mercoledì, settembre 28, 2022

Le idee. Cara Sinistra per risorgere devi sorridere


di FRANCESCO PICCOLO

Torna a essere popolare, che è diverso da populista. Responsabile lo sei, da sempre: ma ora, per vincere di nuovo, prova a regalarti un po’ di leggerezza. E di grandi visioni

Cerchiamo e cercheremo delle ragioni per capire perché la sinistra perde sempre in Italia, e perché il Pd è così congenitamente fiacco. Sì, è fiacco, è questa la vera impalcatura da rimuovere, mentre si rimuovono segretari. Basta vedere la dichiarazione di Debora Serracchiani dopo i primi risultati del voto, una imbarazzata e imbarazzante dichiarazione stile Democrazia Cristiana anni Ottanta, e diventa comprensibile quello che è successo. Chi ricorda come la Serracchiani è entrata nella direzione del partito, giovanissima, con un discorso aggressivo e impertinente, capisce qual è la caratteristica principale del Pd: spegnere e imbalsamare chiunque. Per questo stia attenta/attento il prossimo segretario. 


Le ragioni principali della sconfitta reiterata del centrosinistra italiano alle elezioni, non soltanto questa volta ma da moltissimi anni a questa parte, hanno a che fare soprattutto con questioni molto serie: l’incapacità di interpretare un’idea trascinante. E ce ne sono molte - elencate quasi sempre nel programma del partito principale. Se si prendesse per esempio la questione dell’ambiente, se diventasse quella la questione trascinante, ma allora cosa farebbero o avrebbero fatto quei giovani che sfilavano disperati e irrappresentati? E ce ne sono altre. Il M5S, per esempio, ha dato peso al reddito di cittadinanza, trascinandosi dietro molti voti all’ultimo momento; il partito largamente vincitore invece è l’unico che con chiarezza totale ha detto: basta reddito di cittadinanza. Quindi gli italiani, per carità, sono strani. E il Pd? Boh. Nella sostanza, né l’uno né l’altro. È il partito della responsabilità, si prende sulle spalle i momenti di crisi e si fa trovare pronto a prendersi carico del Paese. Grande merito, ma poi nient’altro. Il risultato è che quasi tutti lo detestano, e la campagna elettorale lo aveva come bersaglio principale da ogni parte. 
Poi, la si risolve con i segretari. Il povero Letta è l’ennesima vittima, anche se un errore incomprensibile lo ha fatto: ha lanciato l’allarme del postfascismo, degli antieuropeisti, ha citato ossessivamente l’Ungheria. Ma dopo aver deciso di non prendere in considerazione una grande alleanza antifascista che oggi avrebbe numeri di poco più alti dei vincitori. Non si sa se ci sarebbe riuscito, ma quale credibilità ha un politico nel lanciare l’allarme se è stato il primo a non preoccuparsi? Ma se non vi siete preoccupati voi, dirà la gente, perché dovremmo preoccuparci noi? 
Fatta salva la premessa che conta la sostanza, che è la prima cosa da andare a cercare, c’è anche qualcos’altro: l’imbalsamazione. 
In fondo non essere populisti può essere un merito per tutti coloro che alla fine votano il Pd, con ostinazione; ma non essere popolari è una colpa. Non essere vivi, allegri, coinvolgenti, ironici, è una colpa. 
La sinistra italiana ha prodotto, per esempio, la più grande satira politica, in ogni mezzo mediatico. Questa capacità di ridere di sé stessi, di inventare personaggi epici che distruggono ogni durezza e seriosità, ogni contraddizione e inciampo della sinistra, ha avuto un valore, che trovo incontestabile, ma che comunque qualcosa ha determinato: l’aver educato il gran popolo della sinistra a ridere di sé, a essere sdrammatizzante, leggero; forse anche a non credere abbastanza in sé stessi? Può darsi, ma era sacrosanta. E pur avendo prodotto leggerezza e autoironia, non è riuscita a produrre una classe dirigente seducente, accesa, viva. Il linguaggio pop ha pervaso il mondo fuori dal Palazzo; ma non è stato possibile contaminarlo, entrare dentro. O meglio, una volta è successo, con Matteo Renzi - che per questo i vecchi capi hanno guardato con orrore e addirittura se ne sono scappati dal partito. Poi Renzi ha dilapidato questo suo tesoretto per altri motivi (serissimi), diventando a sua volta prima rancoroso e pettegolo, infine irrilevante. 
