giovedì, maggio 02, 2024

Portella della ginestra, primo maggio 2024. L’intervento del segretario generale della Camera del lavoro di Palermo, Mario Ridulfo, sul “sasso di Barbato”

Mario Ridulfo interviene a Portella della ginestra 

MARIO RIDULFO

Care compagne e cari compagni, solo pochi giorni fa abbiamo festeggiato il 25 aprile, la Festa della Liberazione dal regime fascista e dalla occupazione nazista, ma in questo paese ancora oggi per milioni di persone la lotta di liberazione dal bisogno, dallo sfruttamento, dalla povertà, dalle mafie, dalla corruzione, non è finita. 

Questa è una lotta di liberazione che continua tutti i giorni e ha bisogno della partecipazione di tutte e di tutti. Ma Liberazione e libertà non sono la stessa cosa: La Liberazione può essere una condizione della Libertà.

L’impegno è quello di partecipare, di non rimanere a casa o in una dimensione virtuale e questo impegno diventa responsabilità.

L’antifascismo, che è il valore costitutivo della CGIL, vive nell’impegno e nel pluralismo politico e sociale, nella partecipazione e nelle spinte che vengono dal basso.




Il percorso che abbiamo intrapreso in questi mesi è proprio quello di una mobilitazione dal basso, lunga nel tempo e larga nella partecipazione, che incrocia temi diversi, il cui filo conduttore però sono i diritti, tutti i diritti delle persone: sociali, civili di genere e di generi.

Primo fra tutti quello che lo statuto della CGIL definisce. “bene supremo dell’umanità” ...cioè, il diritto alla Pace, che però diventa anche un dovere che ha bisogno, della solidarietà, perché la solidarietà è il fattore decisivo per l’affermazione dei diritti umani, civili e sindacali...”.

“Penzoliamo sull'orlo di un abisso”, in cui le conseguenze ambientali delle disuguaglianze sociali, determina quella che profeticamente Papa Francesco aveva definito terza guerra mondiale a pezzi.

La guerra è sempre politica ed è ancora più inaccettabile quando “la politica della guerra” lascia il posto alla “politica della ragione”. Il vero embargo andrebbe fatto all’industria della guerra!

L’unico vero diritto internazionale è il diritto alla vita, il diritto ad avere diritti.

Il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori, non è punto di arrivo di un percorso, ma è la continuità di una mobilitazione per il Lavoro, che non si è mai fermata, né in tempo di pandemia, né in tempo di guerra.

Un mondo in cui la guerra, torna ad essere l’unico strumento di risoluzione dei problemi, è un mondo in cui esiste un solo vincitore: l’industria delle armi.

Nella guerra, noi siamo tutti perdenti.

Allora! Dobbiamo gridare tutti: Pace in Europa, Pace in Ucraina, Pace nel mediterraneo, in Palestina e in Israele! No alla occupazione delle terre e delle nazioni. Basta guerre!

Senza pace, non esiste la giustizia sociale e senza pace e senza la giustizia, il lavoro è solo sfruttamento.

Per questo la mobilitazione dei lavoratori, è necessaria per la Pace, per il Lavoro, per la Democrazia! , Per la Giustizia sociale!

Perché, la tragedia di uno è la tragedia di tutti e le ingiustizie, vanno sconfitte ovunque si annidino.

In questa situazione il diritto, alla contestazione del diritto, non è un fattore di disordine giuridico, ma un elemento regolatore dinanzi cambiamenti tecnici, tecnologici e sociali.

La libertà sindacale è alla base delle convenzioni fondamentali che costituiscono il diritto fondamentale del Lavoro, compreso in questo il diritto al ricorso allo sciopero, forma dell'azione sindacale, certo non illimitato, ma regolato dalle leggi, leggi che comunque non possono limitare o ostacolare fino a vietare questo diritto.

Il divieto del diritto di sciopero è incompatibile, cioè con la libertà sindacale, così come definita dalle convenzioni internazionali.

