sabato, settembre 30, 2023

Anniversario apertura Palermo-Sciacca, l'ex Assessore Provinciale Totó Alamia parla a ruota libera, su infrastrutture, territorio e politica

SS624 - Il restringimento all'altezza di Portella 

Il 30 Settembre del 1997 rappresenta una data storica per il territorio che si estende dalla Valle dello Jato fino alla Valle del Belice, poichè proprio in questa data fu inaugurata e definitivamente aperta al transito veicolare,  la SS 624, meglio conosciuta come SV Palermo-Sciacca, la quale, per volere dello stesso  Alamia,  venne chiamata " Strada della Liberazione".

Quest'anno la ricorrenza è concomitante con un altro importante evento che riguarda la vita del territorio Jatino, ossia le elezioni comunali a San Giuseppe Jato, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. 

Alla vigilia di questi due importanti eventi, abbiamo intervistato Totò Alamia, appunto ex Assessore provinciale ai lavori pubblici, esponente storico della sinistra provinciale e locale, il quale, durante il suo mandato, riuscì a raggiungere quell'obiettivo che tanti, prima di lui avevano mancato.

L' apertura della SS624 che risale agli anni del suo impegno a Palermo come assessore provinciale ai LL.PP. di una giunta progressista, può essere interpretata come una vera svolta da un punto di vista sociale, economico e per l'immagine dello stato, raccontiamo questo pezzo importante di storia recente.

La Palermo-Sciacca ha sicuramente rappresentato il punto di liberazione di un territorio controllato sostanzialmente dalla Mafia. Proprio per questo decidemmo di chiamarla " Strada della Liberazione".

Parliamo di un'opera il cui progetto originario risale ai primi anni 70, di lavori di realizzazione  che procedevano a rilento da circa 20 anni e che si  protraevano proprio a causa del condizionamento mafioso sulle imprese che via via si avvicendavano nella realizzazione.  Proprio per questo l'opera rappresentava un obiettivo convinto e determinato del mio impegno politico. Tant'è che a seguito dell'arresto dell'allora presidente provinciale Musotto, ebbi a dire ai commissari inviati dal ministero, che il completamento e l'apertura della SS624 doveva essere una delle priorità dell'azione commissariale, per il semplice fatto che essa rappresentava uno dei bisogni  più eclatanti della comunità, al punto tale che dal 1994 in poi,  coinvolgendo cittadini, imprese, operatori economici dei comuni interessati, da Sciacca a Menfi, da Sambuca a Camporeale, passando per La Valle dello Jato e fino a Palermo, furono raccolte circa 100.000 firme che inviammo al presidente della Repubblica. La commissione mandò così in gara il tratto che andava dal bivio Pernice al bivio di Piana degli Albanesi, uno dei tratti meno problematici e ancora da completare e si diede inizio ai lavori. Il 30 Giugno del 1996 il centro sinistra vinse le elezioni provinciali e diventai assessore ai lavori pubblici. Uno dei primi atti di cui ci facemmo carico fu la sottoscrizione di un protocollo con il quale l'Anas prendeva in carico la strada. Furono completati i lavori e il 3 Settembre, altra data significativa, nella quale si ricorda l'assassinio del Generale dalla Chiesa, fu inaugurato quel tratto. Questo primo atto rappresentò un segnale forte da parte dello stato, ovvero la capacità di dare risposte ai bisogni dei cittadini; il secondo segnale forte fù l'arresto, sempre nel 1996, di Giovanni Brusca. Quindi abbiamo dato l'immagine di uno stato che da un lato è stato capace di funzionare bene, dall'altro che è stato capace di imporsi sui mafiosi e di avviare quel processo di liberazione del territorio dall'oppressione mafiosa. Questo rappresentò la spinta per l'approvazione, da parte della Giunta Provinciale, del progetto di  completamento  che comprendeva l' ultimo tratto, dal bivio di Piana al bivio di Giacalone.  Portammo in gara anche questo ultimo intervento e quando furono consegnati i lavori all'impresa aggiudicataria, al titolare fù raccomandato, sia da parte mia che da parte dell'allora prefetto Damiani, di non dare assolutamente tangenti a nessuno; tra l'altro fu attivato un sistema di doppio controllo, sia da parte dell'amministrazione  provinciale sia da parte della prefettura. Ciò nonostante i segnali e i tentativi di infiltrazione arrivarono lo stesso  all'impresa, tanto è vero che  per tutelare l'impresa stessa e garantire il completamento dei lavori,  il  cantiere venne presidiato dall'esercito, fino alla fine dei lavori e alla definitiva apertura avvenuta proprio il 30 Settembre 1997.


Invece dal punto di vista economico e di sviluppo del territorio, cosa ha rappresentato e cosa continua a rappresentare questa importante infrastruttura?

