venerdì, marzo 12, 2021

Il caso. "Andate avanti solo per età". Ma il diktat di Roma non ferma avvocati e giudici


di Giada Lo Porto 
Il piano vaccinale cambia con il governo Draghi e prevede in tutta Italia lo stop alle vaccinazioni di categoria. Non in Sicilia, dove la Regione insiste a voler continuare a vaccinare magistrati, avvocati e netturbini. Il diktat del governo contenuto nel nuovo piano illustrato ieri dal ministro Roberto Speranza alle Regioni è chiaro: da ora in poi l’unico criterio sarà quello anagrafico, precedenza ai più anziani e alle persone estremamente vulnerabili e poi, via via, si scenderà per fasce d’età. Il primo obiettivo è quello di avere regole uguali per tutti, senza differenze tra regioni. Un cambio di strategia. Non ovunque, l’assessore Ruggero Razza ha un’altra idea. «Continueremo con le categorie che abbiamo già cominciato a chiamare — conferma — Abbiamo chiesto espressamente al ministro Speranza come comportarci con le categorie essenziali per le quali avevamo già avviato la campagna». Permesso accordato, a quanto pare, stando alle dichiarazioni dell’assessore. Nella tarda serata di ieri però, dalla task force regionale è partita una nota indirizzata a tutte le aziende sanitarie per chiedere di vaccinare coloro che fanno parte delle liste delle categorie essenziali già pervenute utilizzando esclusivamente le dosi giacenti. Il che è suonato come un avvertimento: « Per ora continuate con ciò che resta dell’ultima fornitura, quando arriverà la nuova si vedrà » . È rinviata a oggi, dunque, la decisione finale: se stoppare anche le categorie già iniziate non appena esaurite tutte le dosi residue o continuare fino all’ultimo nome presente sulla lista utilizzando la seconda fornitura.

Nuove regole ma non per tutti

L’idea è quella di continuare quanto meno con le liste già pervenute: quindi avvocati, magistrati, nettezza urbana, Inps, e ieri sono arrivate anche le liste di 2.306 giornalisti. Ma su questo pesano la nota della task force regionale alle aziende sull’uso esclusivo delle dosi residue e ciò che verrà fuori dopo che l’assessore Razza in giornata si confronterà con la giunta. La cosa certa è che le uniche categorie ammesse — per le quali dunque non vale a prescindere il criterio anagrafico — sono docenti, forze dell’ordine, ospiti di strutture residenziali religiose e civili e per gli "estremamente fragili" con determinate patologie stabilite espressamente dal piano vaccinale. Persino per i vulnerabili, dunque, il criterio anagrafico resta.

La guerra per la dose

In queste settimane è stato un "tutti contro tutti" nella corsa al vaccino. Commessi imbufaliti dopo l’apertura della campagna agli avvocati, sindacati del commercio in guerra, scuole private contro scuole pubbliche, insegnanti contro prof universitari. Un putiferio per accaparrarsi per primi la dose. La Sicilia è stata infatti una delle poche Regioni ad avviare la campagna vaccinale anche per alcune delle categorie dei servizi essenziali, sulla base di elenchi forniti direttamente alle Asp. Ossia senza il passaggio della prenotazione tramite la piattaforma realizzata da Poste Italiane disponibile a oggi solo per over 80, fascia 70- 79 anni e personale della scuola. Da ciò il caos. « Perché non ho ancora diritto al vaccino mentre gli avvocati sì? — diceva ieri una delle commesse di Pandora — da noi arriva sempre un sacco di gente, si creano lunghe file, siamo costantemente a contatto con il pubblico » . Di certo se l’avvertimento della task force regionale dovesse diventare norma, il tutti contro tutti si verificherebbe pure all’interno delle stesse categorie, tra chi è già stato vaccinato e chi invece no.

Intanto sono oltre 105mila in 24 ore i siciliani over 70 che si sono prenotati tramite la piattaforma. Ieri al padiglione 20 della Fiera del Mediterraneo sono arrivati in 800, distribuiti nell’arco di tutta la giornata. E non sono mancate le polemiche: « Troppo caos durante l’attesa — lamentavano gli anziani presenti — siamo messi in mezzo a docenti, avvocati e sanitari. Bisognava creare corridoi differenziati. Visto che si parla tanto di assembramenti».

La Repubblica Palermo, 12 marzo 2021

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