di FRANCESCO ALÌ
L’ANED (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) è stata in Italia la prima ad organizzare una rappresentativa nazionale per la partecipazione ad eventi sportivi internazionali riservati ad atleti trapiantati e dializzati. E da venti anni, attraverso ANED Sport, promuove l’attività sportiva come potente mezzo di riscatto dalla malattia e di testimonianza attiva della propria voglia di vita. Oggi l’associazione è componente della World Transplant Games Federation, presso la quale rappresenta ufficialmente l’Italia con la Nazionale italiana trapiantati, composta interamente da portatori di trapianto e da pazienti che si sottopongono a dialisi, categoria della cui assistenza ANED si occupa fin dal 1972, anno della sua nascita.
ANED Sport partecipa, così, ai Mondiali, i World Transplant Games che si svolgono ogni due anni con l’alternanza tra l’edizione estiva e quella invernale. Lo scopo dei giochi è quello di contribuire a diffondere presso l’opinione pubblica mondiale la cultura della donazione di organi e del trapianto. Grande scelta tra gli sport individuali e quelli di squadra: atletica, nuoto, ciclismo, tennis, bocce, pallavolo, tiro con l’arco, tennis tavolo, badminton, basket, freccette, calcio, golf, squash, bowling, triathlon e sci.
Il primo appuntamento con i Mondiali estivi si tenne 43 anni fa, nel 1978, a Portsmouth; l’ultimo, il ventiduesimo, a Newcastle nel 2019, entrambi in Inghilterra. I Mondiali invernali sono, invece, più recenti. Il primo appuntamento nel 1994 a Tignes, in Francia. L’undicesimo nel 2020, quello di Banff nella provincia di Alberta, in Canada. I prossimi Mondiali in programma, quelli di Houston 2021, sono stati cancellati a causa della pandemia; quelli sulle Dolomiti, in Italia, del 2022, probabilmente subiranno la stessa sorte. Ci si dovrebbe rivedere nel 2023 a Perth, in Australia. (* Tutte le edizioni dei Mondiali)
Intorno a questi eventi sportivi internazionali sono nati e continuano a nascere bellissime storie umane e sportive, dal Nord al Sud del Paese.
Stefano Volpe, classe 1970, nato a Varese, oggi gioca come guardia titolare ed è il capitano della Nazionale italiana di basket per trapiantati e dializzati. Nel tempo libero adora camminare sulle Dolomiti, andare in bicicletta con uscite che superano i 100 km, fare il deejay nelle feste private e condurre un programma di musica dance in una radio al sabato sera. Segno del destino, vive e lavora a pochi chilometri dal palasport Lino Oldrini, la più importante arena dello sport al coperto della città che ospita le partite casalinghe della mitica Pallacanestro Varese. Con dieci scudetti è considerato tra i più grandi club cestistici a livello nazionale, ma anche internazionale, visto che, con cinque Coppe dei campioni, due Coppe delle coppe e tre Coppe intercontinentali, si colloca tra le compagini più prestigiose della pallacanestro europea. Nel febbraio del 2016 la squadra denominata Grande Ignis, pluridecorata negli anni Settanta con cinque Coppe dei campioni vinte su dieci giocate consecutivamente, viene inserita dalla FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) nell’Italia Basket Hall of Fame, la prima formazione di club a farne parte. In quel palasport che è entrato nella storia del basket, la seconda casa di Stefano che sin da bambino sognava di giocare in una competizione importante, hanno letteralmente infiammato il pubblico atleti del calibro di Bob Morse, il play Aldo Ossola, il messicano Manuel Raga, Dodo Rusconi, Ottorino Flaborea, Marino Zanatta, Tonino Zorzi, il playmaker Gianmarco Pozzecco, Andrea Meneghin, figlio del grande Dino, l’ala Alessandro De Pol, il centro Giacomo Galanda e, in panchina, il tecnico Carlo Recalcati. In tempi più recenti altri giocatori hanno lasciato il segno: Veljko Mršić, Daniel Santiago, Arijan Komazec, Richard Petruška, Wes Matthews. Oggi Stefano può entusiasmarsi ancora con le giocate, su quel parquet di casa entrato nella storia, dell’ala grande Luis Alberto Scola Balvoa, cestista argentino con cittadinanza spagnola. Con la Nazionale argentina ha vinto il torneo olimpico di Atene 2004. Nel corso della sua carriera ha giocato per dieci anni in NBA (National Basket-ball Association) dove si è incrociato con la leggenda Kobe Bryant, il campione recentemente scomparso a causa di un incidente in elicottero, insieme ad altre otto persone tra cui la figlia Gianna Maria, astro nascente del basket femminile (v. Un anno senza Kobe).
Stefano, affetto da una forma medio-grave di fibrosi cistica, malattia genetica dalla quale attualmente non si può guarire, ci racconta
«Le cure per i pazienti con questa patologia sono molto impegnative e basate su ricoveri ospedalieri frequenti per prevenire e curare riacutizzazioni polmonari, ma anche su fisioterapia respiratoria da fare 365 giorni su 365. L’unica soluzione quando la malattia degenera è il trapianto polmonare al quale ho dovuto sottopormi nel gennaio del 2014». E prosegue: «La malattia non è scomparsa dopo il trapianto, ma la qualità della vita è decisamente migliorata, permettendomi di tornare al lavoro, che comunque non avevo mollato, e di praticare uno sport che fa parte del protocollo di cura». Così, «nel 2015 ho iniziato a giocare nella squadra di pallacanestro del mio paese, nel campionato CSI e poi è iniziata l’avventura con la Nazionale italiana trapiantati e dializzati nel ruolo di guardia».