Serafino Petta, uno dei sopravvissuti alla strage



Un pezzo del corteo 


Questa crisi Democratica è figlia di una ideologia autoritaria che si realizza con una serie di provvedimenti del Governo:

- l’attacco al diritto di sciopero,

- l'attacco al contratto nazionale,j

- l'attacco al principio di rappresentanza,

- l'attacco alle libertà e alla Indipendenza della informazione,

- l'attacco alle libertà e alla Indipendenza della magistratura,

- la repressione nelle piazze verso gli studenti.

L'attacco ai diritti fondamentali, come ad esempio al diritto delle donne e degli altri a decidere del proprio corpo, è il preludio di ciò che può succedere se la riforma del premierato ed anche quello sull'autonomia differenziata dovessero diventare legge dello Stato.

Quella che si prefigura in questo disegno è una nuova democrazia illiberale, una Repubblica corporativa e non necessariamente antifascista.

Già adesso a legislazione vigente il governo ignora il valore della rappresentanza e della partecipazione.

Per questo bisogna superare, quello che è stato definito il sonnambulismo degli italiani, cioè il ripiegamento verso gli interessi propri, individuali, corporativi, professionali territoriali.

Per questo, dobbiamo rispondere col rafforzamento delle nostre pratiche democratiche, cioè rafforzare ed estendere le elezioni delle RSU nei luoghi di lavoro.

Di fronte a questo pericolo bisogna allargare la partecipazione a tutte le forze politiche sociali e istituzionali democratiche, utilizzando tutti gli strumenti, compresi gli strumenti di Democrazia diretta, come i Referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare.

Anche quando tutto potrebbe sembrare perduto, visti i venti di guerra e il rischio di deriva autoritaria anche nel nostro paese, bisogna ripartire dal basso, cioè da noi stessi: dai lavoratori.

Quando le lavoratrici ed i lavoratori non hanno risposte alle loro legittime rivendicazioni, la via maestra a cui fare riferimento è la Costituzione.

Perché come dice, il segretario generale della CGIL Maurizio Landini vogliamo: “un modello sociale di sviluppo fondato sui diritti ora negati ai lavoratori...”. Esercitare il diritto di cambiare la legge attraverso uno strumento di democrazia diretta significa attuare la Costituzione ed esercitare il democratico diritto/dovere di voto.

Possiamo cambiare il “diritto attraverso i diritti” che la nostra democrazia e la nostra Costituzione danno ai cittadini, cambiare le leggi cioè attraverso uno degli strumenti: quello del Referendum.

La campagna referendaria, la raccolta delle firme, le proposte di legge di iniziativa Popolare, vanno in questo senso.

Per cambiare in meglio le condizioni di vita e di lavoro delle persone, la raccolta delle firme che la CGIL propone, è solo l’inizio.

Perché non basterà solo raccogliere le firme ma servirà poi la partecipazione al voto per superare il quorum che la legge prevede in caso di referendum abrogativi.

Coi referendum la costituzione torna nei luoghi di lavoro e nelle piazze! Come sapete sono quattro i quesiti referendari.

I primi due sui licenziamenti:

- uno, per il superamento del contratto a tutele crescenti

- l’altro, per l’indennizzo nelle piccole imprese Gli altri due sono:

- uno, per la reintroduzione della presenza di causali nei contratti a termine

- l’altro, per la responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro negli appalti

Mentre le proposte di legge di iniziativa popolare saranno su lavoro, rappresentanza, povertà e salute.

Compagne e compagni,

Per restituire dignità al lavoro, bisogna restituire dignità al diritto del lavoro che in questi anni è stato manomesso a vantaggio solo del sistema di imprese e del mercato.

Per restituire i diritti alle persone, insomma, bisogna non solo contestare le norme ma bisogna mobilitarsi per cambiarle.

Nel nome dei diritti, perché di lavoro si vive ma di lavoro non si deve morire e nel nome del diritto al futuro nostro e dei nostri figli, alla firma! E al voto!

