sabato, settembre 09, 2023

USTICA, AMATO E LA SOVRANITA’ LIMITATA DELL’ITALIA


GIOVANNI BURGIO

Dopo la pubblicazione sabato 2 settembre su Repubblica dell’intervista a Giuliano Amato sulla strage di Ustica, la prima domanda che molti si sono fatti è stata “Perché proprio ora?”. E poi in rapida sequenza “Perché Amato non ha parlato prima? Come mai dopo tanti anni? A chi giovano adesso queste rivelazioni? Vuole colpire il governo Meloni?”.

È bene innanzitutto sgombrare il campo da congetture e ipotesi che non aiutano a capire cosa e perché è successo, e soprattutto non contribuiscono a fare luce su questo tragico evento.

E riflettiamo poi sul fatto che questo caso ci spinge a esaminare quale sia la posizione dell’Italia nello scenario internazionale, oggi come ieri. Studiamo come si è mosso, o sarebbe meglio dire, come si è potuto muovere, questo Paese uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale. Ricostruiamo quindi i fatti così come sono accaduti, e individuiamo i soggetti che li hanno originati.



CHI HA SCATENATO LA BUFERA

Lirio Abbate, giornalista di Repubblica, la stessa sera di sabato ha chiarito nella trasmissione della 7 “In onda” che, essendo stati da poco tempo desecretati i documenti sulla strage di Ustica, già dal mese di giugno di quest’anno il gruppo editoriale “Repubblica – L’Espresso” aveva iniziato a pubblicare alcuni atti di questo dossier.

Inoltre ha aggiunto che anche Andrea Purgatori, grande conoscitore di questa strage del 1980, stava preparando per i prossimi mesi una trasmissione televisiva su questo argomento. E a tal fine, oltre ad avere raccolto alcuni materiali, aveva già fatto un’intervista a Giuliano Amato. Purtroppo, improvvisamente, il giornalista è morto poco dopo.

Questi gli antefatti dell’intervista a Giuliano Amato e la ricostruzione raccontata da Lirio Abbate.

Ora, aggiungiamo noi. Il giornale La Repubblica, probabilmente essendo a conoscenza delle dichiarazioni di Amato rilasciate a Purgatori e volendo proseguire nella ricerca della verità su questa strage, ha dato incarico ad una sua firma di punta, Simonetta Fiori, d’intervistare Giuliano Amato. E così è stato. E a intervista effettuata, ha pubblicato subito quanto da lui dichiarato.

D’altronde anche lo stesso Amato ha confermato questa versione dei fatti, e martedì 5 settembre ha inviato una lettera proprio a Repubblica dove affermava che lui non ha preso alcuna iniziativa a proposito di questa vicenda, ma che ha semplicemente acconsentito a rilasciare un’intervista alla giornalista di Repubblica.

Quindi nessun input di Amato, nessuna regia dell’ex Presidente del Consiglio, nessun intento politico nelle sue “clamorose rivelazioni”, nessun oscuro retroscena.

Sono stati invece la recente desecretazione degli atti sulla strage di Ustica e lindagine giornalistica del noto gruppo editoriale che hanno originato le affermazioni dell’uomo politico, che, bisogna ricordarlo, in quel periodo ha ricoperto importantissimi e delicati incarichi istituzionali.


LE SENSAZIONALI RIVELAZIONI

Veniamo adesso alle rivelazioni di Amato. In estrema sintesi le cose più importanti che l’ultraottantenne ex socialista ha raccontato sono due. Primo: l’areo Itavia la sera del 27 giugno 1980 alle 20.59 è stato abbattuto da un missile sganciato da un mig francese che invece aveva come bersaglio l’areo in cui viaggiava il leader libico Gheddafi. Secondo: Craxi, venuto a conoscenza di questo piano franco – statunitense, avrebbe avvertito Gheddafi dell’attentato ai suoi danni.

Ora, senza volere scendere nei dettagli più minuti e lasciando da parte tutte le polemiche subito scatenatesi, come per esempio che Craxi nel 1980 non ricopriva nessun incarico di governo, che nel passato Amato ha fatto dichiarazioni contraddittorie, che tante di queste cose già si conoscevano, ecc. ecc., è bene focalizzare l’attenzione sulla questione centrale del problema. E quindi porsi le fondamentali domande che da quattro decenni non trovano risposta e che vanno invece al cuore dell’enigma della strage di Ustica.