La svolta poco più di tre anni fa: «All’inizio del 2017, l’organizzazione dei Campionati del mondo riservati agli atleti trapiantati e dializzati ha pubblicato l’elenco delle discipline previste per il Mondiale estivo a Malaga e, con nostra grande gioia, per la prima volta nella storia pluridecennale dei giochi, è stato inserito il basket». Stefano racconta con grande entusiasmo: «Non è stato semplice formare una squadra di pallacanestro, per via dei contatti; infatti si tratta di uno sport che presenta dei rischi per i trapiantati di organi. Ma non ci siamo arresi e siamo riusciti a formare un gruppo di sei atleti con cui abbiamo preso parte ai Mondiali. Il torneo riservato al basket si svolge in un’unica giornata. Si tratta di un ‘tre contro tre’ a metà campo in quanto non vi sono ancora tantissimi cestisti nel mondo dei trapiantati per cui è difficile giocare il classico ‘cinque contro cinque’ a tutto campo. E nonostante due infortunati durante il girone di qualificazione, siamo riusciti a conquistare la medaglia di bronzo. Un grande successo. Davanti a noi solo gli USA e la Gran Bretagna. Si è avverato un sogno per noi amanti del basket, un sogno che ti porti dietro sin da quando sei bambino: giocare un Mondiale e batterti contro gli USA che erano presenti con ben tre squadre».
«I Mondiali di Malaga sono stati solo un punto di partenza – ci spiega il capitano della Nazionale Stefano Volpe ‒ nei mesi successivi grazie all’impegno dei volontari di ANED Sport la nostra squadra, la nostra famiglia, è cresciuta decisamente e così abbiamo potuto prepararci per i Mondiali di Newcastle che si sono svolti nel mese di agosto del 2019. Abbiamo vinto il girone eliminatorio battendo nell’ordine USA 2, Gran Bretagna e Hong Kong e classificandoci primi nel nostro girone; ci siamo arresi in semifinale contro USA 1 a causa della stanchezza di alcuni nostri atleti, impegnati nei giorni precedenti anche nei tornei di maratona, nella pallavolo e nel calcio. Abbiamo comunque confermato la medaglia di bronzo di due anni prima, ma con la consapevolezza di essere cresciuti e migliorati e di avere formato un gruppo bellissimo sia dal punto di vista umano che sportivo».
Il Covid-19 ha interrotto questo cammino virtuoso
«Siamo stati fermati come tutti dall’arrivo del virus che purtroppo ha portato alla cancellazione dei Mondiali previsti per maggio 2021 a Houston. Il prossimo Mondiale invernale è programmato nel 2023 a Perth, in Australia».
Stefano sottolinea che bisogna proseguire sulla strada intrapresa: «Ai Mondiali di Newcastle siamo arrivati preparati atleticamente e umanamente, tanti allenamenti e partite giocate in giro per l’Italia dove abbiamo potuto trasmettere a chi ci ha affrontato in campo, alle rappresentanze istituzionali ed alle associazioni di volontariato locali, l’importanza della pratica dello sport per i trapiantati e i dializzati, la necessità di mantenere uno status di salute buono, la forza della socialità e dell’unione che si crea tra persone che possono sentirsi escluse e che trovano, invece, le motivazioni per stare e competere insieme agli altri. Così non solo miglioriamo la qualità della nostra vita, ma ci poniamo come esempio e come stimolo per la società intera, per chi può donare e per chi ha bisogno delle donazioni. Il nostro cammino, dopo il Mondiale di Newcastle, è proseguito con altre amichevoli, con squadre di livello sempre maggiore, da Bresso sino a Porto Recanati e oggi siamo un gruppo formato da una quindicina di persone. È un risultato gratificante, il nostro modo di ringraziare, ancora una volta, i nostri donatori, gli angeli custodi che hanno deciso di lasciare una parte di sé dentro di noi».
Dai Mondiali arriva anche un’altra bella storia, questa volta dalla punta dello “Stivale”.
A novembre 2019, fresca della medaglia d’oro conquistata due mesi prima, la Nazionale trapiantati campione del mondo di volley a Newcastle è stata ‘In campo per la vita’ a Reggio Calabria per promuovere la cultura del trapianto e della donazione. L’ultima esibizione ufficiale. Poi la pandemia.
Si è trattato di un doppio appuntamento con la prevenzione e il benessere legati alla donazione ed al trapianto. Si è cominciato con la parte scientifica, un convegno che si è svolto nella sede del Consiglio regionale. Il secondo appuntamento al Liceo scientifico con indirizzo sportivo “Alessandro Volta” con l’amichevole che ha visto protagonista la Nazionale trapiantati di volley che ha partecipato e vinto alla XXII edizione dei World Transplant Games giocati nel Regno Unito e nel corso dei quali l’Italia ha portato a casa 11 medaglie d’oro, 6 d’argento e 13 di bronzo, per un totale di 30. A Newcastle hanno gareggiato 2.500 atleti provenienti da 59 Paesi che si sono sfidati in 17 specialità. Il più giovane, un bimbo argentino di 6 anni, il più anziano un atleta francese di 84 anni. Per l’Italia posizione numero 17 nel medagliere finale. I primi tre posti occupati da Gran Bretagna e Irlanda del Nord, USA e Iran. (**Il medagliere azzurro).