Adesso, come si dice, occorre lanciare il cuore oltre l'ostacolo e dare continuità alla mobilitazione continuando a tenere i piedi ben saldi nei luoghi di lavoro e nel territorio.

Dobbiamo cioè dare continuità al lavoro straordinario di questi mesi, accompagnato dalla costruzione di “reti”, penso a ciò che abbiamo fatto a Palermo assieme a tante altre realtà associative, gruppi e movimenti:

- La costituzione del “coordinamento sociale antimafia”;

- il “forum per la sanità pubblica di Palermo e provincia”;

- la “rete palermitana per la difesa e l’attuazione della costituzione”, nell’ambito della via maestra;

- il “Coordinamento per la Pace di Palermo”, nell’ambito di “Europe for peace e della rete pace e disarmo”;

- il Coordinamento delle donne per la pace;

- e poi ancora la partecipazione in comitati civici e cittadini a Palermo e in provincia, per la viabilità, per la salute, per la difesa degli ospedali, per il riuso di beni sociali e dei beni confiscati alla mafia, per la legalità e contro l’insicurezza, le illegalità diffuse, contro la droga, etc...

Una campagna, cioè di iniziative trasversali e un programma che inevitabilmente alza il livello di scontro e di conflitto sociale.

Il fondamento della nostra Repubblica non è la terra, non è il capitale, ma è il lavoro, cioè una Costituzione fondata sul lavoro che ha visto nell’Assemblea costituente la partecipazione di tutte le classi sociali della popolazione.

il sindacato, diventa soggetto costituzionale che rappresenta i lavoratori e lo strumento che definisce nel conflitto, nella contrattazione un nuovo sviluppo e una nuova crescita sociale del paese.

Questa idea e questa pratica politica nel paese e nel Parlamento hanno segnato dapprima una lunga stagione di conquiste dei lavoratori, poi come adesso, quando il lavoro ha progressivamente perso centralità nella azione dei partiti e della politica, un progressivo arretramento.

Compagne e compagni,

è il lavoro, la premessa della democrazia, dell'uguaglianza, e il lavoro assume un valore maggiore soprattutto, in un contesto, quello di oggi, caratterizzato dall’impoverimento dei Lavoratori.

Un paradosso inaccettabile – come dice Landini - esser poveri pur lavorando”. Questa è la situazione:

- Il lavoro, è diventato come il denaro, si prende dove costa meno e si colloca dove rende di più;

- Il valore del lavoro è incerto perché il sistema premia chi vive senza lavorare, attraverso l’azione fiscale;

- Il lavoro, che c’è, non basta per tutti e non basta a garantire un'esistenza libera e dignitosa.

Questo sistema è inaccettabile, perché ha trasformato il lavoratore in uno degli strumenti della produttività a tutti i costi, anche quelli legati alla salute e alla sicurezza sul lavoro, e il cittadino è diventato solo un consumatore.

Lo Stato si preoccupa maggiormente se un cittadino non consuma (anche prodotti di scarsa qualità e che magari fanno male alla salute e al lavoro di altri), invece di preoccuparsi se quel cittadino non va a votare.

Allo stesso modo questo sistema economico ricostruisce nel cuore stesso dell’Europa nazionalismi e sovranismi, fino a trasformare le nazioni e le relazioni tra i popoli.

Le strutture di competizione tra gli Stati non sono più basate sui diritti. L'immigrazione così, ad esempio, viene vista piuttosto che fattore di crescita, come emergenza da scaricare sugli altri.

Non c'è dignità senza lavoro, ma non ci può essere lavoro senza dignità!

Per questo, siccome alla globalizzazione della economia non ha corrisposto una globalizzazione dei diritti è necessaria una mobilitazione sovranazionale, ma allo stesso tempo una strategia che agganci il lavoro alla prossimità, al territorio, ai servizi e alle reti.

Abbiamo bisogno in questa terra di sviluppare una industria che crea, che trasforma, che produce le cose che consumiamo, e allo stesso tempo abbiamo bisogno di valorizzare, ciò che non è de localizzabile.

