domenica, marzo 17, 2024

Sicilia, gli studenti del liceo di Partinico contro l’intitolazione della loro scuola a Peppino Impastato: “Divisivo”. Il fratello: “Inquietante”


di GIUSEPPE PIPITONE

Definiscono Peppino Impastato un personaggio “divisivo“. Per questo motivo non vogliono intitolargli la loro scuola. E pazienza se si tratta dello stesso istituto frequentato a suo tempo dal giornalista e militante di Democrazia proletaria, ucciso da Cosa nostra il 9 maggio del 1978

Quarantacinque anni dopo in Sicilia il cognome Impastato fa ancora discutere. Gli studenti del liceo di Partinico, in provincia di Palermo, hanno votato a maggioranza contro l’intitolazione dell’istituto all’attivista antimafioso di Cinisi, un comune a pochi chilometri di distanza.

Tre studenti su quattro votano contro – La notizia, battuta dall’agenzia Ansa, provoca amarezza e delusione al fratello di Peppino, Giovanni Impastato, che la definisce “inquietante“. In effetti a colpire sono soprattutto le argomentazioni avanzate dagli studenti, che definisco Impastato come “divisivo” a causa della sua militanza in Democrazia proletaria. La contestazione dunque è che fosse politicamente schierato, come hanno scritto gli studenti in una lettera indirizzata al direttore dell’ufficio scolastico, al prefetto e alla Consulta degli studenti. Anche con queste argomentazioni, ma non solo, la stragrande maggioranza degli iscritti al liceo si è espressa contro l’intitolazione della scuola a Impastato: sono 797 su 1.300, cioè il 73%, praticamente tre su quattro.

Un nome contestato – Si tratta solo dell’ultimo colpo di scena di una vicenda lunga quasi due anni. Il liceo di Partinico è infatti attualmente intitolato a Santi Savarino, ex senatore della Democrazia cristiana, giornalista e scrittore nato proprio nel comune in provincia di Palermo. In epoca fascista Savarino aveva sottoscritto il manifesto della razza. Salvo Vitale, storico amico di Peppino Impastato, ha ricordato come Savarino avesse avuto una “corrispondenza amichevole” con Frank “Tre dita” Coppola, boss nato a Partinico ma diventato famoso negli Stati Uniti all’epoca del probizionismo e poi con il traffico internazionale di droga.

Tra Livatino e Montalcini – È a causa di questi precedenti se si era deciso di cambiare nome: gli studenti avevano proposto i nomi del magistrato Rosario Livatino, ucciso dalla Stidda ad Agrigento nel 1990, e dell’ex sindaca della città Gigia Cannizzo. I docenti, invece, avevano avanzato l’ipotesi di dedicare la scuola alla scienziata Rita Levi Montalcini. Il nome di Impastato è arrivato successivamente, anche se in un primo momento il collegio dei docenti aveva scelto quello della neurologa premio Nobel. Poi nel 2021 il consiglio d’istituto aveva votato a favore di Impastato, durante una riunione caratterizzata dalle assenze. E che oggi diventa oggetto di polemiche.

Un iter complesso – Due anni fa, infatti, a prevalare era stata la territorialità, visto che negli anni ’60 Impastato aveva frequentato il liceo Garibaldi, oggi annesso all’istituto Savarino. La decisione era stata ratificata dai commissari della prefettura che all’epoca reggevano i comune, sciolto per mafia nel 2020. Nel 2023, però, a schierarsi contro l’intitolazione del liceo era stato il sindaco di PartinicoPietro Rao, alla guida di un’amministrazione sostenuta da Forza Italia e dalla Dc di Totò Cuffaro. Il 12 gennaio scorso una delibera di giuntaconfermava la volonta di mantenere l’attuale intitolazione a Savarino, considerato “fra le alte personalità cui Partinico ha dato i natali”. Il 7 marzo, però, era arrivata un’altra votazione del consiglio d’Istituto, che aveva confermato la volontà di intitolare la scuola a Impastato. Una decisione definitiva, nonostante un voto non unanime: a schierarsi contro erano stati proprio i quattro rappresentanti degl studenti, forti del mandato ricevuto dai loro compagni. “Non si è tenuto conto delle nostre proposte. Non abbiamo nulla contro Impastato anche se avremmo preferito una persona meno divisiva, ma non ci piace il metodo seguito”, dicono i ragazzi all’agenzia Ansa. Particolarmente amareggiato è invece Giovanni Impastato, fratello del militante ucciso da Cosa nostra. “Questa decisione è inquietante e ridicola“, dice a ilfattoquotidiano.it. “Altro che divisivo – continua – Peppino è un personaggio amatissimodai ragazzi perché combatteva battaglie in nome di tutti: il pacifismol’ambientalismol’antimafia. Su molte cose era in anticipo di 50 anni: forse occorre che i ragazzi del liceo di Partinico tornino a studiare la sua storia”.

Chi era Impastato – Militante di sinistra, pacifista, tra i primissimi leader delle manifestazioni in difesa dell’ambiente nella Sicilia OccidentalePeppino Impastato aveva cominciato sin da giovanissimo a contestare lo strapotere mafioso a Cinisi. Fondatore di Radio Aut, una delle prime emittenti radiofoniche antimafia, attava Gaetano Badalementi, boss di prima grandezza all’interno di Cosa nostra: lo chiamava Tano Seduto, ne denunciava crimini e speculazioni, violenze e affari. Per questo motivo, per seguire da vicino le dinamiche del potere mafioso, aveva deciso di candidarsi alle elezioni comunali con Democrazia proletaria.

La notte della Repubblica – Alle elezioni, però, Impastato non sarebbe mai arrivato: la mattina del 9 maggio lo trovano dilaniato sui binari della ferrovia. Quella sarebbe passata alla storia come la notte della Repubblica, con i telegiornali a raccontare del ritrovamento di via Caetani, la Renault 4, le Brigate rosse e il cadavere di Aldo Moro. In coda una notizia locale: la morte accidentale di un bombarolo pazzo in terra di Sicilia. Non era accidentale e non era neanche quella di un bombarolo pazzo. La verità era un’altra ed era vicina, vicinissima, addirittura a pochi metri da casa del morto. Anzi ad appena Cento passi, per citare il film di Marco Tullio Giordana, basato su un libro di Claudio Fava. Impastato, infatti, era nato e cresciuto nella stessa strada in cui abitava Badalamenti, il boss che sarà condannato all’ergastolo per quell’omicidio ma solo in primo grado: Tano Seduto sarebbe morto nel 2004, prima della sentenza della Cassazione. All’epoca il film di Giordana era già uscito da quattro anni, diffondendo in tutto il Paese la storia dell’attivista di Cinisi. Forse qualcuno a Partinico dovrebbe rivederlo.

Il fatto Quotidiano, 5 MARZO 2024

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