A Reggio Calabria, tra gli atleti azzurri c’erano il campione del mondo Domenico Roberto di Mottafollone (piccolo Comune della provincia di Cosenza situato nella parte meridionale del Parco nazionale del Pollino) e sua moglie Katia Grosso. Domenico nel 2009 ha ricevuto in dono il rene dalla moglie: si erano uniti in matrimonio qualche anno prima, nel 2006, ed ora vivono e lavorano a Cesena.
Domenico, come alzatore, ha fatto parte del team di volley con cui ha vinto l’oro e ha giocato ai Mondiali anche come portiere nella Nazionale di calcio a sei con cui ha conquistato la medaglia di bronzo. Con questo curriculum si è esibito nell’amichevole di Reggio Calabria e, naturalmente, nel piccolo Comune natìo di Mottafollone, dove è nato ed è cresciuto, l’entusiasmo è arrivato alle stelle. C’era tanta voglia di partecipare e di vederlo dal vivo tanto che il sindaco ha messo a disposizione un bus che è partito alla volta della città dello Stretto per consentire ai “compaesani” di seguire da vicino il piccolo-grande campione che tutti conoscono bene. Ma anche per ringraziare ancora una volta la donatrice, sua moglie Katia che, invece, ha gareggiato nei 5.000 e nei 100 metri, conquistando un decimo ed un sesto posto.
Ancora vivo in Domenico il ricordo della sua prima partecipazione ai Mondiali
«Un’emozione unica ascoltare l’inno nazionale da protagonista, una cosa indescrivibile», al punto che non vede l’ora di ripeterla, «non solo per poter rappresentare ancora il Paese, ma anche e soprattutto i donatori e le strutture ospedaliere».
Le medaglie conquistate non sono infatti merito solo dei giocatori in campo, ma dell’intero team. «Si è trattato – come ama sottolineare – di una vittoria di squadra da condividere tra chi è sceso sul parquet di gioco e tutto il movimento ANED Sport con tutti i suoi attivisti».
Domenico praticava sport sin da ragazzino quando giocava a calcio, portiere prima con gli allievi e poi in prima squadra nel campo di terra e fango del suo paese di origine. Ha proseguito la sua esperienza sportiva a Rende (CS) dove è diventato campione regionale juniores e poi nelle prime squadre di 2^ e 3^ categoria nei campi cosentini e bolognesi dove si era trasferito per motivi di studio, senza mai abbandonare la sua passione per lo sport. A pallavolo invece giocava a scuola o nei tornei estivi durante le sfide tra le squadre dei Comuni limitrofi, oppure in spiaggia d’estate, mettendosi alla prova, da portiere, con i tuffi acrobatici del beach volleysulle spiagge del tirreno cosentino.
La scoperta della malattia un fulmine a ciel sereno, il trapianto renale nel 2009 al Policlinico di Modena. Il riserbo sul suo stato di salute per moltissimi anni. Finalmente, nel 2018 la scoperta, grazie ai social, della Nazionale di pallavolo di trapiantati e dializzati ANED dove ha trovato innanzitutto un’altra famiglia. Da allora non rinuncia a nessun raduno e con lui la moglie Katia e la figlia Maika di 8 anni, nata dopo l’intervento.
Una volta al mese, prima del Covid, i raduni per gli allenamenti si trasformavano in eventi per promuovere la donazione degli organi e dell’attività sportiva tra i trapiantati attraverso il racconto delle esperienze. Per la narrazione dei benefici dell’attività sportiva, dell’importanza dell’associazionismo e dell’appuntamento con i Mondiali, l’evento straordinario per i portatori di trapianto di tutto il mondo e di tutte le fasce di età. «Vedere bambini di 6 anni confrontarsi in ogni tipo di attività sportiva è un’emozione unica. Ovviamente prima del risultato sportivo viene quello umano», commentano Domenico e Katia.
L’appuntamento previsto con il mondiale del 2021 a Houston purtroppo è saltato a causa della pandemia. La prossima data in agenda per vedere i veri campioni nuovamente in campo è quella del 2023 in Australia.
L’Italia dei trapiantati e dei dializzati ha già fatto il pieno di medaglie e di emozioni e la cultura delle donazioni ne è uscita rafforzata. Tuttavia, lo stop imposto dalla pandemia impone uno sforzo maggiore per riprendere il ritmo giusto. In Australia non sarà facile ripetersi, occorrerà impegnarsi, tutti quanti, per continuare a sostenere la combinazione vincente tra sport e donazione. Il sostegno delle politiche della donazione e del trapianto, della salute e del benessere, dello sport come prevenzione e come messaggio culturale, non può essere delegato solo a chi vive il problema sulla propria pelle, alle proprie famiglie o ai volontari.
In questo senso appare sempre più necessario fare ricorso ad “Una dimensione europea dello sport” , un concetto introdotto dall’Unione Europea, mai efficacemente perseguito, per favorire il raggiungimento di obiettivi come la tutela dei minori, l’inclusione, la lotta contro le partite truccate, il doping e la corruzione, la violenza ed il razzismo, l’innovazione dello sport nel rispetto della salute e dell’ambiente, la sostenibilità, l’attenzione agli sport minori e alle scuole, la promozione della concreta, libera e uguale partecipazione femminile.
Lo sport è un valore costituzionale e, come tale, deve essere accessibile a tutti. La partecipazione ai Mondiali per trapiantati e dializzati non sarà un successo per la società finché gli atleti dovranno affrontarla a proprie spese. I match, lo spettacolo e l’attività sportiva non possono essere prerogativa di una ricca élite.
Bisogna dare una possibilità concreta agli studenti e alle famiglie, a chi ha problemi di salute, di poter ammirare le prestazioni sportive insieme alla gestione sana e alla buona governance dei grandi eventi sportivi, ma bisogna dare anche l’opportunità di poter esprimere il talento sportivo, a maggior ragione, a chi non ha la possibilità economica per poterselo permettere.
