martedì, gennaio 02, 2024

L’EMERGENZA. Morti sul lavoro, l’Isola maglia nera. Nel Paese frenano in Sicilia aumentano


Catania e Palermo sono le province più a rischio, entrambe con quattordici casi registrati. Seguono Messina e Siracusa. Pesa la cronica carenza di ispettori: un nuovo interpello potrebbe farne arrivare un’altra cinquantina. 
Le denunce all’Inail dei primi undici mesi 2023 a quota 61 contro le 57 dell’anno precedente. Mattarella: “Tante e inammissibili le vittime in Italia”

di Alessia Candito 

«Il lavoro che manca. Quello sottopagato. Quello, sovente, non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti» . Inascoltato, anche nel tradizionale discorso di fine anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella torna a parlare di lavoro che non c’è, non basta e non soddisfa ma soprattutto torna a puntare il dito contro quello che si svolge «a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime. Parole che pesano doppio nella Sicilia dei controlli impossibili per mancanza di ispettori che concretamente li facciano, e in controtendenza rispetto al Paese intero. 


Se in Italia il numero di morti di lavoro fa registrare una lieve flessione, dai 1.066 dei primi undici mesi del 2022 ai 998 riconosciuti come tali dall’Inail nello stesso periodo di quest’anno, la Sicilia riesce a peggiorare il suo già triste record: al 30 novembre del 2022 le vittime di lavoro insicuro erano nell’Isola 56, nello stesso periodo del 2023 hanno toccato già quota 61. 
Si muore soprattutto nei cantieri pompati dal superbonus e spesso finiti in mano a imprese nate sull’onda lunga dei fondi che hanno coperto di impalcature le città — dodici delle vittime del 2023 sono volate giù da impalcature — nelle officine dove sono stati registrati tre incidenti mortali, nei campi. E solo alcuni degli innumerevoli casi in cui un trattore si ribalta travolgendo chi lo conduce vengono riconosciuti come “incidenti mortali sul lavoro” o denunciati come tali. 
Catania e Palermo sono le province più a rischio, entrambe con quattordici casi registrati. Segue Messina, dove undici lavoratori sono usciti la mattina di casa per tornarci solo dentro una bara, poi Siracusa. Si tratta per lo più di gente esperta, con alle spalle anni di mestiere o prossima alla pensione. Delle 61 vittime di lavoro registrate, dodici avevano più di 60 anni, uno di loro era addirittura ultra settantacinquenne. 
Sembrano numeri in contraddizione con il calo sensibile degli infortuni non mortali registrati in Sicilia: dagli oltre 27mila del 2022 ai 19.992 riconosciuti dall’Inail nello stesso periodo del 2023. Ma sono dati in un certo senso bugiardi: a crollare vertiginosamente sono stati infatti i contagi da Covid- 19 sul posto di lavoro, che fino all’anno precedente avevano pompato le statistiche. Fra le tabelle e la realtà, rimangono centinaia di lavoratori stritolati anche dall’impossibilità di denunciare. 
Secondo l’ultimo rapporto della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, in Sicilia ci sono almeno 250mila irregolari, circa il 17,9 per cento degli occupati. «Il quadro rimane disarmante — dice Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale Cgil — e il problema non è l’assenza di regole certe, quanto di chi le faccia rispettare. In Sicilia abbiamo solo 55 ispettori di ruolo, che in teoria dovrebbero controllare circa 400mila aziende». 
A dispetto delle promesse arrivate quasi un anno fa dal governatore Renato Schifani, che con una lettera a Repubblica aveva giurato di prendere personalmente in mano la questione, il protocollo che avrebbe potuto portare sull’Isola nuovo personale, senza alcun onere per le casse regionali, è rimasto nei cassetti. Le asserite “criticità” — così le ha più volte definite, senza mai spiegarle, l’assessora democristiana Nuccia Albano — mai sono state né chiarite né risolte. 
Ci ha messo una pezza il ministero, che nel nuovo decreto Lavoro ha previsto l’invio di un “contingente straordinario” di ispettori, sebbene con funzioni limitate. Ne sono arrivati ventinove, a fine dicembre è stato pubblicato un nuovo interpello che potrebbe farne arrivare un’altra cinquantina. Ma per i volontari non sono previsti né vitto né alloggio, per aderire è necessaria esperienza, dunque — spiegano fonti interne — potrebbe non essere semplice trovare dipendenti disponibili. Dalla chiamata rimangono esclusi i vincitori dell’ultimo concorso — e moltissimi sono siciliani — perché non avrebbero maturato l’anzianità necessaria. Per il 2024, filtra da Roma, l’Inail prevede una nuova campagna di reclutamento, ma per l’ennesima volta la Sicilia non potrà trarne alcun beneficio. «Schifani parla di nuove assunzioni, però mai in riferimento agli ispettori regionali. La Sicilia non ha recepito la riforma nazionale dell’Inail, il protocollo che avrebbe potuto portare nuovo personale è rimasto nei cassetti — dice Lucchesi — le dichiarazioni di cordoglio che arrivano dopo ogni incidente sono stucchevoli» . 


La Repubblica Palermo, 2 gennaio 2024

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