domenica, novembre 18, 2012

Corleone, "bruciati" 32 milioni di euro sognando lo sviluppo del territorio


Il caseificio di contrada “Noce” a Corleone, progettato nel 1968 nell’ambito dei piani di sviluppo zonale dell’E.S.A. (Ente di Sviluppo Agricolo), fu completato una prima volta nel 1980 con l’impiego di circa 8 miliardi delle vecchie lire. Poi è stato ammodernato alla fine degli anni ’90 e completato nel 2001, con l’impiego di altri cinque miliardi. Doveva essere il volano di sviluppo per la zootecnia della zona del Corleonese, invece è stato il flop più colossale che si potesse immaginare. Doveva trasformare 36 mila litri di latte al giorno, ma già dieci anni fa il Servizio Veterinario del Distretto Usl di Corleone, carte alla mano, sosteneva che i capi bovini specializzati erano appena 700 e le quote latte raggiungevano appena 4.164 litri giornalieri.
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E, infatti, non è mai entrato in funzione. Mai. Nemmeno un giorno. Dal 2002 ad oggi, per ben tre volte le amministrazioni comunali hanno pubblicato dei bandi per l’affidamento a ditte del settore, ma sono sempre andati deserti. Anzi no. Nel 2004, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicolò Nicolosi riuscì ad affidarla ad una fantomatica ditta, la “Casearia corleonese” del romano Mario Acquaviva, rappresentato da Sergio Di Gregorio. Peccato che, quando il segretario comunale cercò Di Gregorio per la stipula del contratto, scoprì che era stato arrestato per bancarotta fraudolenta ed emissione di assegni a vuoto. «Noi volevamo coinvolgere nella gestione del caseificio partner industriali come Granarolo – disse allora l'ex sindaco Pippo Cipriani - ma, finito il mandato, abbiamo sospeso i contatti». E il caseificio, costato più di 13 miliardi delle vecchie lire, rappresenta oggi una cattedrale nel deserto, un monumento allo spreco.
Ma non è il solo. In contrada S. Lucia è stato costruito un mercato ortofrutticolo, costato circa due milioni di euro, anch’esso però non è mai entrato in funzione. Doveva consentire ai contadini di incrementare e valorizzare e specializzare le colture ortive del territorio, tra cui il pregiato pomodoro “seccagno” di Corleone, che veniva “rubato” dai grossisti che sbarcavano a Corleone con i loro camion. E, invece, non ha mai funzionato e i contadini sono ancora costretti a “svendere” i loro prodotti ai commercianti all’ingrosso.
E che dire dell’area artigianale di contrada “Frattina”. È stata appaltata negli anni ’90 dall’amministrazione Cipriani, che vi ha investito cinque miliardi delle vecchie lire, realizzandovi circa 60 lotti, che qualche anno fa l’amministrazione guidata dal sindaco Nino Iannazzo ha assegnato agli artigiani del paese. Sembrava fatta, invece, fino ad oggi nessun artigiano ha utilizzato il lotto assegnato. Mancano i finanziamenti, le banche non erogano facilmente il credito, molti artigiani il capannone se lo sono costruito anni fa nelle aree a verde agricolo, grazie ad una speciale deroga. E che nel decollo dell’area artigianale non crede nemmeno l’amministrazione comunale guidata da Lea Savona, è dimostrato dal fatto che nel grande edificio, situato nell’area artigianale e destinato a centro congressi e uffici, intende trasferirci gli impiegati dell’Ufficio di collocamento. Come dire: l’area artigianale non decollerà mai ed io utilizzo alla meno peggio gli edifici.
È andata ancora peggio alla “Corleone-Mare”, la strada provinciale (SP2 ed SP4) che collega Corleone con S. Cipirello e S. Giuseppe Jato. Doveva essere radicalmente ammodernata, allargandone la carreggiata ed eliminandone alcune curve, perché costituiva un’arteria stradale di primaria importanza, capace di “legare” città e campagna, di collegare la zona interna del Corleone col porto e con l’aeroporto di Palermo. L’amministrazione provinciale aveva raggranellato la somma di 40 miliardi delle vecchie lire, aveva anche espletato l’appalto, vinto dalle imprese Costanzo di Catania, ma poi tutto venne bloccato. La mafia assassinò Luigi Ranieri, titolare dell’omonima ditta che aveva partecipato alla gara. E l’amministrazione provinciale dell’epoca bloccò l’opera e congelò le opere da finanziare. Col risultato di lasciare questa arteria stradale nel più totale abbandono, dove solo qualche mese fa la Provincia ha speso tre milioni di euro per la sistemazione di qualche ponticciolo e il rappezzo nel manto stradale.
Dino Paternostro

1 commento:

Leoluca Criscione ha detto...

COMPLIMENTI!! Quest'articolo, che si commenat da solo, rappresenta un ottimo "taccuino di cose da fare" anche per l'attuale amministrazione! Buon lavoro!!!