Servono per questo politiche europee. In questa direzione anche i Comuni e le Regioni possono assumere un ruolo di primo piano investendo sullo sport, attuando così una efficace politica di prevenzione, diminuendo la spesa sanitaria, contenendo problematiche sociali, generando crescita e sviluppo.
I Mondiali del post-Covid ci diranno se il tema della salute sarà considerato, come nel recente passato, ancora in termini emergenziali o se, invece, sia diventato un argomento fondamentale per la crescita di un’Europa che sia davvero migliore e che faccia della prevenzione e del welfare, dell’eguaglianza e dei diritti, della salute legata allo sport, il suo faro.
Il movimento sportivo per trapiantati e dializzati è in viaggio e la strada intrapresa da ANED e dai suoi atleti è difficile, ma è quella giusta. Si tratta di capire, ora, come questi campioni coraggiosi si possano avvicinare all’attività sportiva paralimpica e come valorizzare e concretizzare le parole del presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli che recentemente ha incontrato il neosottosegretario allo Sport Valentina Vezzali per affrontare alcuni argomenti cari al movimento paralimpico, fra cui “i prossimi Giochi di Tokyo, le misure per il sostegno degli organismi sportivi colpiti dalla crisi e più in generale gli strumenti necessari a offrire risposte alla crescente domanda di sport in ambito paralimpico”. Intanto i Giochi nazionali per trapiantati e dializzati sono in piena organizzazione e, nella speranza che la situazione sanitaria possa migliorare, l’appuntamento è fissato a Marina di Grosseto dal 17 al 19 settembre 2021. Che siano anche un momento di confronto e di concreti passi in avanti.
*Edizioni World Transplant Games
2019 UK – Newcastle Gateshead
2017 Spain – Malaga
2015 Argentina – Mar del Plata
2013 South Africa – Durban
2011 Sweden – Goteborg
2009 Australia – Gold Coast
2007 Thailand – Bangkok
2005 Canada – London
2003 France – Nancy
2001 Japan – Kobe
1999 Hungary – Budapest
1997 Australia – Sydney
1995 UK – Manchester
1993 Canada – Vancouver
1991 Hungary – Budapest
1989 Singapore
1987 Austria – Innsbruck
1984 Holland – Amsterdam
1982 Greece – Athens
1980 USA – New York
1979 UK – Portsmouth
1978 UK – Portsmouth
*Edizioni Winter World Transplant Games
2020 Canada – Banff, Alberta
2018 Switzerland – Anzere
2014 France – La Chapelle d’Abondance
2012 Switzerland – Anzere
2010 France – Sainte Foy, Tarentaise
2008 Finland – Rovaniemi
2005 Poland – Zakopane (Nicholas Cup event only)
2004 Italy – Bormio
2001 Switzerland – Nendaz
1999 USA – Snowbird, Utah
1996 France – Pra Loup
1994 France – TignesI
**Il medagliere azzurro dell’ultima edizione dei mondiali a Newcastle, agosto 2019
Stefano Selva, tiro con l’arco – oro
Nazionale italiana pallavolo trapiantati e dializzati (Gabriele Alzati, Samantha Ciurluini, Alfonso D’Ambrosio (capitano), Lucio Fior, Pasquale Iacovone, Margherita Mazzantini, Marco Mestriner, Marco Minali, Alessandro Pege, Barbara Perpenti, Michele Quarantino, Domenico Roberto, Paolo Rossetto, Federico Salton) – oro
Daniela De Rossi, dorso 50 mt. – oro
Roberto Cantoni, salto in lungo – oro
Marta Nizzo, tennis – oro
Samantha Ciurlini, lancio del peso – oro
Liliana Castellani, 400 mt. – oro
Angelo Panio, marcia 5 km – oro
Arduino Giorgi, marcia 5 km – oro
Samantha Ciurlini, lancio della palla – oro
Daniela De Rossi, nuoto, farfalla 50 mt. – argento
Daniela De Rossi, nuoto, stile libero 50 mt. – argento
Liliana Castellani, freccette – argento
Arduino Giorgi, salto in lungo – argento
Riccardo Rao, 100 mt. (living donors) – argento
Samantha Ciurlini, lancio del giavellotto – argento
Selezione calcio a sei (Raffaele Albano, Daniele Dorizzi, Margherita Mazzantini, Marco Minali, Angelo Panio, Ludovico Rao, Domenico Roberto, Federico Salton, Stefano Selva, Giacomo Terranova, Andrea Vanelli, Allenatore: Riccardo Rao (donatore di midollo al fratello gemello) – bronzo
Ermanno Manenti, crono su strada 10 km – bronzo
Ermanno Manenti, ciclismo su strada 30 km – bronzo
Liliana Castellani, ciclismo su strada 30 km – bronzo
Andrea Sironi, nuoto, stile libero 50 mt. – bronzo
Nazionale italiana pallacanestro trapiantati e dializzati (Marco Mestriner, Federico Salton, Raffaele Albano, Marco Minali, Stefano Volpe, Ludovico Rao) – bronzo
Alberto Zanetti, nuoto, stile libero 400 mt. – bronzo
Roberto Cantoni, nuoto, stile libero 400 mt. – bronzo
Roberto Cantoni, nuoto, dorso 100 mt. – bronzo
Barbara Perpenti, freccette – bronzo
Carolina Panico, 400 mt. – bronzo.
