martedì, ottobre 04, 2022

La cinghia di trasmissione si è rotta Cgil, coop, associazioni: “Pd lontano”


Dopo la sconfitta elettorale, coro di critiche da parte delle organizzazioni storicamente alleate nella società e nell’economia Alfio Mannino: “ Ha perso il contatto col mondo del lavoro”. Messina ( Confesercenti): “ Distante dai problemi reali delle persone”

di Claudio Reale

La cinghia di trasmissione non c’è più. Perse per strada le grandi organizzazioni di massa come Cgil e Arci, accantonate Legacoop e Cna, in qualche caso snobbate organizzazioni del mondo imprenditoriale come la Confesercenti. Eccolo, l’altro versante della crisi del Partito democratico: l’addio ai soggetti che un tempo permettevano al Pci, poi al Pds e infine ai Ds di interpretare la società. «Il Pd — attacca il segretario generale della Cgil siciliana, Alfio Mannino — dà la percezione di essere un partito di stabilizzazione del sistema. Parla all’establishment, ai garantiti. Sin dai tempi del governo Monti ha perso il contatto con il mondo del lavoro». E non solo con quello: «Il Pd — constata il segretario regionale della Cna, Piero Giglione — non è più il nostro interlocutore unico. Ormai ci confrontiamo con tutti. Nei dem troviamo ascolto un po’ disorganizzato».

«Abbiamo ottimi rapporti con i singoli deputati — rilancia il presidente di Legacoop in Sicilia, Filippo Parrino — ma non diventano proposte di legge. Il Pd non conosce il punto di vista delle coop agroalimentari o sociali, giusto per fare due esempi. Non lo conosce perché non lo chiede più. La cinghia si è staccata e non è stata sostituita da alcun dialogo strutturato. Io sposo le idee di sinistra: è il Pd che le ha abbandonate, anche con arroganza. Serve un bagno di umiltà». 
Anche perché i dem, che hanno pochissime sedi fisiche e una sola a Palermo, potrebbero trovare ad esempio una sponda facile nell’Arci, che i luoghi in cui vedersi ce li ha: 15 solo nel capoluogo, dove il presidente è un ex consigliere comunale della sinistra, Fausto Melluso, che alle Amministrative di giugno ha scelto di farsi da parte. «Non mi sono ricandidato — spiega — perché ho pensato che fosse più utile impegnarmi in un’altra dimensione. C’era un divario fra le cose e me. Un consigliere lavora bene se ci sono le cinghie di trasmissione, appunto. Noi abbiamo 15 circoli fisici a Palermo città: presidi importanti, luoghi in cui si fa politica. La partecipazione non è solo votare». «Adesso — suggerisce il presidente regionale dell’associazione, Salvo Lipari — bisogna ricostruire il senso di comunità. L’Arci è a disposizione, ma ovviamente non a disposizione del Partito democratico: c’è un’esigenza più generale di riorganizzazione delle forze progressiste». 
La locuzione «forze progressiste» non è stata scelta a caso da Lipari. Perché a sinistra molti hanno scelto di ripiegare ad esempio sui 5Stelle: « Il Pd — avvisa la bandiera della Fiom a Termini Imerese, Roberto Mastrosimone, che già alla vigilia delle elezioni aveva dichiarato il proprio voto per Giuseppe Conte — non entra nelle fabbriche da molti anni. Puoi anche andare davanti ai cancelli una volta all’anno, ma se poi non lanci segnali ai lavoratori, se non rispondi alle loro esigenze anche in termini di welfare o di servizi, la gente finisce per non riconoscersi più». 
«Alcuni esponenti dell’Arci si erano candidati con i Centopassi — aggiunge Lipari, da sempre attivo a titolo personale al fianco di Claudio Fava — ma nell’associazione ci sono sensibilità diverse, incluso il sostegno al Movimento 5Stelle». 
I pezzi, però, finiscono anche per perdersi per strada. Legacoop è un caso eclatante: uno dei suoi associati, l’imprenditore catanese Davide Vasta, si è candidato con Sud chiama Nord di Cateno De Luca ed è stato eletto deputato regionale. «Eppure — sorride lui, 41 anni — mio padreè stato assessore socialista al Comune di Riposto. Perché ho scelto De Luca? Perché è l’unico che dà risposte concrete. A Giarre c’è un comitato che chiede la riapertura dell’ospedale, ridotto a mero pronto soccorso. Nessun altro se ne occupa». 
«Il Pd — dice il presidente regionale di Confesercenti, Vittorio Messina — si è allontanato dai problemi reali delle persone. Così facendo non riesce più a interpretare i bisogni concreti. I dem non sono più nostri interlocutori da più di un decennio. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti » . La rinascita può ripartire da lì. Dal ritorno alle origini. 

La Repubblica Palermo, 4/10/2022

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