mercoledì, maggio 01, 2024

Primo Maggio a Portella della Ginestra. “Pace. Costituzione. Diritti” è il titolo della manifestazione che quest’anno la Cgil Palermo ha organizzato assieme alla Fp Cgil

Ridulfo e Sorrentino: “Da qui riparte la mobilitazione per ridare dignità al lavoro”.  

Palermo  1 maggio 2024 – La Cgil e la FP Cgil a Portella della Ginestra con i lavoratori dei servizi pubblici per rimettere al centro il lavoro. Prosegue dal memoriale, nel ricordo della strage di 77 anni  fa, la mobilitazione del sindacato per la pace, per il lavoro, per respingere gli attacchi alla carta costituzionale del ’48 e difendere i diritti della persona, a partire dalla salute, dalla dignità sociale, dal diritto di sciopero e di esprimere le proprie opinioni. 

Una mobilitazione che avrà la prossima tappa il 25 maggio a Napoli, contro autonomia differenziata e premierato.  

Alle 8.30 si è tenuta la commemorazione al cimitero di Piana degli Albanesi, con la deposizione di una corona di fiori nella cappella e la partecipazione, a fianco di Cgil e Fp Cgil, dell’amministrazione comunale e dell’eparchia di Piana.

 Alle 9,30 il raduno presso la Casa del Popolo di Piana. Il corteo, preceduto dalla banda di Mezzojuso “Giuseppe Petta”, è partito intorno alle 10 per raggiungere il pianoro di Portella della Ginestra, memoriale della strage.

Un corteo molto partecipato, sotto la pioggia e il vento. Al Sasso di Barbato si è svolta la cerimonia, introdotta dal minuto di silenzio e dalla lettura dei nomi delle vittime da parte di una ragazza, Chiara Sciortino,  dell’associazione Portella, nipote di Ignazio Plescia, uno dei superstiti della strage.  In apertura, i saluti di Maria Modica, responsabile della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi. Quindi l’intervento del segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e le conclusioni della segretaria generale Fp Cgil nazionale Serena Sorrentino.

 La Cgil Palermo e l’Fp Cgil, da Portella hanno rilanciato insieme temi come il ruolo del lavoro, la pace, la difesa della Costituzione, la giustizia sociale e la campagna referendaria per un lavoro giusto e sicuro: nel corso della manifestazione,  erano in funzione i banchetti per firmare per i quattro quesiti referendari promossi dalla Cgil con i quali si chiede di restituire dignità al lavoro. 

Serena Sorrentino ha invitato i leader politici presenti a “lanciare il cuore oltre l’ostacolo” e a votare per i referendum della Cgil, per un lavoro giusto, per l’abrogazione del Job Acts.  “Siamo qui a Portella sotto l’egida di pace,Costituzione e diritti - ha detto la segretaria generale della Fp Cgil nazionale  - A Portella si consumó il primo eccidio di lavoratori e lavoratrici dell’Italia repubblicana. Nel frattempo si discuteva la Costituzione e nell’assemblea costituente del lavoro ebbero un ruolo certo la dignità e la libertà che oggi viene negata da precarietà, sfruttamento e sotto salario.Oggi per noi commemorare Portella della Ginestra significa rimettere al centro la dignità del lavoro anche a partire dalla funzione dei servizi pubblici, che noi rappresentiamo con orgoglio perché sono strumento e garanzia di democrazia e dei diritti di cittadinanza”. 


“In questi anni sono cambiati i governi, sono cambiate le forze politiche che lo sostengono, ma il risultato è sempre lo stesso, anzi è peggiorato: sono i lavoratori, i pensionati, i giovani e le donne a pagare il prezzo più alto – ha dichiarato il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo - La sanità è diventata un lusso e solo quanti possiedono risorse economiche adeguate o amicizie possono curarsi come si deve. I progetti di controriforma di questa maggioranza in Parlamento tendono a diversificare i diritti delle persone, anche tra sud e nord del Paese, e a consegnare pieni poteri al capo di governo. Il Primo Maggio qui a Portella della Ginestra, ancora dopo 77 anni, rappresenta per il movimento dei lavoratori, non solo il giusto omaggio a quante e a quanti quel giorno sono caduti, ma come ogni anno, è anche occasione per una forte rigenerazione collettiva tra memoria e impegno. Noi dobbiamo continuare a lavorare per il cambiamento e per lo sviluppo, perché avanzare o arretrare nei diritti dipende dalla nostra mobilitazione”.