In campo per la vita, la favola della Nazionale italiana per atleti trapiantati e dializzati
L’ANED (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) è stata in Italia la prima ad organizzare una rappresentativa nazionale per la partecipazione ad eventi sportivi internazionali riservati ad atleti trapiantati e dializzati. E da venti anni, attraverso ANED Sport, promuove l’attività sportiva come potente mezzo di riscatto dalla malattia e di testimonianza attiva della propria voglia di vita. Oggi l’associazione è componente della World Transplant Games Federation, presso la quale rappresenta ufficialmente l’Italia con la Nazionale italiana trapiantati, composta interamente da portatori di trapianto e da pazienti che si sottopongono a dialisi, categoria della cui assistenza ANED si occupa fin dal 1972, anno della sua nascita.
ANED Sport partecipa, così, ai Mondiali, i World Transplant Games che si svolgono ogni due anni con l’alternanza tra l’edizione estiva e quella invernale. Lo scopo dei giochi è quello di contribuire a diffondere presso l’opinione pubblica mondiale la cultura della donazione di organi e del trapianto. Grande scelta tra gli sport individuali e quelli di squadra: atletica, nuoto, ciclismo, tennis, bocce, pallavolo, tiro con l’arco, tennis tavolo, badminton, basket, freccette, calcio, golf, squash, bowling, triathlon e sci.
Il primo appuntamento con i Mondiali estivi si tenne 43 anni fa, nel 1978, a Portsmouth; l’ultimo, il ventiduesimo, a Newcastle nel 2019, entrambi in Inghilterra. I Mondiali invernali sono, invece, più recenti. Il primo appuntamento nel 1994 a Tignes, in Francia. L’undicesimo nel 2020, quello di Banff nella provincia di Alberta, in Canada. I prossimi Mondiali in programma, quelli di Houston 2021, sono stati cancellati a causa della pandemia; quelli sulle Dolomiti, in Italia, del 2022, probabilmente subiranno la stessa sorte. Ci si dovrebbe rivedere nel 2023 a Perth, in Australia. (* Tutte le edizioni dei Mondiali)
Intorno a questi eventi sportivi internazionali sono nati e continuano a nascere bellissime storie umane e sportive, dal Nord al Sud del Paese.
Stefano Volpe, classe 1970, nato a Varese, oggi gioca come guardia titolare ed è il capitano della Nazionale italiana di basket per trapiantati e dializzati. Nel tempo libero adora camminare sulle Dolomiti, andare in bicicletta con uscite che superano i 100 km, fare il deejay nelle feste private e condurre un programma di musica dance in una radio al sabato sera. Segno del destino, vive e lavora a pochi chilometri dal palasport Lino Oldrini, la più importante arena dello sport al coperto della città che ospita le partite casalinghe della mitica Pallacanestro Varese. Con dieci scudetti è considerato tra i più grandi club cestistici a livello nazionale, ma anche internazionale, visto che, con cinque Coppe dei campioni, due Coppe delle coppe e tre Coppe intercontinentali, si colloca tra le compagini più prestigiose della pallacanestro europea. Nel febbraio del 2016 la squadra denominata Grande Ignis, pluridecorata negli anni Settanta con cinque Coppe dei campioni vinte su dieci giocate consecutivamente, viene inserita dalla FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) nell’Italia Basket Hall of Fame, la prima formazione di club a farne parte. In quel palasport che è entrato nella storia del basket, la seconda casa di Stefano che sin da bambino sognava di giocare in una competizione importante, hanno letteralmente infiammato il pubblico atleti del calibro di Bob Morse, il play Aldo Ossola, il messicano Manuel Raga, Dodo Rusconi, Ottorino Flaborea, Marino Zanatta, Tonino Zorzi, il playmaker Gianmarco Pozzecco, Andrea Meneghin, figlio del grande Dino, l’ala Alessandro De Pol, il centro Giacomo Galanda e, in panchina, il tecnico Carlo Recalcati. In tempi più recenti altri giocatori hanno lasciato il segno: Veljko Mršić, Daniel Santiago, Arijan Komazec, Richard Petruška, Wes Matthews. Oggi Stefano può entusiasmarsi ancora con le giocate, su quel parquet di casa entrato nella storia, dell’ala grande Luis Alberto Scola Balvoa, cestista argentino con cittadinanza spagnola. Con la Nazionale argentina ha vinto il torneo olimpico di Atene 2004. Nel corso della sua carriera ha giocato per dieci anni in NBA (National Basket-ball Association) dove si è incrociato con la leggenda Kobe Bryant, il campione recentemente scomparso a causa di un incidente in elicottero, insieme ad altre otto persone tra cui la figlia Gianna Maria, astro nascente del basket femminile (v. Un anno senza Kobe).
Stefano, affetto da una forma medio-grave di fibrosi cistica, malattia genetica dalla quale attualmente non si può guarire, ci racconta
«Le cure per i pazienti con questa patologia sono molto impegnative e basate su ricoveri ospedalieri frequenti per prevenire e curare riacutizzazioni polmonari, ma anche su fisioterapia respiratoria da fare 365 giorni su 365. L’unica soluzione quando la malattia degenera è il trapianto polmonare al quale ho dovuto sottopormi nel gennaio del 2014». E prosegue: «La malattia non è scomparsa dopo il trapianto, ma la qualità della vita è decisamente migliorata, permettendomi di tornare al lavoro, che comunque non avevo mollato, e di praticare uno sport che fa parte del protocollo di cura». Così, «nel 2015 ho iniziato a giocare nella squadra di pallacanestro del mio paese, nel campionato CSI e poi è iniziata l’avventura con la Nazionale italiana trapiantati e dializzati nel ruolo di guardia».
