venerdì, aprile 05, 2024

Acqua dai pozzi e dighe ripulite. Ecco gli interventi contro la crisi


Per Poma e Scanzano lavori per 15 milioni Punti di prelievo a Falsomiele, Zucco e Baida

Giancarlo Macaluso

Signore e signori, è tornata la grande sete. Da oggi in città e nei 46 comuni gestiti dall’Amap scatta il piano di gestione in emergenza delle risorse idriche. In altre parole, il razionamento. Tecnicamente non ci saranno turni di erogazione, ma si procederà a diminuire la pressione nelle reti con l’obiettivo di avere meno consumi e diminuire le perdite lungo il reticolo delle condutture. Non c’è nulla da fare, non si poteva evitare, gli invasi che portano i milioni di litri verso le case sono quasi vuoti. Per cui, le decisioni prese dalla struttura di via Volturno sono quelle giuste, anche gli esperti indipendenti concordano che per gestire questa situazione non si può fare diversamente. E allora ecco che tutta la città, escluso il centro storico dove le condutture sono nuove perché rifatte da poco e devono essere tenute a pressione costante, verrà coinvolta nel piano che consisterà nell’immettere una minore quantità di acqua al secondo.

L’acqua dai rubinetti, insomma, scorrerà molto più lentamente. Qualche problema di approvvigionamento lo potranno avere i piani più alti in mancanza di una cisterna condominiale. E siamo solamente all'inizio. In una riunione dell’osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, che mette attorno allo stesso tavolo tutti i gestori sparsi per la Sicilia, il rappresentante dell’Amap ha fatto presente che ci sono due scenari che si possono prefigurare. Uno con una riduzione minima delle erogazioni (nell’ordine dell’1-4%) che farebbe stare tranquilli fino al prossimo autunno; l’altra con limitazioni più consistenti consentirebbero di giungere al 2025.

Nei quattro invasi che forniscono l’area metropolitana ci sono al momento 10 milioni di metri cubi. Supponendo di procedere a una diminuzione nell’ordine dell’11-12% si può garantire il fabbisogno per i soli usi potabili fino a gennaio. Ma a una condizione: per gli usi irrigui non si deve utilizzare nemmeno una goccia dalle dighe dai pozzi e dalle sorgenti. Tutto, insomma, deve essere dirottato all’uso domestico. Diversamente, la capacità di resistenza sarà molto più limitata.

Con la riduzione che scatta oggi l’azienda guidata da Alessandro Di Martino prevede di risparmiare il 10 per cento delle risorse. Se dopo il monitoraggio i consumi saranno ancora elevati si passerà al 15%.

Intanto, ci sono degli interventi per mitigare la crisi che si stanno effettuando e che sono in via di conclusione o di avviamento. Nel verbale della seduta dell’Osservatorio dell’autorità di bacino del 21 marzo scorso, presieduta dal segretario generale Leonardo Santoro, si spiega che il pozzo Lo Porto, sopra Baida, è stato acquistato dall’Amap e entrerà in funzione a fine mese. «Le analisi su falda e qualità dell’acqua - si legge nel documento della seduta - hanno dimostrato che il rischio di contaminazione è pressoché nullo. Pertanto, è stata presentata istanza di deroga ad autorizzazione dell’Asp, con monitoraggio anche settimanale, per poter utilizzare la risorsa del pozzo subito».

Poi c’è il pozzo Zucco (in località omonima, fra Montelepre e Terrasini), che sarà in funzione a breve, a seguito di installazione del trasformatore. Mentre il pozzo De Caro (a Falsomiele) «ha già pronto il provvedimento e la sua risorsa sarà immessa in rete praticamente subito». Ci sono altre misure di mitigazione. Per la derivazione Imera (sulle Madonie) si sta dando avvio ai campionamenti per ottenere il giudizio di qualità. A settembre inizieranno i lavori di pulizia delle traverse di derivazione che alimentano l’invaso Scanzano: Amap è stata autorizzata anche ad eseguire piccole manutenzioni. Per quanto riguarda le misure di mitigazione non strutturali, viene spiegato che ci sono ulteriori riduzioni sull’immissione in rete in alcuni Comuni per il calo delle adduzioni da Montescuro Est (gestito da Siciliacque). Inoltre, «sono stati avviati i confronti con le associazioni di categoria per gestire le emergenze da crisi idrica ed è stata avviata una interlocuzione con l’Autorità portuale per ridurre la fornitura che annualmente si attesta a circa 1 milione di metri cubi».

Poi c’è la questione delle dighe. Le quattro che servono la nostra area metropolitana sostanzialmente seguono il destino di tutte le altre: poca manutenzione, molto materiale sedimentato che riduce il volume, difficoltà dei potabilizzatori di trattare l’acqua particolarmente torbida specie quando si verificano gli eventi estremi del cambiamento climatico.

Secondo i dati in possesso dell’Autorità di bacino, le recenti deboli piogge hanno solo leggermente migliorato la disponibilità idrica. In genere, però, i livelli degli invasi, con potenziale innesco di problemi non previsti, come la fioritura di alghe, peggiorerebbe la qualità delle acque. Per questo la Regione ha individuato una serie di interventi nelle dighe con l’intento di effettuare una pulizia in almeno 12 di esse. Costi stimati per 55 milioni per la rimozione di 903 mila metri cubi di materiale che riduce la capacità di accumulo. Due bacini coinvolti in questi interventi sono quelli che riforniscono la città e la provincia: il Poma e lo Scanzano. Il primo subirà un dragaggio per rimuovere 120 mila metri cubi di materiale: costo previsto di 8,8 milioni. Più significativo l’intervento previsto nello Scanzano. Lì è prevista una dotazione finanziaria di 6,8 milioni e bisognerà rimuovere meccanicamente 300 mila metri cubi di sedimenti nelle zone emerse per l’abbassamento del livello.

GdS, 5/4/2024

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