“E’ il lavoro la premessa della democrazia e dell'uguaglianza e il lavoro assume un valore maggiore soprattutto in un contesto. come quello di oggi, caratterizzato dall’impoverimento dei.lavoratori. E’ un paradosso inaccettabile, ma oggi, si è poveri pur lavorando. La svalorizzazione del lavoro – ha aggiunto Ridulfo - del contratto, del sindacato, della Costituzione dentro i luoghi del lavoro produce le morti sul lavoro. Guardate i fatti di Firenze, ci dicono che nei luoghi di lavoro la regola è la giungla. Brandizzo, Firenze, Suviana, non sono solo lo specchio del mondo del lavoro di oggi, ma anche lo specchio delle nostre difficoltà. Questa è la situazione: il lavoro, è diventato come il denaro, si prende dove costa meno e si colloca dove rende di più; il valore del lavoro è incerto perché il sistema premia chi vive senza lavorare, attraverso l’azione fiscale; il lavoro, che c’è non basta per tutti e non basta a garantire un'esistenza libera e dignitosa”.

 “Il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori - dichiara il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo –non è il punto di arrivo di un percorso ma rappresenta la continuità di una mobilitazione per il lavoro che non si è mai fermata e che adesso ha bisogno di continuare ancora per la pace in Europa, in Ucraina, in Russia, nel Mediterraneo, in Palestina, in Israele, perché forse qualcuno potrà illudersi di vincere una guerra, ma tutti perdiamo la pace.  In un mondo senza pace non esiste la giustizia sociale e senza la pace e senza la giustizia, il lavoro è solo sfruttamento. Anche quando tutto potrebbe sembrare perduto, visti i venti di guerra e il rischio di deriva autoritaria anche nel nostro paese, bisogna ripartire dal basso, cioè da noi stessi: dai lavoratori. Quando le lavoratrici e i lavoratori non hanno risposte alle loro legittime rivendicazioni, la via maestra a cui fare riferimento è la Costituzione”.

Un passaggio della relazione del segretario è stato dedicato ai morti sul lavoro. “Le decisioni politiche che hanno modificato il codice gli appalti hanno determinato le condizioni per aumentare insicurezza e sfruttamento e diciamolo anche le morti nei cantieri. Il subappalto a cascata scarica sui lavoratori i rischi e deresponsabilizza il datore di lavoro. Accanto a queste cose, si determina un altro effetto, quello di: generare impunità. Nessuno davanti a queste morti, ormai una media di tre morti al giorno, è responsabile perché lo scaricabarile è continuo. Così i lavoratori restano soli nel lavoro e le famiglie sole nel lutto. Il 90 per cento delle morti avviene negli appalti e in gran maggioranza colpisce i lavoratori precari favorendo l'illegalità e le infiltrazioni mafiose e lo sfruttamento dei più fragili, a cominciare dai lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto di una legislazione, la Bossi-Fini, che li rende ricattabili”. Nessuno davanti a queste morti, ormai una media di tre morti al giorno, è responsabile perché lo scaricabarile è continuo.  lavoratori restano soli nel lavoro e le famiglie sole nel lutto. Il 90 per cento delle morti avviene negli appalti e in gran maggioranza colpisce i lavoratori precari favorendo l'illegalità e le infiltrazioni mafiose e lo sfruttamento dei più fragili, a cominciare dai lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto di una legislazione, la Bossi-Fini, che li rende ricattabiCosì i lavoratori restano soli nel lavoro e le famiglie sole nel lutto. Il 90 per cento delle morti avviene negli appalti e in gran maggioranza colpisce i lavoratori precari favorendo l'illegalità e le infiltrazioni mafiose e lo sfruttamento dei più fragili, a cominciare dai lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto di una legislazione, la Bossi-Fini, che li Il 90 per cento delle morti avviene negli appalti e in gran maggioranza colpisce i lavoratori precari favorendo l'illegalità e le infiltrazioni mafiose e lo sfruttamento dei più fragili, a cominciare dai lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto di una legislazione, la Bossi-Fini, che li rende ricattabili”.

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