La svolta poco più di tre anni fa: «All’inizio del 2017, l’organizzazione dei Campionati del mondo riservati agli atleti trapiantati e dializzati ha pubblicato l’elenco delle discipline previste per il Mondiale estivo a Malaga e, con nostra grande gioia, per la prima volta nella storia pluridecennale dei giochi, è stato inserito il basket». Stefano racconta con grande entusiasmo: «Non è stato semplice formare una squadra di pallacanestro, per via dei contatti; infatti si tratta di uno sport che presenta dei rischi per i trapiantati di organi. Ma non ci siamo arresi e siamo riusciti a formare un gruppo di sei atleti con cui abbiamo preso parte ai Mondiali. Il torneo riservato al basket si svolge in un’unica giornata. Si tratta di un ‘tre contro tre’ a metà campo in quanto non vi sono ancora tantissimi cestisti nel mondo dei trapiantati per cui è difficile giocare il classico ‘cinque contro cinque’ a tutto campo. E nonostante due infortunati durante il girone di qualificazione, siamo riusciti a conquistare la medaglia di bronzo. Un grande successo. Davanti a noi solo gli USA e la Gran Bretagna. Si è avverato un sogno per noi amanti del basket, un sogno che ti porti dietro sin da quando sei bambino: giocare un Mondiale e batterti contro gli USA che erano presenti con ben tre squadre».
«I Mondiali di Malaga sono stati solo un punto di partenza – ci spiega il capitano della Nazionale Stefano Volpe ‒ nei mesi successivi grazie all’impegno dei volontari di ANED Sport la nostra squadra, la nostra famiglia, è cresciuta decisamente e così abbiamo potuto prepararci per i Mondiali di Newcastle che si sono svolti nel mese di agosto del 2019. Abbiamo vinto il girone eliminatorio battendo nell’ordine USA 2, Gran Bretagna e Hong Kong e classificandoci primi nel nostro girone; ci siamo arresi in semifinale contro USA 1 a causa della stanchezza di alcuni nostri atleti, impegnati nei giorni precedenti anche nei tornei di maratona, nella pallavolo e nel calcio. Abbiamo comunque confermato la medaglia di bronzo di due anni prima, ma con la consapevolezza di essere cresciuti e migliorati e di avere formato un gruppo bellissimo sia dal punto di vista umano che sportivo».
Il Covid-19 ha interrotto questo cammino virtuoso
«Siamo stati fermati come tutti dall’arrivo del virus che purtroppo ha portato alla cancellazione dei Mondiali previsti per maggio 2021 a Houston. Il prossimo Mondiale invernale è programmato nel 2023 a Perth, in Australia».
Stefano sottolinea che bisogna proseguire sulla strada intrapresa: «Ai Mondiali di Newcastle siamo arrivati preparati atleticamente e umanamente, tanti allenamenti e partite giocate in giro per l’Italia dove abbiamo potuto trasmettere a chi ci ha affrontato in campo, alle rappresentanze istituzionali ed alle associazioni di volontariato locali, l’importanza della pratica dello sport per i trapiantati e i dializzati, la necessità di mantenere uno status di salute buono, la forza della socialità e dell’unione che si crea tra persone che possono sentirsi escluse e che trovano, invece, le motivazioni per stare e competere insieme agli altri. Così non solo miglioriamo la qualità della nostra vita, ma ci poniamo come esempio e come stimolo per la società intera, per chi può donare e per chi ha bisogno delle donazioni. Il nostro cammino, dopo il Mondiale di Newcastle, è proseguito con altre amichevoli, con squadre di livello sempre maggiore, da Bresso sino a Porto Recanati e oggi siamo un gruppo formato da una quindicina di persone. È un risultato gratificante, il nostro modo di ringraziare, ancora una volta, i nostri donatori, gli angeli custodi che hanno deciso di lasciare una parte di sé dentro di noi».
Dai Mondiali arriva anche un’altra bella storia, questa volta dalla punta dello “Stivale”.
A novembre 2019, fresca della medaglia d’oro conquistata due mesi prima, la Nazionale trapiantati campione del mondo di volley a Newcastle è stata ‘In campo per la vita’ a Reggio Calabria per promuovere la cultura del trapianto e della donazione. L’ultima esibizione ufficiale. Poi la pandemia.
Si è trattato di un doppio appuntamento con la prevenzione e il benessere legati alla donazione ed al trapianto. Si è cominciato con la parte scientifica, un convegno che si è svolto nella sede del Consiglio regionale. Il secondo appuntamento al Liceo scientifico con indirizzo sportivo “Alessandro Volta” con l’amichevole che ha visto protagonista la Nazionale trapiantati di volley che ha partecipato e vinto alla XXII edizione dei World Transplant Games giocati nel Regno Unito e nel corso dei quali l’Italia ha portato a casa 11 medaglie d’oro, 6 d’argento e 13 di bronzo, per un totale di 30. A Newcastle hanno gareggiato 2.500 atleti provenienti da 59 Paesi che si sono sfidati in 17 specialità. Il più giovane, un bimbo argentino di 6 anni, il più anziano un atleta francese di 84 anni. Per l’Italia posizione numero 17 nel medagliere finale. I primi tre posti occupati da Gran Bretagna e Irlanda del Nord, USA e Iran. (**Il medagliere azzurro).
