giovedì, settembre 28, 2023

INTERVISTA ALL’ARCIVESCOVO DI CATANIA. Luigi Renna: “Diamo voce alle nostre comunità quando sono indignate”

di Alessandro Puglia 

“La politica non veda i nostri interventi come questioni personali. Parliamo per scuotere la società civile”

«La politica non veda il nostro intervenire come una questione personale, ma come una sollecitazione alla coscienza della società civile». Monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della commissione episcopale per i problemi sociali, lavoro, giustizia e pace della Conferenza episcopale italiana, interviene sulle questioni sociali rimarcate con forza dai presuli “interventisti”, ultimo il vescovo di Cefalù Giuseppe Marciante che ha alzato la voce sui ritardi dei governi regionali nella prevenzione degli incendi. Ma tende una mano al presidente dei vescovi siciliani, Antonino Raspanti, che ha smussato l’attrito con il governatore Schifani: «Il comunicato della Cesi — dice — è stato approvato da tutti i vescovi siciliani, altrimenti non sarebbe stato pubblicato». 
Ma voi vescovi continuerete ad alzare la voce? 


«Noi abbiamo il dovere e il diritto di farci espressione delle nostre comunità. Siamo i primi a essere presenti nel territorio quando c’è un’emergenza e ne ha dato prova il vescovo di Cefalù. Dobbiamo dare voce a chi non ne ha, soprattutto nei territori più disagiati e periferici». 
È quello che ha fatto Marciante sugli incendi che hanno devastato Cefalù, uccidendo una donna. 
«Certo. Ma l’idea che noi vescovi siciliani non volessimo dare giudizi gratuiti nei confronti del governo è stata unanime. Come lo è stata a luglio, quando abbiamo chiamato in causa le responsabilità non certamente additabili agli ultimi mesi di governo, ma piuttosto a una strategia politica e amministrativa che riguarda tutto il mondo forestale e andrebbe affrontata con più attenzione». 
Ha sbagliato dunque Schifani ad accusare il vescovo di Cefalù di essere un agitatore sociale... 
«Bisogna comprendere l’esasperazione di un pastore che si trova a rispondere di una situazione in cui il popolo si sente solo, inedita e che ha portato persino alla morte una giovane donna. Le sue parole sono state certamente forti, lui non le rinnega e noi dobbiamo avere rispetto per quelle parole, come si è avuto rispetto nei miei confronti in occasione delle mie parole pronunciate per l’omelia di Sant’Agata in cui invitavo i futuri candidati a sindaco di Catania a non presentarsi in caso di pendenze penali. Dobbiamo poi avere la facoltà di capire quando si fa un’osservazione in un momento di emergenza. Non credo che monsignor Marciante abbia voluto muovere alla sommossa, ma ha semplicemente voluto che tutta la gente si sentisse indignata anche verso un governo che naturalmente ha ereditato delle situazioni e sta cercando di affrontarle». 
In sintesi, non siete all’opposizione. 
«Non c’è una stroncatura verso il governo, e nessuno pensa di trovarsi davanti ai Vespri siciliani. Ognuno di noi, con il proprio ruolo, fa la sua parte. Altrimenti non si cammina più verso il futuro, e nel futuro si cammina insieme con le proprie responsabilità». 
I vescovi siciliani però hanno richiamato la classe politica anche su altri temi, dal lavoro all’immigrazione... 
«È giusto che i vescovi siciliani, soprattutto nelle aree dell’entroterra come nei casi delle diocesi di Caltanissetta o Cefalù, facciano sentire la loro voce per chiedere politiche che favoriscono i giovani, come anche nel caso delle infrastrutture per favorire l’impiego nelle grandi città siciliane. 
Sull’immigrazione per noi è pane quotidiano, nel senso della continua assistenza che offriamo. Dalla diocesi di Agrigento, in prima linea a Lampedusa, ai seicento pasti al giorno che diamo quotidianamente nelle nostre mense». 
Insomma, i vescovi hanno il sacrosanto diritto di dire quello che pensano... 
«Nella libertà e nella carità. Collaborando, ma dando voce a chi non ne ha, soprattutto nei territori più disagiati e periferici. La politica non veda il nostro intervenire come una questione personale, ma come una sollecitazione alla coscienza della società civile a farsi carico dei problemi. Pensiamo ad esempio come è scesa la partecipazione al voto: così rischiamo che le coscienze si addormentino e le persone non riconoscano la gravità di determinati problemi. Noi non vogliamo colpire e offendere nessuno, siamo tutti a servizio della persona e della società. 
Il nostro compito è quello di formare le coscienze». 

La Repubblica Palermo, 28/9/2023

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