La SS624 ha rappresentato e continua a rappresentare  una grande opportunità, sopratutto per le aziende del territorio interessato e quindi anche per le nostre imprese. che grazie a questa arteria, hanno avuto  e continuano ad avere un enorme abbattimento dei costi legati al trasporto, al carburante, al tempo impiegato per raggiungere i diversi mercati e le piazze di stoccaggio, così come per raggiungere Palermo. Una strada che consente di collegare i due versanti della Sicilia, il versante Tirreno e quello Mediterraneo in poco più di 90 minuti. Ci sono esempi concreti di aziende che hanno fatto il salto di qualità, mi riferisco a DonnaFugata, Cantine Alessandro, ValDibella,  per certi versi anche la cantina Alto Belice, per rimanere un po' più vicini a noi. Senza dimenticare poi l'aspetto turistico; la SS624 attraversa infatti un territorio che vanta un' offerta paesaggistica, enogastronomica, archeologica, di grande valore e lo collega con tanti punti strategici della Sicilia. 


Oggi vediamo che le condizioni di questa strada sono pessime. Bisognerebbe intervenire urgentemente sia a livello di manutenzione ordinaria sia a livello di manutenzione straordinaria. Qual'è lo stato delle cose?

Penso che lo stato delle cose sia sotto gli occhi di tutti, ci sono problemi strutturali, ci sono problemi inerenti il  manto stradale, ci sono criticità che riguardano i piloni che sorreggono il tratto compreso tra il bivio di Piana e Portella, probabilmente le fondazioni alla base dei piloni ai tempi non sono state adeguatamente “attenzionate”.  A questi problemi si è ovviato con il restringimento della carreggiata e la riduzione del flusso veicolare, con il divieto di transito per i mezzi pesanti, la scarificazione e il riasfalto di alcuni tratti e così via. Ma questi interventi  non rappresentano delle soluzioni, sono solo dei pannicelli caldi. Bisognerebbe intervenire sulle strutture portanti, bisognerebbe utilizzare materiali moderni capaci di assorbire e drenare l'acqua, occorre verificare se la morfologia del terreno è ancora coerente con i risultati rilevati ai tempi della progettazione. Mi rendo conto però che un'eventuale chiusura temporanea causerebbe enormi disagi all'intero territorio, perchè le strade alternative ad oggi sono quasi tutte non percorribili. Occorre che le istituzioni inizino a considerare questi problemi con una certa serietà, assumendo impegni precisi.


In questi anni l'abbiamo vista in prima fila con i comitati civici, al fianco dei sindaci e delle imprese, ha cercato interlocuzioni con i vertici della città metropolitana e della regione per rivendicare quell'attenzione necessaria per il territorio. Di fatto però i risultati ottenuti sono stati piuttosto scarsi. E questo nonostante un notevole impegno elettorale da parte di molti sindaci e amministratori, che nel territorio si sono spesi a sostegno di tanti deputati regionali e nazionali, dimenticando però di rivendicare, nei confronti dei loro interlocutori, ciò che serve veramente. Lo stato di fatto ci dice di territori totalmente  abbandonati, tante disattenzioni da parte delle istituzioni, inefficienze e continui disservizi, sembra che tutto questo alla politica non interessi più.

I comitati civici hanno fatto il loro dovere, cioè quello di sostituirsi alla politica, di fatto delegittimata dallo scioglimento per mafia in entrambi i comuni Jatini. Hanno portato avanti un'attività propositiva e hanno cercato di rappresentare le istanze del territorio, rivendicando diritti e necessità della comunità. Fatto ciò, con il ripristino delle normali condizioni e con il rientro della politica, hanno esaurito la loro ragione d'esistere. Purtroppo il problema oggi è rappresentato da un errato concetto  di politica da parte di tanti sindaci e amministratori locali, che hanno trasformato la politica del rivendicare in politica del chiedere. Se poi nel chiedere  ci si accontenta di una mancia di qualche migliaio di euro, sottoforma di sostegno per finanziare una festicciola di paese, a fronte di importanti bisogni e diritti da rivendicare, non si fa altro che trasformare il deputato di turno in un feudatario, che a sua volta considererà vassalli i suoi referenti locali e si crederà  padrone di quel feudo. Questo rappresenta un problema per se stessi, per il territorio e per la stessa politica.

Torniamo alla politica locale. Dopo lo scioglimento per mafia, San Giuseppe Jato torna al voto. Come sappiamo  ci saranno 3 candidati con le rispettive liste collegate. Intanto un suo parere sullo scenario che si è delineato. 