La Sicilia, detiene il 26,4 per cento del patrimonio culturale italiano, ma riesce ad attrarre soltanto il 9,2% dei visitatori italiani, e incassa solo il 10,6% degli introiti totali.

Diversi in questo anno sono stati gli scioperi generali e di categoria della CGIL, così come tante sono state le manifestazioni di questi mesi, della sola CGIL e della CGIL con tantissime associazioni, anche a livello locale.

L’ultima manifestazione lo scorso 20 aprile a Roma assieme alla UIL, ha portato in piazza migliaia di persone per dire: Adesso Basta!

La nostra iniziativa e la nostra mobilitazione proseguono e non si ferma, il prossimo 25 maggio saremo ancora in piazza a Napoli, con la Via Maestra per la Costituzione, contro i progetti di premierato e di autonomia differenziata su

23 materie da delegare alle Regioni (es.: rapporti internazionali con l’Ue; commercio con l’estero; istruzione; ricerca scientifica e tecnologica; tutela della salute; porti e aeroporti civili; trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; etc....).

Compagne e compagni,

Il 2023 è stato l'anno più caldo mai registrato e il 2024 si candida a superare questo pessimo primato.

Continuare su questa strada comporterà l’inevitabile riscaldamento globale già alla fine di questo secolo, cioè un aumento di oltre tre gradi centigradi.

Per fare la svolta che serve, serve quello che non c’è: una politica industriale Nazionale, un programma di investimenti soprattutto per il Sud, per la Sicilia, per una ricostruzione industriale o per una riconversione Green della poca industria esistente.

In poche parole, serve “più Stato e meno mercato”, cioè servono politiche pubbliche per un’industria, che abbia visione e strategia, non solo incentivi e bonus. Per questo motivo siamo contrari ai processi di privatizzazione di servizi pubblici essenziali, degli asset strategici e dei beni comuni, in primis: l’energia, l’acqua

Chiediamo una Politica industriale pubblica che governi i processi di transizione energetica, ecologica e digitale, che produca occasioni di lavoro e buona occupazione e non politiche limitate alla gestione dei tavoli di crisi.

Perché, nel frattempo il rischio è che le priorità e le risorse anche quelle del PNRR, vengano utilizzate per alimentare invece, il riarmo e la corsa alla speculazione.

Il controllo sociale e la partecipazione che rivendichiamo, devono consentire di sfruttare l’occasione, per esempio, del PNRR e non di essere sfruttati dall’occasione.

Compagne e compagni,

Noi, non vogliamo guardare indietro al come eravamo, ma non vogliamo per i nostri figli il futuro già scritto per loro, un futuro di precariato e di lavoro povero. Noi non vogliamo questo sistema, perché questo sistema, esclude le persone. La politica e i governi ascoltino il disagio delle persone.

Noi non ci rassegniamo, e per questo sosteniamo le richieste di tutte le categorie di rinnovare i contratti nazionali di lavoro (sono oltre 12 milioni, i lavoratori in attesa e solo il 16% dei contratti attivati nel 2023 è stabile).

Allo stesso tempo noi chiediamo a tutte e a tutti, di sostenere le richieste che la CGIL fa al governo e alla politica, cioè di:

- Ritirare la legge delega sulla contrattazione e fare una legge sulla rappresentanza;

- Tornareanegoziarecolsindacato.

Ma, il governo invece di affrontare il tema del salario e del lavoro povero, (il

salario orario minimo), ne vuole approfittare.

Avocare a sé la questione, come ha fatto il governo, con una legge delega del parlamento, è l’obiettivo per nulla nascosto di un salario diversificato a seconda delle aree e dei territori, si chiama: ritorno alle gabbie salariale.

Ma così metti in discussione il valore del contratto nazionale e il modello contrattuale sui due livelli, cioè: nazionale e aziendale.

Noi al contratto nazionale non ci rinunciamo!


