domenica, giugno 30, 2013

I pm della "trattativa" ancora nel mirino, incursione a casa di Roberto Tartaglia

Il pm Roberto Tartaglia
di SALVO PALAZZOLO
Giovedì, mentre il magistrato era al processo, ignoti sono entrati nella sua abitazione, nella zona di piazza Castelnuovo. Non hanno portato via nulla, ma hanno lasciato un messaggio preoccupante: un improvvisato altarino. Riunione urgente del comitato per l'ordine e la sicurezza. Massimo livello di scorta per Di Matteo
 Ancora una volta, i magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia sono nel mirino di inquietanti minacce. Prima le lettere anonime a Nino Di Matteo, adesso un raid a casa di Roberto Tartaglia, proprio mentre il sostituto procuratore era all’aula bunker dell’Ucciardone per l’ultima udienza del processo. Giovedì pomeriggio, tornando a casa, nella centralissima zona di piazza Castelnuovo, Tartaglia si è accorto che la serratura era stata forzata. Entrando nell’appartamento, si è poi trovato davanti alcuni oggetti che erano stati presi in camera da letto ed impilati su un mobile dell’ingresso.
Sembra che non manchi nulla dall’abitazione, ma di sicuro gli autori del raid hanno rovistato fra i cassetti e gli armadi. Poi, si sono allontanati indisturbati.
Ieri pomeriggio, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza ha  deciso un rafforzamento delle misure di vigilanza attorno a Roberto Tartaglia, che è già scortato da due carabinieri: i controlli verranno intensificati soprattutto nel condominio dove abita il magistrato, anche attraverso l’installazione di alcune telecamere. Ieri, il comitato presieduto dal prefetto era già convocato per discutere delle minacce arrivate a Nino Di Matteo: per l’animatore del pool “trattativa” è stato ratificato l’innalzamento del dispositivo di sicurezza al massimo livello previsto. E’ una scelta presa a Roma, dall’Ufficio centrale scorte, su proposta di Palermo. Resta dunque alta la tensione al palazzo di giustizia. Nei mesi scorsi, in Procura era stata recapitata una lettera anonima, che rivelava i preparativi di un attentato nei confronti di Nino Di Matteo. L'allerta era scattata anche attorno a un altro componente del pool "trattativa", Francesco Del Bene, impegnato pure in alcune delicate indagini sulle cosche mafiose cittadine. Il nome di Del Bene era saltato fuori nel corso di alcune intercettazioni in carcere: un mafioso del clan Noce diceva a un familiare, "Quel pm deve morire". Di recente, anche a Francesco Del Bene è stata rafforzata la scorta. I pm del pool "trattativa" torneranno in aula lunedì, davanti alla corte d'assise che sta celebrando il processo: assieme al loro coordinatore, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, dovranno replicare alle richieste degli avvocati dei dieci imputati, che chiedono di spostare il processo a Roma o a Firenze.

 
(La Repubblica, 29 giugno 2013)


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