gestione dell’esistente conforme ai principi del neoliberismo.

Questa linea ci ha portato da tempo a una serie di sconfitte e spinge verso il centro del sistema politico.

Fino al punto che oggi in Italia non si può propriamente dire che esista davvero una grande forza politica di sinistra.

Il migliore interprete di questa politica è stato Renzi che dopo i successi iniziali ha sradicato il partito dal mondo del lavoro e dai ceti più deboli portandolo ai minimi livelli da cui non è più risalito.

L’altra ipotesi, non ancora pienamente delineata, è la prospettiva di un partito del lavoro, un moderno partito ecologista e socialista che si batte per la giustizia sociale, per la tutela dell’ambiente, per le libertà individuali, per la scuola e la sanità pubbliche, in un quadro di impegno per l’Europa unita e per la pace.

Questa è la sola politica di sinistra che può far tornare alle urne i ceti popolari e i giovani attratti da un progetto di cambiamento della società.

Per il PD, provare ad attuare questa svolta, sarebbe anche il modo per dare forza alla partecipazione e quindi alla democrazia.

14/2/2023

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