venerdì, settembre 09, 2011

L'assessore alla sanità Massimo Russo al convegno dell'Ipasvi di Palermo: “Tra due anni saranno inseriti 2.600 operatori socio-sanitari”

L'assessore Massimo Russo
«Tra due anni saranno inseriti nel sistema sanitario siciliano 2.600 operatori socio-sanitari che affiancheranno gli infermieri nell’assistenza». È quanto ha affermato oggi l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, intervenendo alla conclusione del convegno su “L’evoluzione della Pubblica Amministrazione e la professione infermieristica” organizzato dall’Ipasvi di Palermo (collegio degli infermieri) a Città del mare a Terrasini. «Le assunzioni potranno essere fatte– ha spiegato Russo – perché abbiamo centrato gli obiettivi del piano di rientro: questo governo ha ereditato un debito di 600 milioni nel settore e quest’anno si chiuderà con soli 96 milioni di debito che sarebbero stati meno, circa 47 milioni, se quattro dirigenti non avessero sforato i tetti di spesa. Così facendo adesso abbiamo i conti in ordine e tra un paio di anni, quando si inizieranno a riassorbire gli esuberi, potremo fare i concorsi e assumere gli operatori». L’assessore ha sottolineato come la formazione si occuperà di questo ruolo importante nel campo della sanità che permetterà anche una migliore suddivisione di compiti tra medici, infermieri e oss: «I primi a essere formati saranno gli operatori della Seus». Nel corso della tre giorni il presidente dell’Ipasvi Palermo, Enzo Gargano, ha lanciato la proposta di «conciliare la formazione universitaria degli infermieri con gli obiettivi che la sanità siciliana si è posta che non significa diversità rispetto agli standard nazionali, ma fare in modo che la formazione tenga conto delle peculiarità regionali». In questa direzione la richiesta di «incentivare con borse di studio la formazione post-base degli infermieri», proposta che l’assessore Russo ha considerato «ipotizzabile».
Il convegno è servito per mettere a fuoco anche le nuove possibilità professionali degli infermieri grazie alle figure di “infermiere di famiglia” e “infermiere di farmacia”. «Un ruolo di libera professione svincolato dalle strutture ospedaliere», ha spiegato Gargano.

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