domenica, novembre 04, 2012

Le primarie del centrosinistra: con la vittoria di Renzi il trionfo dei vizi peggiori

di Pancho Pardi
Caro Paolo, nel tuo articolosul Fatto di domenica sostieni che il programma di Renzi è pessimo e il suo stile insopportabile. E subito affermi che andrai a votarlo alle primarie: una sua vittoria manderebbe in pezzi il Pd e ciò permetterebbe ai suoi elettori di partecipare in modo più creativo a un centrosinistra del tutto rinnovato. Non sono d’accordo. Prin modo più creativo a un centrosinistra del tutto rinnovato. 
Non sono d’accordo. prima di tutto perché penso che accettare l’idea stessa della candidaturadi Renzi sia un cedimento al predominio della televisione. Renzi ha sostenuto che fare il sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo. Dopo appena due anni di incarico decide di abbandonarlo. Non ha concluso il mandato, non ha realizzato ancora nulla di duraturo. Ha promesso lo sviluppo edilizio zero, ma nei presupposti del piano strutturale ci sono eccezionali incrementi di volumi. Aveva usato il ruolo di presidente della Provincia per preparare la candidatura a sindaco, ora usa il ruolo attuale come trampolino da cui saltare verso un altro mestiere (ancora più bello?). Molti fiorentini che l’hanno votato pensano che dovrebbe concludere il mandato. Troppo comodo andarsene senza aver dimostrato di saper governare.
In secondo luogo non ci sono prove che la sua eventuale vittoria scardinerebbe il Pd. Certo parecchi non sarebbero contenti. Ma c’è differenza tra il successo nelle primarie e la conquista di una maggioranza congressuale nel Pd. Renzi vincitore alle primarie potrebbe scoprire come sia arduo governare senza avere un partito alle spalle. Ha dovuto sperimentarlo Prodi che, ammetterai, aveva ben altra statura. Non c’è dubbio che una vittoria di Renzi farebbe scoppiare il contrasto tra le forze sul cui equilibrio si basa il Pd. Ma siamo sicuri che ciò produca una deflagrazione definitiva? Mi pare altrettanto plausibile immaginare una transizione laboriosa in cui i soggetti in lotta si logorano a vicenda. Invece di uno schianto, una lagna.

In terzo luogo ammettiamo che si verifichi almeno in parte la tua previsione: il Pd va in pezzi. Ma davvero si disperderebbe come un sacchetto di coriandoli? Mi sembra più realistico immaginare una divisione tra le sue parti. Non Ds da una parte e Margherita dall’altra ma quattro, cinque soggetti temporanei che non è affatto detto perdano il loro elettorato.

Tu fai della demolizione del Pd la leva per la liberazione dell’elettorato: milioni di cittadini prigionieri che liberi diventerebbero protagonisti di una palingenesi. Ma erano davvero prigionieri? Avrebbero voluto qualcosa di meglio del Pd e del centrosinistra? Certo, per esprimere la loro opposizione a Berlusconi non potevano contare sul partito della Bicamerale di D’Alema e si sono appoggiati ai movimenti. Ma in 10 anni la loro volontà non si è concretizzata in un’alternativa e ha preso la via dell’astensione. La Sicilia conferma.

Anche a me piacerebbe un partito d’azione di massa, ma quando noi dei movimenti abbiamo avuto la possibilità di costruirlo non ci abbiamo neanche provato. E oggi chi lo farebbe? La Fiom può solo dare una mano e l’unico soggetto col vento in poppa è Grillo, ma si muove in tutt’altra direzione.

Caro Paolo, non potrai convincere la Fiom a votare il sindaco più antisindacale perciò lascia che lui e Grillo se la cavino da soli. Perché potrebbe andare anche peggio. Auspichi la tabula rasa. Ma una scena in cui domina Renzi sostenuto dalla destra Pd e da robusti poteri finanziari, con un’opposizione monopolizzata da Grillo, non è una bella tabula rasa. Cerchiamo di proporre una prospettiva migliore.
da Il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2012
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Dalle macerie del Pd può nascere la liberazione
di Paolo Flores d'Arcais

Caro Pancho, l’
articolo “incriminato” ha ottenuto un record di critiche, sul web almeno il 90 %, per lo più feroci. Rispondendo a te provo a tener conto anche di altre accuse, morali oltre che politiche, visto che vengono da persone di cui ho profonda stima (Gian Carlo Caselli, Barbara Spinelli, Roberta De Monticelli…). 

