domenica, marzo 03, 2024

EPIFANIO LI PUMA, LA TRAGEDIA RACCONTATA DA UN TESTIMONE

Epifanio Li Puma


Domani a Petralia Sottana concludiamo le commemorazioni 2024 di Epifanio Li Puma, dirigente sindacale della Cgil assassinato dalla mafia del feudo Il 2 marzo 1948. Pubblichiamo la testimonianza diretta di un bracciante di allora che accorse per primo dopo l’uccisione di Li Puma e che vide la sequenza che preparò il barbaro assassinio. Oggi quel bracciante è un pensionato di 94 anni che abita a Petralia.

Oltre ogni commemorazione, riproposizione e pantomima, in famiglia ci siamo cresciuti con queste storie, con questi fatti, con questi ideali; ancora ci fanno accapponare la pelle certe storie, e risentire per atteggiamenti da sempre combattuti, per quello che oggi sembra riproporsi come se nulla fosse stato. Storie ed esperienze che si sono insinuate nella pelle, che fanno parte della nostra genetica politica, che ci hanno fatto scegliere sempre da che parte stare.

“Odio gli indifferenti”, e ancor di più odio gli ipocriti. Commemoriamo e lottiamo, ogni giorno, con coerenza e portando avanti ideali che non potranno morire mai. Perché questa storia fa parte di noi, che dalla terra siamo nati, quella lavorata duramente, e alla terra, liberata, torneremo. Questa storia mio padre non l’aveva divulgata, la raccontava solo in famiglia, credo che sia stata la sua fortuna. Dopo la pubblicazione di questo articolo, la famiglia Li Puma, il centro Studi Epifanio Li Puma, e tanti giornalisti, sono venuti a trovare mio padre per farsi raccontare questa storia. Gli anni passano implacabili, ma la sua commozione, gli occhi lucidi, non cambiano mai quando la racconta ancora, la stessa commozione che quotidianamente prova quando vede in tv i diritti calpestati.

L’occupazione delle terre negli anni ‘40

PER SAPERE E PER NON DIMENTICARE

2 marzo 1948, mio padre era un giovane ragazzo. Era il tempo in cui si zappavano le fave e mio padre con mio nonno si trovavano in località “Schirnici”, in contrada “Albuchia”, non lontano da Gangi. Tutt’intorno non si vedeva nessuno, anche se vi erano altri contadini a lavorare la terra, poiché i poderi erano spesso nascosti dalla conformazione del suolo. A pochi metri era lo zio di mio padre, e a cinquanta metri stava lavorando la terra di un parente “ u zzu Tufaniu du Raffu” con due dei suoi figli.

In tarda mattinata mio padre e mio nonno scorsero nel vallone due uomini a piedi che s’incamminavano incerti: -“unu di luntanu paria un monacu ca tonaca, avivanu i scupetti e giravanu”-. Mio padre chiese a mio nonno: -“Di sti tiempi cacciatura?”-.

Dopo pranzo, ripreso il lavoro, videro–“’ncapu na mula ca sedda, u soprastanti”- che scendeva dalla terra del marchese seminata a grano e si dirigeva verso valle.

Non passò molto tempo che mio padre e mio nonno udirono degli spari, pensarono -“ u zzu Tufaniu sta sparannu e palummi”- come era solito fare poiché le terre intorno ne erano infestate. Ma non fu così, dopo pochi attimi videro scappare il figlio più grande che urlava terrorizzato –“spararu a ma patri! Spararu a ma patri!”-.


L’occupazione delle terre sulle Madonie

Mio nonno, mio padre e mio zio accorsero verso il luogo dove
 Tufaniu stava arando la terra, trovarono il figlio piccolo solo davanti la casa terrorizzato, -“a scupetta du zzu Tufaniu appizzata davanti a porta”- e non lontano Epifanio Li Puma morto, -“…ammazzatu a scupittati, a facci all’aria…avia ancora a ugliata¹ nna manu, ‘ncapu u piettu”-.

Passarono le ore, non si vedeva nessuno: né “suprastanti” né “cacciatura”;erano spariti i contadini confinanti, non si vide più nessuno.