Francamente provo un misto di delusione e di sorpresa. La delusione è determinata dalla rinuncia all'impegno da parte di tanti soggetti e di tanti amici  che  avrebbero dovuto e potuto provare a costruire insieme a me un'occasione di riscatto per la città, dopo l'onta dello scioglimento per mafia. La sorpresa, in senso negativo, è invece determinata dalla presenza di soggetti che nonostante portino sulle proprie spalle il peso della  responsabilità, su alcune vicende che rischiano di mandare in dissesto il comune, mi riferisco ai 6 milioni inerenti alla mai completata piscina comunale,  hanno avuto la faccia tosta di ripresentarsi agli elettori e queste responsabilita' riguardano a vario titolo tutte e tre le 3 liste in competizione. Poi sono perplesso  perchè quella che realmente poteva rappresentare una valida alternativa, è diventata un'accozzaglia di forze molto diverse tra loro, prive di capacità progettuali e tenute insieme dal solo scopo di vincere e occupare le poltrone. Infine sono deluso dal PD, per la prima volta fuori dalla competizione comunale,  incapace di elaborare una propria proposta politica e che ha preferito rimanere fuori pur di mantenere in piedi un accordo con i Fratelli d'Italia responsabili in primis del Commissariamento del Comune. Comportamento inaccettabile e che rende necessarie le dimissioni di tutti i dirigenti locali e provinciali di questo partito.


Lei fino a qualche giorno fa era convinto di poter presentare una sua  proposta politico-  amministrativa. Salvo poi rinunciare una volta preso atto dell'intenzione di molti di non impegnarsi e della conseguente impossibilità a perseguire questo obiettivo.  Nel suo comunicato faceva trasparire una certa amarezza. Non tanto o non solo a livello personale ma per una comunità, che ha bisogno di riscatto. È così o mi sbaglio?

Ho invitato alcune persone di provata capacità e competenza ad affiancarmi in una proposta di governo di questa città, ma ho constatato che queste persone non intendevano impegnarsi. A questo punto mi sono reso conto che da solo non sarei riuscito a garantire un buon governo ai miei concittadini. L'amarezza sta nel fatto che ho riscontrato nei miei interlocutori un certo disinteresse ai problemi della nostra Comunita'. Quando si preferisce restare chiusi nelle proprie case piuttosto che provare a fare qualcosa, si consegna il paese ai peggiori.


Da anni ormai nella nostra valle, un tempo roccaforte rossa, la sinistra ha perso appeal sull'elettorato e,  fatto ancora più grave, ha rinunciato alla propria presenza organizzata.  Di fatto per la prima volta la Sinistra non ha una proposta politico-amministrativa ed è fuori dalla competizione elettorale. Come è stato possibile? Di chi è la responsabilità? E perchè tanto disimpegno da parte dei militanti?

Bisogna prendere atto che la sinistra ormai è perdente tanto a San Giuseppe Jato quanto a San Cipirello. Una sinistra che ormai è solo testimonianza, ma non da oggi, già da anni. Personalmente mi ritengo l'ultimo giapponese che Domenica scorsa si è arreso, prendendo atto che da solo non ce l' avrei fatta. Altri invece, mi riferisco soprattutto ai dirigenti del PD,  che hanno la velleità di rappresentare un partito, mi dovrebbero spiegare cosa pensano di avere di sinistra o come pensano di rappresentare la sinistra se poi si alleano con Fratelli d'Italia che ritengo tra i principali responsabili dello scioglimento? Per tanto dovrebbero avere il coraggio di dimettersi, poiché rappresentano il fallimento di un partito che si è fatto trovare impreparato ad un appuntamento al quale si sarebbe dovuto preparare da tempo.


Chiudiamo tornando un po' alla sua esperienza personale. Mi permetto di utilizzare un termine che forse è un po ingeneroso, il fallimento della sua iniziativa, cosa rappresenta per lei e cosa rappresenta per la sinistra  locale?  Si sente ormai fuori contesto o semplicemente si è chiusa un epoca per la sinistra?  Lo ritiene un processo irreversibile a questo punto? 

No, non mi sento fuori contesto perchè al contrario di quanto dice l'anagrafe, mentalmente mi sento in sintonia con tanti giovani. Sconfitto si,  mi  ci sento. Io però sono un uomo libero e non devo rendere conto  del mio operato a nessun apparato o organo di partito. Ai dirigente di sinistra sia locale che provinciali  voglio dare un consiglio: se vogliono costruire e rappresentare una vera alternativa alla destra fallimentare e pericolosa, vadano tutti a casa e diano possibilità ai giovani di diventare classe dirigente.  Ho grande fiducia in Elly Schlein e  questo suo impegno per far cambiare pelle al PD, favorirà un nuovo corso e una nuova storia per la sinistra Italiana.

( Si.Ma.)


territorionewspa.it, 29/9/2023

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