A Reggio Calabria, tra gli atleti azzurri c’erano il campione del mondo Domenico Roberto di Mottafollone (piccolo Comune della provincia di Cosenza situato nella parte meridionale del Parco nazionale del Pollino) e sua moglie Katia Grosso. Domenico nel 2009 ha ricevuto in dono il rene dalla moglie: si erano uniti in matrimonio qualche anno prima, nel 2006, ed ora vivono e lavorano a Cesena.
Domenico, come alzatore, ha fatto parte del team di volley con cui ha vinto l’oro e ha giocato ai Mondiali anche come portiere nella Nazionale di calcio a sei con cui ha conquistato la medaglia di bronzo. Con questo curriculum si è esibito nell’amichevole di Reggio Calabria e, naturalmente, nel piccolo Comune natìo di Mottafollone, dove è nato ed è cresciuto, l’entusiasmo è arrivato alle stelle. C’era tanta voglia di partecipare e di vederlo dal vivo tanto che il sindaco ha messo a disposizione un bus che è partito alla volta della città dello Stretto per consentire ai “compaesani” di seguire da vicino il piccolo-grande campione che tutti conoscono bene. Ma anche per ringraziare ancora una volta la donatrice, sua moglie Katia che, invece, ha gareggiato nei 5.000 e nei 100 metri, conquistando un decimo ed un sesto posto.
Ancora vivo in Domenico il ricordo della sua prima partecipazione ai Mondiali
«Un’emozione unica ascoltare l’inno nazionale da protagonista, una cosa indescrivibile», al punto che non vede l’ora di ripeterla, «non solo per poter rappresentare ancora il Paese, ma anche e soprattutto i donatori e le strutture ospedaliere».
Le medaglie conquistate non sono infatti merito solo dei giocatori in campo, ma dell’intero team. «Si è trattato – come ama sottolineare – di una vittoria di squadra da condividere tra chi è sceso sul parquet di gioco e tutto il movimento ANED Sport con tutti i suoi attivisti».
Domenico praticava sport sin da ragazzino quando giocava a calcio, portiere prima con gli allievi e poi in prima squadra nel campo di terra e fango del suo paese di origine. Ha proseguito la sua esperienza sportiva a Rende (CS) dove è diventato campione regionale juniores e poi nelle prime squadre di 2^ e 3^ categoria nei campi cosentini e bolognesi dove si era trasferito per motivi di studio, senza mai abbandonare la sua passione per lo sport. A pallavolo invece giocava a scuola o nei tornei estivi durante le sfide tra le squadre dei Comuni limitrofi, oppure in spiaggia d’estate, mettendosi alla prova, da portiere, con i tuffi acrobatici del beach volleysulle spiagge del tirreno cosentino.
La scoperta della malattia un fulmine a ciel sereno, il trapianto renale nel 2009 al Policlinico di Modena. Il riserbo sul suo stato di salute per moltissimi anni. Finalmente, nel 2018 la scoperta, grazie ai social, della Nazionale di pallavolo di trapiantati e dializzati ANED dove ha trovato innanzitutto un’altra famiglia. Da allora non rinuncia a nessun raduno e con lui la moglie Katia e la figlia Maika di 8 anni, nata dopo l’intervento.
Una volta al mese, prima del Covid, i raduni per gli allenamenti si trasformavano in eventi per promuovere la donazione degli organi e dell’attività sportiva tra i trapiantati attraverso il racconto delle esperienze. Per la narrazione dei benefici dell’attività sportiva, dell’importanza dell’associazionismo e dell’appuntamento con i Mondiali, l’evento straordinario per i portatori di trapianto di tutto il mondo e di tutte le fasce di età. «Vedere bambini di 6 anni confrontarsi in ogni tipo di attività sportiva è un’emozione unica. Ovviamente prima del risultato sportivo viene quello umano», commentano Domenico e Katia.
L’appuntamento previsto con il mondiale del 2021 a Houston purtroppo è saltato a causa della pandemia. La prossima data in agenda per vedere i veri campioni nuovamente in campo è quella del 2023 in Australia.
L’Italia dei trapiantati e dei dializzati ha già fatto il pieno di medaglie e di emozioni e la cultura delle donazioni ne è uscita rafforzata. Tuttavia, lo stop imposto dalla pandemia impone uno sforzo maggiore per riprendere il ritmo giusto. In Australia non sarà facile ripetersi, occorrerà impegnarsi, tutti quanti, per continuare a sostenere la combinazione vincente tra sport e donazione. Il sostegno delle politiche della donazione e del trapianto, della salute e del benessere, dello sport come prevenzione e come messaggio culturale, non può essere delegato solo a chi vive il problema sulla propria pelle, alle proprie famiglie o ai volontari.
In questo senso appare sempre più necessario fare ricorso ad “Una dimensione europea dello sport” , un concetto introdotto dall’Unione Europea, mai efficacemente perseguito, per favorire il raggiungimento di obiettivi come la tutela dei minori, l’inclusione, la lotta contro le partite truccate, il doping e la corruzione, la violenza ed il razzismo, l’innovazione dello sport nel rispetto della salute e dell’ambiente, la sostenibilità, l’attenzione agli sport minori e alle scuole, la promozione della concreta, libera e uguale partecipazione femminile.
Lo sport è un valore costituzionale e, come tale, deve essere accessibile a tutti. La partecipazione ai Mondiali per trapiantati e dializzati non sarà un successo per la società finché gli atleti dovranno affrontarla a proprie spese. I match, lo spettacolo e l’attività sportiva non possono essere prerogativa di una ricca élite.
Bisogna dare una possibilità concreta agli studenti e alle famiglie, a chi ha problemi di salute, di poter ammirare le prestazioni sportive insieme alla gestione sana e alla buona governance dei grandi eventi sportivi, ma bisogna dare anche l’opportunità di poter esprimere il talento sportivo, a maggior ragione, a chi non ha la possibilità economica per poterselo permettere.