Era tardi, bisognava far rientrare gli animali. Mio nonno e il cognato recuperarono gli animali atterriti di Li Puma e si avviarono verso casa per avvisare dell’accaduto, e lasciando mio padre a tener compagnia a quel bambino terrorizzato. Passarono la notte nella casetta in mezzo al podere, a mio padre venne una forte febbre per lo spavento. L’indomani arrivarono i parenti dell’assassinato da Raffo che si presero cura del bambino. Il resto della storia la conosciamo grazie ai racconti dei parenti e alle pubblicazioni su Epifanio Li Puma. Mio padre non rivide mai più quel bambino con cui passò una notte di orrore, quel bambino che fu l’unico testimone oculare del delitto del padre, morì qualche anno dopo in misteriose circostanze in una località vicino Roma.

Mio padre non riuscì ad assistere ai funerali di Epifanio Li Puma perché era divorato dalla febbre causata dallo spavento avuto quel triste giorno.

Questo è il racconto che tante, e tante volte mi faceva mio padre quando ero bambina, quando mi raccontava di tempi in cui un ragazzetto doveva percorrere dei chilometri per portare un litro di latte al padrone; tempi in cui chi lavorava la terra non aveva nessun diritto, nemmeno quelli che gli spettavano per legge; tempi in cui i decreti Gullo non erano applicati in Sicilia; tempi in cui per fortuna sono esistite persone come Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto, Calogero Cangelosi e tanti altri che sono riusciti a ridare speranza e dignità di uomini, a tutti i lavoratori sfruttati nei latifondi. Uomini che hanno pagato con la vita perché non volevano piegarsi al volere del feudatario. Uomini, che hanno pagato con la vita perché illuminavano di diritti e democrazia i poveri e analfabeti contadini. Uomini riformisti, moderni, ma semplici, contrari alla violenza, ma che non volevano sottostare al gattopardiano detto ”cambiare tutto per non cambiare niente”. Loro volevano cambiare, cambiare sul serio, e ci sono riusciti. Il loro sangue versato non è stato vano, ha fatto si che nascesse una nuova coscienza sociale, che ha portato a un rilevante riscatto, ha portato a essere liberi.


In occasione della XIII sagra del Sale si è tenuto a Raffo un omaggio alla Memoria del Sindacalista Epifanio Li Puma. E’ stato emozionante celebrare quest’omaggio proprio davanti la sua casa, quella casa che appena possibile diventava la sede delle riunioni con i lavoratori. E’ stato commovente vedere i visi e le espressioni delle persone che l’hanno conosciuto e che rivivevano momenti duri della loro vita sentendo i racconti e gli interventi dei presenti. Sindaco di Petralia Soprana, rappresentanti dei comuni delle Madonie, rappresentanti sindacali, rappresentanti politici, storici, tutti hanno commemorato la figura dell’uomo e del sindacalista, del padre e del lavoratore. Hanno commentato un particolare periodo storico in cui di li a poco si dovevano tenere importanti elezioni che dovevano essere decisive per l’Italia, e una certa compagine politica temeva che le cose potessero cambiare politicamente e socialmente sul serio. Per tale motivo iniziò una lunga opera di intimidazione nel cui disegno era compreso anche l’eliminazione fisica di quanti erano impegnati a dirigere questo movimento riformista, ed Epifanio Li Puma era tra questi. Per questo ho trovato alquanto sconveniente e fuori luogo l’intervento di un politico che con uno squallido revisionismo storico ha cercato di impadronirsi indebitamente della figura del Sindacalista di Raffo, forse dimentico del fatto che proprio la compagine politica da cui fuoriesce tale personaggio si è opposta con tutti i mezzi a questi uomini che hanno lottato per la dignità la libertà e la giustizia dei contadini, sfruttati dagli agrari anche con il loro benestare.


Ottaviano Del Turco nella prefazione del libro di Emilio Arata scrive a proposito di questi fatti: “ai giovani perché sappiano. Agli anziani perché non dimentichino.”


Purtroppo alcuni anziani hanno dimenticato o non sono più in vita, e parecchi giovani non sanno, per questo mi auguro che sia accolta da tutte le amministrazioni delle Madonie la proposta fatta dal Sindaco di Castelbuono: la creazione di una borsa di studio e di un centro studi dedicati ad Epifanio Li Puma, perché la memoria sia da monito e insegnamento, a discapito di ogni possibile e deleterio tentativo di revisionismo storico.

1 – ugliata (pron: ullata): attrezzo di complemento dell’aratro, formato da una lunga verga con in un’estremità una punta in metallo (varvuscia) che serviva a pulire il vomere dal fango, e nell’altra una corda utilizzata per fustigare gli animali.


(Articolo tratto da “Il Petrino”, marzo 2003)

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