domenica, marzo 20, 2022

Giuseppe, giovane corleonese di una storia tragica di quando gli invasori eravamo noi

di MARIO RIDULFO

“La storia è cosparsa di guerre che tutti sapevano che non sarebbero mai accadute”. (Enoch Powell)

“Quando i ricchi vanno in guerra, sono i poveri che muoiono” (J.P. Sartre)

 

RIDULFO GIUSEPPE, nato a Corleone, 9 marzo1921 (nella foto), partito per il fronte russo, venne dichiarato disperso dal 13 dicembre del 1942 e poi definitivamente irreperibile nel 1948.

Una vita in un’unica foto (e qualche libro) è quello che rimane di un uomo, meglio dire di un ragazzo, partito e mai più tornato. Adesso che l’orrore della guerra in Ucraìna, si materializza e a differenze di altre guerre è più vicina anche per noi, la percezione delle sofferenze delle persone appare più assurda ed insopportabile.

Notizie di vittime civili e militari, di fosse comuni e di corpi senza nome ci trasmettono emozioni e attenzioni che i libri di storia riserveranno solo ai leaders, ai tiranni e mai, raramente, daranno conto delle vittime innocenti, di cui resta spesso solo un numero.

C’è stato un tempo in cui eravamo noi gli invasori, dalla parte sbagliata della Storia. Invasori giovani e belli, mandati a combattere o a morire. Numeri, solo numeri, sul tavolo della pace.


Uno di questi era Giuseppe Ridulfo, unico figlio di Emanuele e Lucia Colletti, entrambi contadini. Dopo avere fatto il ginnasio a Corleone, studia con grande profitto a Palermo. Nell’estate del 1942, il governo fascista del Duce Benito Mussolini, sostenuto dal Re traditore Vittorio Emanuele III, lo manda assieme a tanti altri giovani italiani (studenti, operai, contadini) a combattere contro altri giovani studenti, operai e contadini che nemmeno “conosce” e con i quali non avrebbe mai avuto motivo di partire da Corleone per andare a fare la guerra in Russia.

Giuseppe parte nella primavera del 1942 dalla stazione ferroviaria di Corleone. Quel giorno, come tanti altri ragazzi poco più che ventenni, viene accompagnato dalla preoccupazione dei genitori e dei parenti. Al corteo improvvisato c’era anche mio padre Giovanni, suo cugino, di sei anni più giovane. Mio padre raccontava sempre, con profonda emozione e sentimento di pietà di questo suo cugino e raccontava la reazione di quest’ultimo all’invito di mio nonno, suo zio (che aveva già visto le violenze della grande guerra), a procurarsi adesso una ferita per non partire, mettendo un piede sotto la ruota di uno dei tanti carretti che alla stazione trasportavano bagagli, la risposta gentile e ferma di Giuseppe fu che il destino avrebbe deciso per lui. Nonostante il caldo di quella quasi estate l’abbigliamento militare “invernale” che i soldati indossavano era indicativo. Avvolto da una pesante camicia di flanella, Giuseppe era consapevole che la destinazione finale fosse la Russia. Un lungo e interminabile viaggio verso l’ignoto.


Ho cercato di immaginare il sentimento che lo accompagnava, lo sconforto, l’emozione, lo smarrimento di questo giovane “fratello” che nella sua breve vita aveva fatto al massimo quattro ore di treno, il suo viaggio più lungo, quello che serviva per andare allora da Corleone a Palermo.

Bastarono pochi mesi di guerra, l’impreparazione dell’esercito italiano, così come il freddo inverno russo a provocare la sconfitta del nostro esercito invasore.

Giuseppe, il giovane caporale effettivo all’80° reggimento di fanteria e assegnato alla posta militare n. 83, della 9^ divisione Pasubio, fu dichiarato disperso, all’inizio della battaglia del Don.

Per lui la battaglia si concluse il giorno 13 dicembre 1942, proprio il giorno di Santa Lucia. Il “suo destino” è stato deciso, proprio il giorno ,che porta il nome di sua madre Lucia. Non tornò mai più a Corleone, a casa sua, dagli anziani genitori, che per anni attesero un improbabile ritorno.

La madre, ormai cieca e obbligata a letto, morì nel 69, mentre il padre, qualche anno dopo.

La figura di Giuseppe, la sua unica foto, il suo dolce e accennato sorriso mi accompagna da sempre, perché sempre è stato presente nei ricordi della mia famiglia. Di lui è rimasta una unica foto e diversi libri di scuola, segnati da un evidente e ordinato studio.

Mi piace pensare che senza la guerra, forse questa giovane promessa sarebbe diventato un insegnante, un docente, chissà magari un politico, un medico, un professionista o forse anche semplicemente un contadino istruito. Chissà forse avrebbe incrociato la sua vita con altri giovani corleonesi partiti per la guerra e la cui guerra continuò e terminò a Corleone, come Placido Rizzotto.

La migliore gioventù, quella che avrebbe potuto diventare classe dirigente, partita da un paese della Sicilia profonda e mandata a morire come invasore nella sterminata madre Russia.