Ma un motivo ci deve essere se chiunque diventi segretario del Pd, dall’entusiasmo che lo spinge verso quel posto, impallidisce, ingrigisce, si intristisce e intristisce noi tutti, e l’unica cosa che vogliamo fare è buttarlo via per prenderne un altro. Ma il timore è questo: non è che se diventa segretario(a) Elly Schlein, che al momento, oltre a essere solidissima, giovane e donna, fa anche le imitazioni della Meloni, poi, dal momento in cui si mette a capo del partito, impallidisce, ingrigisce e si intristisce? Non è che l’origine della malattia non sta nelle singole persone, ma nell’ambiente, nel partito? Lì fuori, il popolo di sinistra che resiste, oltre a essere preoccupato e incazzato e impoverito, è anche vivo, leggero, allegro. E pieno di incrollabile speranza. Lì fuori ci sono persone vive, vitali, accese, pronte a spendersi per battaglie grandiose, riscosse epocali, cambiamenti rivoluzionari; pronte a ritrovare l’entusiasmo della politica - e lo testimonia il fatto che molti (ma sempre meno) non mollano nemmeno davanti al grigiore. Sono tutti in attesa, da anni, di essere chiamati a raccolta. Sono capaci di dimenticare tutte le delusioni precedenti, pronti a dire: stavolta, però. Ma lì dentro, nel Partito, ci sono persone grigie e timorose, caute e pronte a spendersi soprattutto per una rivalità molto virile (quanto è progressista questo?), con le tipiche lotte tra maschi che non se la perdonano per tutta la vita, vendette, odii, correnti e nomenklatura che resiste a tutto; sono permalosi, indicano per anni come nemici chi ha osato criticarli, covano rancori dalla giovinezza alla vecchiaia. Forse, la sensazione che danno gli altri partiti o movimenti o coalizioni (sì, gli altri fanno le coalizioni), è una corrispondenza tra coloro che votano e coloro che sono votati: intelligenti, scemi, allegri, incazzati, urlanti, pensanti, cazzari. Per strada e dentro il Palazzo. Quelli dentro e quelli fuori si assomigliano. E quando vedi Meloni, beh, sembra divertirsi. Letta mai, e se ci prova è goffo. Sicuro che non significa niente? 
Il problema non è la serietà ma la leggerezza. La serietà il Pd ne ha avuta tanta, e ha portato cautela, responsabilità, mestizia. La leggerezza porta capacità di rischio. La serietà conserva, la leggerezz a fa venire voglia di cambiare. È ovvio che sono tempi in cui è difficile essere leggeri, anzi difficilissimo. Ma è proprio il momento di esserlo, di rischiare. Essere leggeri vuol dire togliersi il peso di quel grigiore. 
Ripeto: più di tutto, vale la sostanza dei programmi e le grandi idee che coinvolgano. Ma vale anche una vitalità allegra e trascinante. Chi vota a sinistra ce l’ha (ne ha sempre meno, ovviamente, ma la pazienza quanto può durare?); chi dev’essere votato entra ed esce dalla sede del Partito come se lì dentro ci fosse una perenne camera ardente. È come se non fosse la sede del partito più grande della sinistra, ma l’obitorio. Nessuno, entrando e uscendo dall’obitorio, nega che ci sia bisogno di questa spinta potente e diversa, coinvolgente ed entusiasmante; soltanto, dicono, che bisogna aspettare, ci sono questioni più urgenti da risolvere. Bisogna essere responsabili. E così, di senso di responsabilità in senso di responsabilità, il momento delle idee grandi non arriva mai. 

La Repubblica, 28/9/22

1 commento:

Martin ha detto...

Ottima analisi.