IL MURO DI GOMMA

Come mai quasi tutti i vertici italiani delle tre Armi, immediatamente e in tutti gli anni successivi, sono stati reticenti, silenziosi o qualche volta bugiardi su questi fatti? Perché i numerosi governi che si sono succeduti, e di ogni colore politico, non hanno mai voluto fare chiarezza? Come mai sono scomparsi moltissimi documenti risalenti a quei giorni? Perché molte testimonianze non sono state tenute in considerazione? Come è possibile che è stata innalzata una fitta cortina fumogena su tutte le indagini che si andavano sviluppando?

In una sola ed elementare domanda: “Come è possibile che uno Stato che siede nel G7, in tutte le sue espressioni e componenti, e anche a distanza di molti anni, non è riuscito a definire i principali contorni di questa tremenda vicenda e avvicinarsi ai soggetti responsabili dei fatti? Cosa e chi ostacola il raggiungimento della verità?”.

Penso che la risposta, l’unica probabilmente, sta nella posizione geopolitica e strategica ricoperta dall’Italia dal secondo dopoguerra in poi.


LA SOVRANITA’ LIMITATA

L’Italia infatti è stata destinata dall’accordo di Yalta del 1945 al campo occidentale. È da quella data che la lunga penisola che si stende al centro del Mediterraneo è diventata la linea di confine fra est e ovest, fra l’allora mondo comunista sovietico e la contrapposta alleanza atlantica.

L’Italia, cioè, si è trovata schiacciata fra la NATO e il Patto di Varsavia, geograficamente e militarmente opposti, soprattutto in territorio europeo.

La guerra fredda, l’innalzamento del muro di Berlino, tutte le successive mosse dei due principali contendenti, USA e URSS, hanno inasprito e irrigidito questa suddivisione in due dell’Europa e del mondo intero.

In questo quadro di contrapposizione frontale l’Italia non ha avuto alcun margine di manovra autonoma per la sua vita politica interna e internazionale. L’Italia in sostanza ha vissuto con una sovranità nazionale limitata, con governi sorvegliati speciali e politiche estere subordinate.

I tentativi di Berlinguer, Moro, Craxi, ma si potrebbe dire del sistema politico della Prima Repubblica, di attuare politiche nuove ed originali si sono infranti contro l’oscura ma concretissima azione di contrasto del principale alleato occidentale: gli USA.

Due esempi valgono su tutti. Il tentativo di Enrico Mattei di avere un’indipendenza energetica, oggi tanto attuale e di vitale importanza, stroncato barbaramente dall’attentato di Bascapè. L’uccisione di Aldo Moro, consentita dagli Stati Uniti e accettata anche dall’URSS proprio per scongiurare la rottura di quella ripartizione bipolare mondiale concepita a Yalta.

E un’altra scelta politica che si connotava come libera e indipendente, e che tocca da vicino proprio la vicenda di Ustica, non è mai stata vista di buon occhio e tollerata dagli alleati occidentali: la nostra particolare attenzione verso la sponda del sud del Mediterraneo, verso il mondo arabo, e visto il nostro passato coloniale verso la Libia. Ricordiamoci che l’ultimo atto in tal senso è stato compiuto dalla Francia nel 2011 quando ha determinato la caduta del regime libico di Gheddafi senza neanche chiedere l’opinione dell’Italia.


CI SARA’ MAI LA VERITA’?

Allora, se la NATO è tuttora il sistema di alleanza nel quale si riconosce l’Italia, e se le dichiarazioni di Amato colpiscono due dei nostri più importanti alleati, la Francia e gli Usa, come potrà venir mai fuori la verità su Ustica?

Potranno queste due potenze nucleari ammettere che hanno concepito nel passato strategie, piani e operazioni che fuoriuscivano dalle consuete regole internazionali?

Potranno mai questi due nostri partner strategici dare qualche notizia e concedere qualche elemento di verità su quanto è accaduto quella sera?

È vero che l’antica ripartizione bipolare mondiale non c’è più, che è caduto il muro di Berlino e che la potente Unione Sovietica si è spezzettata in mille repubbliche. Ma l’Alleanza atlanticaguidata dagli Stati Uniti non è forse rimasta in piedi? Oggi, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, non è più forte che mai?

Tutte queste considerazioni e dati di fatto portano alla conclusione che difficilmente sapremo come sono andate realmente le cose nei cieli del Tirreno nel 1980.

E comunque la domanda che sta alla base di tutto è: “Di quale vera libertà gode oggi il nostro Paese?”.

Giovanni Burgio

9.9.23

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