Mario Ridulfo


***

Il contesto

Il Corpo di Armata che dal luglio 1941 sarà rinominato XXXV Corpo d’ Armata, mantenne il N. 88 di PM (posta militare),mentre la Divisione Pasubio il N. 83 di PM.

La Divisione Pasubio fu la prima unità a raggiungere il fronte russo. Partita da Verona il 10 luglio 1941 con la 3^ Divisione Celere conserva il numero di PM 83 che le era stato assegnato all’inizio della guerra. La divisione arriva in Russia a Katerinovka e dal 19 al 26 settembre del 1941 ha il battesimo del fuoco sul fiume Dnjeper per poi proseguire per Petrikowka. Il 20 ottobre del 1941 la PM 83 -Divisione Pasubio, si trovava a Vladimirovka. Il 3 novembre 1941 il V° Battaglione Mortai – Divisione Pasubio – Posta militare 83 si trova è a Grishino.

L’80° fanteria il 12 dicembre 1941 è a Rikowo.

Nel 1942 il governo fascista decise di inviare un altro contingente di truppe in Russia, per questo fu costituita, in data 1 maggio a Bologna l’ 8^ Armata su tre Corpi d’ Armata e con le seguenti forze:

• XXXV Cd’A, già in Russia con le Divisioni Pasubio, Torino, 3^ Celere ,

• il II° Corpo con le Divisioni Cosseria, Sforzesca, Ravenna e il

• Corpo d’Armata Alpino con le Divisioni Cuneense, Julia,Tridentina.

• Di riserva la Divisione Vicenza.

Al seguito altre truppe “indivisionate”.

In tutto l’8^ Armata comprendeva 220.000 uomini di truppa e 7.000 ufficiali. Partiti dall’ Italia con 500 tradotte impiegheranno quasi due settimane per giungere in

Russia. Dal luglio 1942, il XXXV Corpo d’Armata, già facente parte del C.S.I.R., viene inquadrato nella 8^ Armata. L’ 8^ Armata giunse in Russia tra il giugno ed il luglio del 1942. Il 9 luglio del 1942 mentre la Divisione Pasubio si trova in radunata, l’ 8^ Armata subentra al Comando del C.S.I.R.. La Divisione Pasubio mantiene il N. 83 di P.M. (posta militare) e si trova dislocata a Iwanowka (Russia).

Nel mese di luglio partecipa ad azioni tra la zona di Nikitovka e, dopo l’ attraversamento del Donez, a Millerovo.

Dall’11 al 22 luglio 1942, con il battesimo del fuoco, partecipa ad azioni nell’ansa del Donez, raggiungendo infine la riva destra del Don, nella zona di Serafimovic. Dal 10 agosto il reparto si attesterà a Verkhnvi Krushilin (Russia). La prima battaglia difensiva del Don iniziò il 20 di agosto fino al primo di settembre. Nel mese di settembre 1942, l’8^ Armata partecipa alla seconda battaglia del Don ottenendo discreti risultati, consolidando le sue difese dagli attacchi che tentavano di riprendere l’importante via fluviale.

Il Comando dell’Armata è a Millerovo.

Giuseppe viene assegnato all’UFFICIO POSTA MILITARE N. 83. L’Ufficio P. M. 83 venne assegnato alla 9ª Divisione Fanteria “Pasubio”. Essa inquadrava il 79° e l’80° Reggimento Fanteria e l’8° Reggimento Artiglieria. La Divisione Torino dal luglio del 1942 si attestò a Voroscilovgrad e poi sul Don da dove iniziò a ripiegare il 20 dicembre 1942 insieme alla Divisione Pasubio e alla Divisione Ravenna.


La fine.

L’Ultima fase dicembre 1942/43: la disfatta. Il 15 dicembre 1942, i russi con un potenziale d’urto sei volte superiore a quello delle nostre Divisioni (basti pensare che impiegarono 750 carri armati e noi non avevamo né carri, né efficienti armi controcarro), dilagarono nelle nostre retrovie accerchiando le Divisioni Pasubio,Torino, Celere e Sforzesca schierate più ad Est. Dal 15 dicembre non esisterà più l’ufficio postale del Comando della 9^ Divisione Pasubio - Quartier Generale - PM 83.

Mentre le Divisioni della fanteria si stanno ritirando, il Corpo d’ Armata Alpino riceve l’ ordine di rimanere sulle posizioni a difesa del Don. Il 15 gennaio i russi partono per la terza fase della loro grande offensiva invernale e, senza spezzare il fronte tenuto dagli alpini, ma infrangendo contemporaneamente quello degli ungheresi a Nord e quello dei tedeschi a Sud li chiudono in una tenaglia. Ha Inizio la disastrosa ritirata su un terreno ormai completamente in mano ai russi, in cui le Divisioni Alpine devono conquistarsi con duri combattimenti ogni chilometro verso la salvezza.Esse dovettero così sganciarsi dalle posizioni sul Don, iniziando così quella terribile ritirata che, su un terreno oramai completamente in mano al nemico le avrebbe in gran parte annientate con la perdita di 55.000 uomini tra caduti e prigionieri. Fu l’inizio della fine dell’ A.R.M.I.R.

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