sabato, aprile 27, 2024

A Portella è tutto pronto: «Primo maggio festa di pace»


Le donne imprenditrici, una tavola rotonda e sfilate. Sarà possibile firmare anche per i quattro
quesiti referendari promossi dalla Cgil

Leandro Salvia

Sarà un primo maggio dedicato a «pace, Costituzione e diritti» quello organizzato quest’anno a Portella della Ginestra dalla Cgil insieme al comparto della Funzione pubblica. Il cerimoniale prenderà il via alle 8.30 con una commemorazione al cimitero di Piana degli Albanesi, dove è prevista la deposizione di una corona di fiori nella cappella. Alle 10, dalla Casa del Popolo, partirà il corteo diretto al pianoro del Memoriale della strage. I manifestanti saranno accompagnati dalla banda musicale di Mezzojuso Giuseppe Petta.

Al Sasso di Barbato si svolgerà la cerimonia, introdotta dal minuto di silenzio e dalla lettura dei nomi delle vittime. Ad aprire gli interventi sarà la responsabile della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi, Maria Modica, seguita dal segretario generale della Mario Ridulfo. Le conclusioni saranno invece affidate alla segretaria generale Fp Cgil nazionale, Serena Sorrentino.

Nel corso della manifestazione, sia a Piana degli Albanesi che a Portella, sarà possibile firmare anche per i quattro quesiti referendari promossi dalla Cgil sul tema del «lavoro giusto e sicuro».

«I primi due referendum - fanno sapere dal sindacato - sono sui licenziamenti: uno per il superamento del contratto a tutele crescenti, l’altro per l’indennizzo nelle piccole imprese. Gli altri due riguardano invece la reintroduzione della presenza di causali nei contratti a termine e la responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro negli appalti».

«Il primo maggio, la festa dei lavoratori - commenta Ridulfo – non è il punto di arrivo di un percorso ma rappresenta la continuità di una mobilitazione per il lavoro che non si è mai fermata e che adesso ha bisogno di continuare ancora per la pace in Europa, in Ucraina, in Russia, nel Mediterraneo, in Palestina, in Israele, perché forse qualcuno potrà illudersi di vincere una guerra, ma tutti perdiamo la pace. In un mondo senza pace non esiste la giustizia sociale e senza la pace e senza la giustizia, il lavoro è solo sfruttamento. Anche quando tutto potrebbe sembrare perduto, visti i venti di guerra e il rischio di deriva autoritaria anche nel nostro paese, bisogna ripartire dal basso, cioè da noi stessi: dai lavoratori. Quando le lavoratrici e i lavoratori non hanno risposte alle loro legittime rivendicazioni, la via maestra a cui fare riferimento è la Costituzione».

A sottolineare il ruolo dei lavoratori del pubblico impiego, a chiare lettere, è Giovanni Cammuca, segretario Fp Cgil Palermo: «Noi siamo essenziali per costituzione. Senza i lavoratori pubblici verrebbero meno molti dei diritti che devono essere assicurati a tutti e a tutte».

Il primo maggio del ‘47, sotto il fuoco della banda di Salvatore Giuliano al soldo della mafia, caddero undici morti e si contarono ventisette feriti. A perdere la vita furono Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Vito Allotta, Serafino Lascari, Francesco Vicari, Giovanni Grifò e Castrenze Intravaia. Fra le vittime anche due bambini: Vincenzina La Fata e Giuseppe Di Maggio. Dal 2006 viene ricordata anche la dodicesima vittima: Vita Dorangricchia, che morì nove mesi dopo per le ferite riportate. L’azione terroristica di quella tragica mattina viene da più parti considerata la risposta delle classi agrarie alle lotte contadine per la terra. (*LEAS*)

GdS, 27/4/2023

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