sabato, aprile 13, 2024

L’INTERVENTO. Il malaffare, i sindacati e il dovere di parlare

Mario Ridulfo

di Mario Ridulfo*

Le vicende che solo pochi giorni fa hanno portato all’arresto di un ex consigliere comunale, nonché attualmente sindacalista di una confederazione sindacale autonoma a Palermo, impone di non stare zitti. Perché questa organizzazione sindacale autonoma fino ad oggi non ha ritenuto di dare un messaggio chiaro inequivocabile e pubblico di presa di distanza da un suo dirigente? Come è possibile che non si senta il bisogno di comunicare ai propri iscritti e ai lavoratori quanto meno lo sgomento e la preoccupazione? 
Perché l’arresto di un dirigente, sempre presente e impegnato ai tavoli della Regione Siciliana, nella vertenza palermitana degli ex Pip, non merita una decisa presa di posizione? 


Non vogliamo anticipare alcuna condanna, sia chiaro, né entrare nel procedimento in corso che coinvolge diverse persone. Aspettiamo la verità processuale e per questo occorre essere rispettosi dei diritti anche di chi è indagato. Però seppur è vero che le responsabilità penali sono personali, per il sindacato, davanti ad una vicenda che mette assieme in un intreccio perverso mafia, massoneria e malaffare c’è il dovere politico ed etico di essere, senza se e senza ma, chiari. Non ci debbono essere infatti zone d’ombra e per questo, per fortuna quando non funzionano gli anticorpi interni ci sono le indagini di polizia e la magistratura. Perché è necessario liberare la società e il mondo del lavoro da affaristi e collusi. Per questo le accuse gravissime e che accuse! avrebbero dovuto produrre la reazione che purtroppo non c’è stata, almeno pubblicamente. Il fatto che questa reazione non c’è stata è un segnale preoccupante. Il movimento sindacale palermitano è sempre stato contro la mafia, la corruzione e il malaffare, pagandone un prezzo altissimo in termini di vite umane. Questa almeno è la storia migliore del sindacalismo palermitano, certamente della Cgil. È un dovere che abbiamo non solo nei confronti dei nostri martiri, ma più in generale nei confronti delle persone che per vivere lavorano onestamente, un dovere ancora maggiore nei confronti soprattutto dei più giovani. 
lsegue a pagina 7 
diMario Ridulfo?segue dalla prima di cronaca 
Credo, occorra accendere i riflettori su finti caf e patronati, molti dei quali afferiscono a singoli politici, deputati, consiglieri, assessori e sindaci che alimentano una parte delle clientele del sistema politicoaffaristico e rappresentano in molte parti del territorio e dei quartieri vere agenzie di controllo clientelare del voto. Lo abbiamo detto, a Palermo, esiste e da tempo un mercato del voto sporco e questi voti sono come i soldi, quelli sporchi, dei peggiori traffici, perché minano l’essenza stessa della nostra democrazia. APalermo, in molti quartieri il voto non è libero è sotto ricattato, è comprato e venduto. Questo malaffare si alimenta, anche nell’uso improprio e collusivo di un sistema di finti caf e patronati e finti sindacati che lucrano sui bisogni della gente, che alimenta una economia illegale e che andrebbe messo sotto i riflettori della magistratura e almeno commissione regionale antimafia. Come è possibile,immaginare che in una città come Palermo, vere e proprie “putìe”, spesso gestite in franchising, vere e proprie scatole cinesi, per le quali non si riesce a capire chi sono i responsabili e che alimentano una economia in nero, non solleciti le attenzioni e gli appetiti, financo il controllo della mafia? Quanti politici o aspiranti tali si avvalgono di un sistema simile, che metteassieme, spesso nello stesso luogo, anche servizi per prestiti finanziari e cessioni del quinto?, assicurazioni e disbrigo pratiche presso uffici pubblici? Magari potremmo scoprire che qualche dipendente pubblico esercita un intramoenia illegale attraverso caf e patronati intestati a mogli, figli? Se la politica, vuole fare pulizia, deve guardarsi dentro e cominciare da se stessa, ma questo vale anche per il movimento sindacale tutto, soprattutto per certo sindacalismo autonomo e corporativo, direi financo familiare. 
*L’autore è il segretario generale della Cgil di Palermo

La Repubblica Palermo, 13 aprile 2024

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