sabato, gennaio 13, 2024

Ars, i sindaci esclusi dai finanziamenti sul piede di guerra. Filippo Tripoli: «rappresentazione plastica della parcellizzazione del bilancio regionale, eseguita senza alcun criterio, se non quello di tenere in considerazione amici e bacino elettorale»


Quinci da Mazara del Vallo: assenza di regole. Gambino da Caltanissetta: sperequazioni tra piccole e grandi comunità

Andrea D’Orazio

Tutti per uno e uno per tutti, recitavano i tre moschettieri di Dumas in vista di un nobile fine da raggiungere insieme. Un motto che nel linguaggio iper tecnico del maxi-emendamento votato all’Ars durante la lunga notte della Finanziaria potrebbe essere rivisto con la formula “ognun per sé e tutti in ordine sparso”, almeno con gli occhi dei sindaci di quei comuni che non sono finiti nelle tabelle allegate al testo, sul piatto dei circa 40 milioni di euro “affidati” ai deputati – 700 mila euro agli onorevoli di maggioranza, 300 mila a quelli di opposizione – direttamente dal tesoretto di 100 milioni di euro ricavato dall’accordo Stato-Regione sul ripiano del debito, per essere poi ridistribuiti a pioggia (mirata) su un elenco di 121 enti

locali, in mille rivoli tra feste, sagre, attrazioni turistiche, campi sportivi e ristrutturazione di strade e piazze. Una spartizione che i rappresentati dei paesi esclusi non stentano a definire «elettorale», mentre anche l’Anci Sicilia, l’associazione che rappresenta tutti i municipi, nel riservarsi «un esame più attento del testo definitivo della legge di stabilità regionale», prende posizione per voce del presidente, Paolo Amenta, e del segretario generale, Mario Emanuele Alvano, evidenziando «l’assenza di risorse finanziarie destinate agli extra costi per il conferimento dei rifiuti e per far fronte alla spesa per l’energia elettrica. Al contempo è giusto sottolineare come la legge approvata dal Parlamento siciliano mantiene altre importanti fonti di finanziamento per gli enti locali sulle risorse correnti, per spese di investimenti e su alcune specifiche destinazioni. Se pensiamo però ad una visione di prospettiva, guardando ai tanti trasferimenti particolari di cui numerosi comuni sono destinatari ormai da prassi negli ultimi provvedimenti normativi, ci domandiamo se sia nell’interesse di questi stessi enti proseguire su questa impostazione oppure se sia più fruttuoso poter intervenire per esempio sui fattori di squilibrio finanziario attraverso l’istituzione di un fondo perequativo regionale. I finanziamenti per piccoli investimenti o specifiche iniziative non possono sfortunatamente compensare l’avanzare di una profonda crisi strutturale della finanza locale, che ha un diretto impatto sull’economia dell’Isola».

Toni diplomatici e al tempo stesso pungenti, che diventano più accesi nei commenti di alcuni dei sindaci che nel maxi-emendamento non hanno visto un euro. A cominciare dai paesi più grandi, come Bagheria, il cui il primo cittadino, Filippo Tripoli, definisce il contenuto delle tabelle «rappresentazione plastica della parcellizzazione del bilancio regionale, eseguita senza alcun criterio, se non quello di tenere in considerazione amici e bacino elettorale. Un quadro che fa scattare alcune domande. È questo lo scotto da pagare per evitare l’esercizio provvisorio della Regione? Un patto tra governo, maggioranza e opposizione a discapito di tutti quei territori, come il nostro, che all’Ars non hanno alcun deputato di rifermento diretto?».

Sulla stessa lunghezza d’onda la fascia tricolore di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, «amareggiato non tanto dal fatto che alcuni comuni in particolare abbiano ottenuto finanziamenti e altri no – perché la politica è anche questo: intercettare e distribuire fondi a tutela di un territorio – ma per l’assenza di regole, di parametri. Bisognava stabilire delle priorità, perché così si rischia di dare risorse a chi ne ha meno bisogno, mentre i sindaci che non hanno appoggi in Sala d’Ercole si ritrovano soli, a poter contare solo sulle proprie gambe, facendo leva sui finanziamenti europei o sulla partnership pubblico-privato».

Insoddisfatto, per usare un eufemismo, anche il primo cittadino di Partinico, Pietro Rao, «perché così chi non ha santi in paradiso si ritrova con un pugno di mosche in mano, mentre questi 40 milioni si potevano sfruttare per esigenze comuni, puntando su una o più criticità che riguardano tutti gli enti locali, dalla lotta al randagismo al caro-bollette».

Ma nel coro dei delusi ci sono anche i sindaci delle città entrate in tabella, «per le evidenti sperequazioni tra piccole e grandi comunità, e anche tra capoluoghi di provincia». Parola di Roberto Gambino, fascia tricolore di Caltanissetta, dove arriveranno 100 mila euro da destinare al turismo, «che qui investiremo per le manifestazioni di Pasqua», e che corrispondono alla stessa somma destinata, sempre per turismo, a Maletto, altro comune del Nisseno – che ha all’Ars tre deputati di cui uno all’opposizione – ma con meno di 4.000 anime. Ed è solo uno degli esempi di piccoli paesi super “premiati”, che vanno da un capo all’altro dell’Isola, da Cerda – guidato dal deputato leghista Salvatore Geraci – che avrà 200 mila euro per l’Estate Cerdese, fino a Chiaramonte Gulfi, che riceverà 370 mila euro per la sua piscina pubblica. (*ADO*)

GdS, 13/1/24

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