Servono per questo politiche europee. In questa direzione anche i Comuni e le Regioni possono assumere un ruolo di primo piano investendo sullo sport, attuando così una efficace politica di prevenzione, diminuendo la spesa sanitaria, contenendo problematiche sociali, generando crescita e sviluppo.
I Mondiali del post-Covid ci diranno se il tema della salute sarà considerato, come nel recente passato, ancora in termini emergenziali o se, invece, sia diventato un argomento fondamentale per la crescita di un’Europa che sia davvero migliore e che faccia della prevenzione e del welfare, dell’eguaglianza e dei diritti, della salute legata allo sport, il suo faro.
Il movimento sportivo per trapiantati e dializzati è in viaggio e la strada intrapresa da ANED e dai suoi atleti è difficile, ma è quella giusta. Si tratta di capire, ora, come questi campioni coraggiosi si possano avvicinare all’attività sportiva paralimpica e come valorizzare e concretizzare le parole del presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli che recentemente ha incontrato il neosottosegretario allo Sport Valentina Vezzali per affrontare alcuni argomenti cari al movimento paralimpico, fra cui “i prossimi Giochi di Tokyo, le misure per il sostegno degli organismi sportivi colpiti dalla crisi e più in generale gli strumenti necessari a offrire risposte alla crescente domanda di sport in ambito paralimpico”. Intanto i Giochi nazionali per trapiantati e dializzati sono in piena organizzazione e, nella speranza che la situazione sanitaria possa migliorare, l’appuntamento è fissato a Marina di Grosseto dal 17 al 19 settembre 2021. Che siano anche un momento di confronto e di concreti passi in avanti.
*Edizioni World Transplant Games
2019 UK – Newcastle Gateshead
2017 Spain – Malaga
2015 Argentina – Mar del Plata
2013 South Africa – Durban
2011 Sweden – Goteborg
2009 Australia – Gold Coast
2007 Thailand – Bangkok
2005 Canada – London
2003 France – Nancy
2001 Japan – Kobe
1999 Hungary – Budapest
1997 Australia – Sydney
1995 UK – Manchester
1993 Canada – Vancouver
1991 Hungary – Budapest
1989 Singapore
1987 Austria – Innsbruck
1984 Holland – Amsterdam
1982 Greece – Athens
1980 USA – New York
1979 UK – Portsmouth
1978 UK – Portsmouth
*Edizioni Winter World Transplant Games
2020 Canada – Banff, Alberta
2018 Switzerland – Anzere
2014 France – La Chapelle d’Abondance
2012 Switzerland – Anzere
2010 France – Sainte Foy, Tarentaise
2008 Finland – Rovaniemi
2005 Poland – Zakopane (Nicholas Cup event only)
2004 Italy – Bormio
2001 Switzerland – Nendaz
1999 USA – Snowbird, Utah
1996 France – Pra Loup
1994 France – TignesI
**Il medagliere azzurro dell’ultima edizione dei mondiali a Newcastle, agosto 2019
Stefano Selva, tiro con l’arco – oro
Nazionale italiana pallavolo trapiantati e dializzati (Gabriele Alzati, Samantha Ciurluini, Alfonso D’Ambrosio (capitano), Lucio Fior, Pasquale Iacovone, Margherita Mazzantini, Marco Mestriner, Marco Minali, Alessandro Pege, Barbara Perpenti, Michele Quarantino, Domenico Roberto, Paolo Rossetto, Federico Salton) – oro
Daniela De Rossi, dorso 50 mt. – oro
Roberto Cantoni, salto in lungo – oro
Marta Nizzo, tennis – oro
Samantha Ciurlini, lancio del peso – oro
Liliana Castellani, 400 mt. – oro
Angelo Panio, marcia 5 km – oro
Arduino Giorgi, marcia 5 km – oro
Samantha Ciurlini, lancio della palla – oro
Daniela De Rossi, nuoto, farfalla 50 mt. – argento
Daniela De Rossi, nuoto, stile libero 50 mt. – argento
Liliana Castellani, freccette – argento
Arduino Giorgi, salto in lungo – argento
Riccardo Rao, 100 mt. (living donors) – argento
Samantha Ciurlini, lancio del giavellotto – argento
Selezione calcio a sei (Raffaele Albano, Daniele Dorizzi, Margherita Mazzantini, Marco Minali, Angelo Panio, Ludovico Rao, Domenico Roberto, Federico Salton, Stefano Selva, Giacomo Terranova, Andrea Vanelli, Allenatore: Riccardo Rao (donatore di midollo al fratello gemello) – bronzo
Ermanno Manenti, crono su strada 10 km – bronzo
Ermanno Manenti, ciclismo su strada 30 km – bronzo
Liliana Castellani, ciclismo su strada 30 km – bronzo
Andrea Sironi, nuoto, stile libero 50 mt. – bronzo
Nazionale italiana pallacanestro trapiantati e dializzati (Marco Mestriner, Federico Salton, Raffaele Albano, Marco Minali, Stefano Volpe, Ludovico Rao) – bronzo
Alberto Zanetti, nuoto, stile libero 400 mt. – bronzo
Roberto Cantoni, nuoto, stile libero 400 mt. – bronzo
Roberto Cantoni, nuoto, dorso 100 mt. – bronzo
Barbara Perpenti, freccette – bronzo
Carolina Panico, 400 mt. – bronzo.
www.treccani.it
https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/In_campo_per_la_vita.html
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