domenica, febbraio 09, 2014

La Sacra Famiglia Criminale. Lettera aperta a Lucia Riina

Totò Riina (a sinistra) e Leoluca Bagarella
di Giorgio Bongiovanni 
Gentile signora Riina, 
ho avuto modo di leggere la sua intervista rilasciata alla collega Siana Vanella e pubblicata su Panorama lo scorso 6 febbraio. Immergendomi in essa sembra davvero di vivere all'interno di una grande fiaba per bambini. Scorrendo le righe si scopre una storia commovente, tenera che esalta l'amore della famiglia secondo i precetti evangelici di Cristo nostro Signore. Se ignorassimo la storia di suo padre Salvatore Riina, suo zio Leoluca Bagarella, sua madre Ninetta Bagarella e dei suoi due fratelli, Giovanni e Giuseppe Salvatore, veramente sarebbe una storia esemplare da prendere come riferimento per tutte le famiglie d'Italia.

Purtroppo però lei ha rimosso e dimenticato, nella migliore delle ipotesi patologicamente peccando di memoria, e quindi la dobbiamo aiutare a ricordare, nella peggior delle ipotesi in cattivissima fede, malvagità, cinismo e ferocia, che suo padre le ha trasmesso, l'intera storia della sua famiglia. Una storia criminale e sanguinaria, per la teologia cristiana persino diabolica.
Suo padre ha ucciso centinaia di uomini e di altri migliaia è stato il mandante dell'uccisione. Ha ucciso bambini ad alcuni di questi ha dato ordine di scioglierli Nell'acido, inoltre ha detto, ed è sufficientemente provato, che “non ha importanza uccidere bambini perché a Sarajevo ne muoiono tanti”.
Lui stesso si dichiara colpevole, per sua stessa ammissione durante le conversazioni intercettate in carcere con il boss pugliese Alberto Lorusso. Intercettazioni in cui dichiara il proprio coinvolgimento negli attentati ai giudici Chinnici, Falcone e Borsellino ed anche rispetto al generale Carlo Alberto dalla Chiesa. A tutti loro ha detto di aver fatto fare “la fine dei tonni” e lo stesso vorrebbe per il sostituto procuratore di Palermo Antonino Di Matteo, pm che indaga sulla trattativa Stato-mafia, emettendo un vero e proprio ordine di morte.
Sempre “restando in famiglia” Suo zio Bagarella è uno dei più feroci criminali della storia dell'umanità.
Allora lei gentilmente deve ascoltare ed accettare il mio ammonimento che non viene solo da un giornalista di strada quale sono ma anche da un credente Cristiano come è lei.
Lei non deve offendere l'intelligenza dei veri credenti e nemmeno bestemmiare al Santo Spirito come ha fatto nell'intervista a Panorama.
Se lei davvero ama l'amore dovrebbe dire a suo padre Salvatore e suo zio Leoluca di pentirsi prima di fronte a Dio e poi di fronte agli uomini presentandosi dai magistrati di Palermo, Caltanissetta e Firenze e chissà quali altri procure della Repubblica d'Italia. Entrambi devono dire tutta verità dei crimini commessi e consegnare tutti i beni guadagnati illecitamente, chiedendo perdono a tutte le famiglie a cui hanno causato sofferenza, soprattuto quelle che hanno perduto bambini a causa della loro folle crudeltà.
Se lei crede in quella fiaba che ha descritto è la dimostrazione che la sua mente ed il suo cuore non sono altro che labili. Con questa lettera non le sto chiedendo di pentirsi di qualcosa. Le sto chiedendo di dire la verità in quanto, anche qualora non conoscesse i crimini commessi da suo zio, suo padre ed i suoi fratelli, non è giustificata nel dire che suo padre è un lettore appassionato, quando invece è analfabeta e non sa leggere o scrivere, o che è un esempio d'amore, è un'offesa a tutto il sangue che ha fatto scorrere. Lei potrà dire, ed è certissimamente vero, che suo padre non era il solo a commettere certi crimini. Ci sono stati uomini di Stato che hanno tradito la costituzione e che si sono alleati con suo padre, o viceversa. E'  certo che uomini di Stato, appartenenti delle istituzioni, della chiesa e della grande finanza hanno partecipato alle stragi con suo padre ed è altrettano vero che lo Stato non è pulito, ma questo non la giustifica a rilasciare quelle deliranti dichiarazioni su Panorama. Un giornale che, come è noto, appartiene ad un imprenditore che ha collaborato finanziariamente con l'associazione criminale Cosa nostra, di cui suo padre è il capo.  Quindi, se lei ha un po' di coscienza cristiana e un po' di rispetto ed educazione verso le morti ingiuste che la sua famiglia ha causato, dovrebbe quantomeno chiedere perdono. Perché il suo silenzio, così come il silenzio di sua mamma e dei suoi fratelli, altro non significa che essere complici alle stragi e ai crimini commessi da suo zio e suo padre. Pertanto, se vuole dare dignità a se stessa, anziché dipingere quadri inizi a scrivere delle lettere e delle memorie per riscattare il sangue della sua famiglia di fronte a Dio e di fronte agli uomini.
Cordialmente
Giorgio Bongiovanni.
Antimafia2000, 8 febbraio 2014


P.S. Di fronte all'intervista pubblicata su Panorama, dove la famiglia Riina viene esaltata come la sacra famiglia italiana, mi viene spontanea una domanda. Cosa ne pensano il generale Mori ed il tenente colonnello Ultimo, neo collaboratori della rivista? Si dimetteranno da questo giornale?

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