La mia argomentazione era una sorta di sillogismo: 1) nel paese esiste una vasta area di cittadini, politicamente orientati sui valori “giustizia e libertà” (nel senso che l’establishment ha cercato di denigrare come giustizialismo, girotondismo e fiom-ismo) 2) una parte cruciale di tale area viene ibernata, o utilizzata ad altri fini, attraverso il voto al Pd, un’altra spinta all’astensionismo per disgusto verso la nomenklatura del Pd (vale anche per le burocrazie di Idv e Sel) 3) le energie e i voti di questi cittadini troveranno rappresentanza solo se “liberate” dall’ipoteca Pd (Idv, Sel), cioè da un collasso “tabula rasa” del centrosinistra partitocratico 4) la logica della “tabula rasa” è sempre pericolosa, perché può dare luogo a un peggio, ma 5) al peggio ci siamo già, una legge pro-concussori spacciata come anti-corruzione è l’incubo di Orwell realizzato, al ricatto del male minore è necessario ormai sottrarsi 6) la vittoria di Renzi manderebbe Pd e centrosinistra in frantumi. Dunque, è razionale votare Renzi anche se molesta il sistema viscerale. Corollario: “Sic stantibus rebus” e chiunque vinca le primarie 7) il voto al M 5 S è l’unico che possa scardinare la morta gora del dominio partitocratico e riaprire possibilità di cittadinanza attiva (l’ideogramma cinese per “crisi”, Wej-ji, è composta da “pericolo” e “opportunità”). 

Che la vittoria di Renzi non scardinerebbe il Pd mi sembra obiezione davvero debole. Sia chiaro, nulla in politica è certo, quando un giornalista mi chiede previsioni la mia risposta standard è di girare la domanda a Nostradamus, ma basta aver letto una dichiarazione di D’Alema, basta immaginare come reagirebbe il “popolo” delle feste dell’Unità (standing ovation a ogni attacco alla “Casta”) all’alleanza ovvia tra Renzi e il “centro”, per ipotizzare come probabilissimo l’effetto a catena. A catena, proprio nel senso della fissione nucleare: non credo proprio che rimarrebbero tre o quattro tronconi con una qualche consistenza, l’effetto sarebbe piuttosto da 8 settembre. 

Più consistente l’altra obiezione: ma su questa tabula rasa non nascerebbe nulla, la Fiom che io invoco come catalizzatore di una lista “giustizia e libertà” non è disponibile, e del resto potevamo dar vita a una nuova organizzazione con i girotondi e non lo abbiamo fatto. È vero, e abbiamo sbagliato, e ho riconosciuto pubblicamente, per iscritto e a voce in tanti incontri, questo errore (mio, di Nanni Moretti e solo da ultimo tuo, in ordine di responsabilità). Ma dagli errori penso si debba imparare, “perseverare diabolicum”. La Fiom attualmente rifiuta il ruolo che fu delle Trade Unions in Gran Bretagna oltre un secolo fa, fondare con la Fabian Society il Partito laburista. Ma un anno fa neppure poneva il tema della rappresentanza politica, mentre dopo l’incontro del giugno scorso con i partiti di sinistra a Roma (Parco dei Principi) non fa che sottolineare come il modo del lavoro non trovi ormai in nessuno di essi una rappresentanza fosse anche pallida. 

L’emergenza cambia in ciascuno di noi la lucidità, il senso della responsabilità e delle cose possibili. La “catastrofe” del Pd e del centrosinistra propiziato dalla vittoria di Renzi potrebbe essere il big-bang capace di far precipitare (in senso chimico) girotondi, popolo viola, se non ora quando, resistenza al marchionnismo, rivolta studentesca, web refrattario al pensiero unico, testate non allineate, attorno a una leadership promossa o “garantita” dalla Fiom, cioè dalla serietà della più grande (e anti-corporativa) forza operaia organizzata. 

Quanto alle obiezioni di ordine morale (mossa machiavellica e politicista, poco trasparente, piena di tranelli, l’opposto del “sì sì, no no” che di continuo predico…): noi dobbiamo serietà e coerenza a noi stessi e agli altri cittadini, non ai partiti. Che vanno usati, perché devono essere solo nostri strumenti. E rispettati solo se si conquistano una rispettabilità che oggi non hanno. Altrimenti, come diceva Pertini, a brigante brigante e mezzo (io non sono cristiano). Questa strumentalizzazione l’ho avanzata con il massimo di trasparenza (l’opposto del machiavellismo), e spiegandone la razionalità rispetto al fine (illuminismo di massa). Negli Stati Uniti per votare bisogna registrarsi (come repubblicano, democratico, indipendente), ma si può cambiare “registrazione” all’ultimo momento e dunque da leader repubblicano (fino alla vigilia) partecipare alle primarie democratiche e viceversa. È successo per cariche importantissime, e non fa scandalo. 

È possibile che dalle macerie del centrosinistra non scaturisca, entro aprile, il big-bang che io auspico: si riproporrà comunque come necessità dopo aver votato Grillo. A meno che la vittoria del M 5 S sia considerata una iattura peggiore di un nuovo governo Monti, o di un governo Bersani-Casini con D’Alema agli Esteri, la Melandri alla Cultura e Buttiglione alle Pari opportunità. In tale caso, “prosit!”, io preferisco rischiare i Cancelleri e i Pizzarotti.
 
Da Il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2012



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