sabato, settembre 17, 2011

Milazzismo e centrosinistra. Rivelazioni di Fagone e Mannino. I servizi segreti Usa, il viaggio a Mosca di Corrao e la guerra di Ruffini

Silvio Milazzo
Mezzo secolo è trascorso, eppure il governo Milazzo, la sua breve vita e la nascita del centrosinistra in Sicilia conserva ancora enigmi e misteri. Durante il seminario organizzato dai socialisti siciliani a Palazzo dei Normanni, sono stati rivelati episodi di straordinario interesse, fino ad oggi sconosciuti. Due le testimonianze, fra le tante, che hanno suscitato interesse, quella di Calogero Mannino, che muoveva i primi passi della sua lunga carriera politica nell’agrigentino, e Piero Fagone che per il Giornale di Sicilia raccontava la cronaca parlamentare regionale. Fagone ha percorso le tappe del processo di laicizzazione della politica siciliana, fino ad allora legata mani e piedi alle volontà della Chiesa palermitana guidata con mano ferma da Ernesto Ruffini, componente della troika conservatrice del Vaticano (con Siri e Ottaviani), e la rottura con la mafia che fino ad allora aveva accesso anche nei corridoi di Palazzo dei Normanni, dove passeggiava tranquillamente Paolino Bontande, una delle teste pensanti di Cosa nostra. Ben sette le inchieste antimafia che i governi di centrosinistra presieduti da D’Angelo fecero piovere a Palermo e in Sicilia, dagli appalti al mercato ortofrutticolo.
A D’Angelo spetta il record del governo regionale più corto: durò due ore circa, perché appena eletto, il suo bilancio, con il voto segreto, fu bocciato, provocando la morte in fasce dell’esecutivo. Il centrosinistra, ricorda Fagone, nacque in Sicilia, non altrove. I dirigenti della Dc e del Psi siciliani e nazionali fecero la spola fra Roma, Palermo ed Agrigento, dove prima di ogni altra città, si preparava l’abbraccio con i socialisti, osteggiato dalla Chiesa, ed in special modo da Ernesto Ruffini. Fu la Voce cattolica, con un articolo di Monsignor Petralia di Bisacquino, a rompere l’assedio al centrosinistra con un articolo rimasto celebre per le sue conclusioni augurali (“se son rose fioriranno”).
I ricordi di Lillo Mannino completano le pagine di una vicenda politica ancora poco nota, che avrebbe cambiato la storia d’Italia. D’Angelo, racconta Mannino, aveva il compito di disarticolare il milazzismo e ci riuscì in pieno, ma fu Agrigento la culla della svolta, con Gaetano Trincanato protagonista fra gli altri delle vicende conclusive. Al fine di battere le resistenze della Chiesa, che vedevano come fumo negli occhi l’abbraccio con i socialisti, i democristiani agrigentini elessero sindaco il medico personale del Vescovo Peruzzo, un fortino inespugnabile per i fautori del centrosinistra. Poche ore dopo venne resa pubblico, da parte della chiesa locale, l’apertura del “processo” di scomunica nei confronti del neo sindaco, cui seguì il rammarico, l’imbarazzo del neo-eletto, che aveva accettato di malavoglia quell’espediente. Profittando della buona amicizia della moglie del medico Di Giovanna con il vescovo, “educata alla confidenza con Monsignore”, ricorda Lillo Mannino, organizzammo un incontro fra il neo sindaco e Mons. Peruzzo.
Il prelato indossò per l’occasione i paramenti sacri, senza alcuna concessione alla cordialità e all’amicizia. Di Giovanna comunicò al vescovo di essersi dimesso. E a quel punto, sorprendentemente, invece che un apprezzamento per l’obbedienza, ricevette un rimbrotto. “Di già”, chiosò il segretario del Vescovo. “No, precisò Di Giovanna, ho preparato la lettera e sto per inviarla”. Pensava così di evitare il processo per scomunica. A quel punto, però, successe qualcosa di inaspettato. “Sei un cretino”, fece Peruzzo con tono bonario. “Tu fai la tua parte, io la mia”.
Mannino ha anche rivelato alcuni particolari inediti della vicenda milazziana, legata ai conflitti interni alla Dc e al ruolo di Amintore Fanfani. C’è una pagina del milazzismo, ancora non scritta. Riguarda i suoi aspetti internazionali, legati ad una visita a Mosca di Ludovico Corrao, appena eletto “ministro” dei governo Milazzo, e l’intervento dei servizi segreti americani in Sicilia, suggerito sia dalla partecipazione comunista al governo e alla presunta amicizia con L’Unione Sovietica. Una parte non secondaria nel viaggio di Corrao a Mosca (“un errore”, secondo Mannino) la esercitò Emanuele Macaluso, capogruppo parlamentare comunista all’Ars e togliattiano di ferro. Sullo sfondo dell’intrigo internazionale, gli interessi dell’Eni in Sicilia e la volontà di Mattei di allacciare rapporti commerciali con i sovietici.

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