Tra il 2022 e il 2024 l'aumento dei prezzi dovuti alla inflazione è stato del 17%. Per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del pubblico impiego il governo invece stanzia appena al 5%.

Tutto questo, mentre i salari e le pensioni hanno perso tra il 2022 e il 2023 il 15% del potere di acquisto.

Il lavoro povero è ormai stimato al 13%, le famiglie a rischio e povertà sono quasi un quarto del totale il 22%.

Questo sistema economico, sostenuto da quello politico, determina un modello basato solo sul Massimo profitto, delle aziende.

Governo e aziende lucrano sulla pelle dei lavoratori!

In questo arco di legislatura le aziende hanno goduto di tantissimi condoni

fiscali: 18, quasi uno al mese (sanatoria, rottamazione, stralcio, Ravvedimento, Conciliazione, Definizione agevolata, tregua fiscale e ravvedimento operoso, sanatoria sul nero, adeguamento collaborativo).

Questa è la politica di chi sostiene che “le tasse - che servono a pagare la sanità, l’istruzione, le infrastrutture, il Welfare, eccetera - sono un pizzo di Stato”.

Guardate i fatti di Brandizzo, Firenze, Suviana, ci dicono che nei luoghi di lavoro, la regola è la giungla!

Accanto a queste cose, si determina un altro effetto, quello di: generare impunità. Così i lavoratori restano soli nel lavoro e le famiglie sole nel lutto.

Il 90% delle morti avviene negli appalti e in gran maggioranza colpisce i lavoratori precari favorendo l'illegalità e le infiltrazioni mafiose e lo sfruttamento dei più fragili, a cominciare dai lavoratori migranti, costretti a subire il ricatto di una legislazione (Bossi-Fini) che li rende ricattabili.

Sono ormai migliaia ogni anno i morti sul lavoro! veri e propri Omicidi sul lavoro! Una vittima ogni otto ore!

D’altronde è un sistema di sfruttamento che determina anche i tempi e la qualità di vita e di lavoro delle e mette in conto i morti e i feriti e li considera, un prezzo sufficiente da pagare, vittime collaterali. 


In questo sistema la lotta alla mafia, alla corruzione, al malaffare, diventa solo una cerimonia. Una bella corona di spine, che in tanti: Presidenti, qualche sindaco e tanti ruffiani, mettono con forza sulla testa di un intero popolo.

In questi anni sono cambiati i governi, sono cambiate le forze politiche che lo sostengono, ma il risultato è sempre lo stesso, anzi è peggiorato: sono i lavoratori, i pensionati, i giovani e le donne a pagare il prezzo più alto.

La sanità è diventata un lusso e solo quanti possiedono risorse economiche adeguate o amicizie possono curarsi come si deve.

I progetti di controriforma di questa maggioranza in parlamento tendono a diversificare i diritti delle persone e tra le aree del paese e a consegnare pieni poteri al capo di governo.

Compagne, compagni!

Il Primo Maggio qui a Portella della Ginestra, ancora dopo 77 anni rappresenta per il movimento dei lavoratori, non solo il giusto omaggio a quante e a quanti quel giorno sono caduti, ma come ogni anno, anche prima di quel tragico primo maggio, è anche occasione per una forte rigenerazione collettiva, tra memoria e impegno. Noi dobbiamo continuare a lavorare per il cambiamento e per lo sviluppo, perché avanzare o arretrare nei diritti dipende dalla nostra mobilitazione.

I governi non ascoltano i lavoratori e nel nome delle loro crisi impongono rinunce e sacrifici sempre agli stessi.

I nostri piedi sono ben saldi su queste pietre, ben saldi nel presente, ma il nostro sguardo deve essere rivolto verso questo cielo, cioè verso il futuro e il futuro appartiene a quanti lottano oggi.

La lotta è il coraggio e l’impegno di tutte e di tutti. La lotta è Fiducia in noi stessi. Avanti assieme! per un futuro di pace e di progresso.

W la CGIL.

W le lavoratrici e i lavoratori!

W il Primo Maggio! 

(Mario Ridulfo)

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