martedì, aprile 23, 2024

Corleone. Impariamo a conoscere i nostri partigiani

La copertina del volumetto sui Partigiani corleonesi 


DINO PATERNOSTRO 

Non è vero che i siciliani non parteciparono alla Resistenza. Certo, la guerra partigiana fu combattuta fondamentalmente nel centro-nord, non in Sicilia, ma solamente perché l’8 settembre del ‘43 la nostra Isola era già stata liberata dal nazi-fascismo. 

Tanti giovani siciliani, però, diedero lo stesso un grande contributo di passione, di intelligenza e di sangue alla liberazione del Paese dal giogo della dittatura e alla costruzione della nuova Italia, fondata sulla Costituzione democratica e antifascista, capace di porre il lavoro a fondamento della Repubblica. 

Combatterono la feroce dittatura italo-tedesca - si legge ne “I siciliani e la Resistenza” (1) - “alcuni grandi leader formatisi nella politica antifascista (diventati in certi casi leggenda: come Pompeo Colajanni, il comandante Barbato della liberazione di Torino, o come Mommo Li Causi, che seppe legare allo spirito della Resistenza la lotta contadina per la terra). Ma a questi “grandi” si aggiungono schiere di giovani e di gente comune, che al Nord e all’estero scelgono di continuare la lotta nel campo della democrazia piuttosto che dell’oppressione o che hanno scoperto la guerra come inganno e come crudeltà, e quindi assumono le ragioni dell’antifascismo”. 

Una realtà storica molto diversa dalla “visione di una Sicilia immobile e chiusa in se stessa, separata dai grandi appuntamenti, alimentata dalle due sponde opposte dell’anti-meridionalismo e della retorica sicilianista” (2).

I sette Partigiani corleonesi (che finora abbiamo saputo individuare) fanno parte di queste “schiere” di giovani siciliani, che hanno scelto di combattere per la libertà e per la democrazia, alcuni anche a costo della propria vita. 

In questi anni abbiamo imparato a conoscere Placido Rizzotto, sindacalista e partigiano, protagonista della resistenza al nazi-fascismo e alla dittatura agrario-mafiosa. Placido viene studiato a scuola dai nostri ragazzi, che ogni anno gli dedicano bellissime poesie, indicandolo come un giovane coraggioso, un eroe. 

Adesso dobbiamo imparare a conoscere anche i nostri due eroi di Cefalonia: Antonino Verro e TindaroAccordino. Il primo morì sull’isola greca combattendo contro i nazi-fascisti per l’onore della patria; il secondo combatté e riuscì a tornare in Italia, si fece una famiglia, venne a Corleone, dove da poliziotto combatté mafiosi del calibro di Luciano Liggio e Totò Riina. 

Dobbiamo imparare a conoscere Giovanni Colletto e Giovanni Raimondi. Il primo combatté il nazi-fascismo a Zocca in provincia di Modena e poi tornò in Sicilia, a Corleone, dove fu eletto consigliere comunale; il secondo invece fu fucilato dai nazi-fascisti a 23 anni a Belveglio in località “Bricco”, nel Piemonte, dove ancora c’è una lapide in suo nome. 

Dobbiamo imparare a conoscere Giuseppe Siragusa e Michelangelo Zabbia. Il primo fu partigiano combattente nella divisione “Valtoce” (Piemonte), col nome di battaglia “Sira", amico di Placido Rizzotto, ritornò a Corleone e s’impegnò nel sindacato e nel partito socialista; il secondo partigiano combattente nella X Brigata Giustizia e Libertà “Nicola Panevino”, operativo nella zona di Savona, riuscì a tornare nella sua terra e a testimoniare a lungo il valore della libertà. 

Da due anni l’Anpi e la Città di Corleone hanno dedicato a questi Partigiani un cippo in pietra con incisi i loro nomi, collocato in Villa comunale, il luogo di incontro di tante generazioni di corleonesi. 

Con la pubblicazione di queste sintetiche schede biografiche, vogliamo farli conoscere meglio ai cittadini (in particolare, ai giovani), affinché sappiano che l’Italia democratica, la nostra Repubblica, è nata anche con il loro sacrificio. 

Dino Paternostro

Direttore “Città Nuove” Corleone

Responsabile Dipartimento Archivio e Memoria storica Cgil Palermo

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