venerdì, ottobre 07, 2022

INTERVISTA ALL’EX SEGRETARIO DEL PCI-PDS. Achille Occhetto: “Nei cantieri e nelle periferie, è lì che deve stare la sinistra”


di Claudio Reale

«Quando ero segretario della federazione di Palermo, una volta alla settimana mi presentavo davanti al Cantiere navale. È lì che dovrebbe tornare il Pd. Bisogna capire chi si vuole rappresentare». Per la sinistra siciliana Achille Occhetto non è solo l’artefice della svolta della Bolognina: commissario del Pci palermitano alla fine degli anni Sessanta, il “compagno Akel” — che oggi alle 18 sarà alla Sala delle Capriate del municipio di Cefalù per presentare il suo nuovo libro, “Perché non basta dirsi democratici” — fu poi segretario regionale e fino alle Politiche del 1983 deputato eletto a Palermo. «Per la prima volta da quando mi occupo di politica — avvisa però — non c’è una specificità siciliana. La disfatta è identica: nell’Isola come in Toscana». 


La prima domanda è, naturalmente, perché? 
«Perché non si è cercata l’originalità della sinistra. Non si è cercata un’alleanza ampia fra tutta l’area democratica e antifascista per contrastare la destra». 
Solo una questione di alleanze? 
«No. Serve un cambiamento profondo del partito. Enrico Letta, alla direzione, l’ha detto chiaramente: non si deve decidere se stare con Giuseppe Conte o Carlo Calenda. Bisogna decidere come stare con la società italiana. Quali strati sociali vuole rappresentare questo Pd?». 
In Sicilia, ad esempio, le fabbriche hanno voltato le spalle ai dem, optando per i 5Stelle. 
«Io credo che il Pd siciliano, in prima battuta, debba decidere se diventare il campione della questione siciliana e della questione meridionale». 
Cosa significa, tradotto in azioni specifiche? 
«Ogni volta che è stato dato un euro al Mezzogiorno, con tutti i governi che si sono succeduti, ne sono stati dati due al Nord. Una forza realmente di sinistra dovrebbe battere i pugni sul tavolo e chiedere di invertire questa proporzione». 
In Sicilia il Pd non amministra più i grandi comuni e anche le vecchie roccaforti rosse votano altro. Cosa si è sbagliato? 
«Il Pd deve discutere della propria identità. Deve capire se vuole essere il rappresentante del più complesso e generale mondo del lavoro e di chinon trova un impiego. Bisogna spostare in quella direzione l’asse della propria iniziativa». 
La domanda resta una: come? 
«Bisogna mettersi radicalmente in contatto con il territorio, con i quartieri, con le periferie, con le fabbriche, con i lavoratori. Appunto: tornare al Cantiere navale o sulle impalcature delle costruzioni edili». 
Nei campi e nelle officine. Trova che i 5Stelle lo facciano, che siano in definitiva la nuova sinistra? 
«Il movimento si è inserito in un vuoto lasciato dal Pd, con rivendicazioni anche di sinistra. Ha però un limite». 
Quale? 
«Non riesce ad avere il progetto complessivo che deve avere un partito che si dice di sinistra per mettersi nelle condizioni di condurre il Paese». 
Una ricucitura è possibile, è necessaria? 
«Se il Movimento 5Stelle vuole lanciare un’opa sul Pd, si sbaglia. Dovrebbe ragionare sul limite che ha avuto in questa campagna elettorale nel non aver accettato un’alleanza più ampia». 
In Sicilia la questione è bruciante. I 5Stelle hanno scaricato Caterina Chinnici all’ultimo istante. 
«Ecco. Il movimento deve spiegare agli italiani perché non è riuscito a fermare lo scandalo nazionale del trionfo della destra e ai siciliani perché ha lasciato capovolgere gli anni gloriosi di purificazione dell’Isola dalla mafia». 
A cosa si riferisce? 
«Chi ha vinto in Sicilia?». 

Renato Schifani. Il centrodestra. 
«Basta quell’alleanza. Non c’è bisogno di dire Totò Cuffaro o Renato Schifani: c’è un clima che sta portando via le giornate di liberazione di Palermo che abbiamo tutti vissuto. Porta la Sicilia nella casella di sorvegliato speciale per ciò che riguarda la lotta alla mafia». 
Da cosa si riparte? Da Peppe Provenzano, ad esempio? 
«Provenzano ha le capacità per traghettare nel futuro la sinistra. Ma ho giurato a me stesso e a tutti quelli che mi hanno chiesto pareri che in questa fase non faccio nomi. La cosa importante è una sola». «Il Pd deve capire che deve rifondare la propria identità. Deve tornare fra i lavoratori. Poi i nomi per guidare questo percorso si troveranno». 

La Repubblica Palermo, 7/10/2022

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