mercoledì, luglio 05, 2023

L’INTERVISTA. Cosimo Scordato: “I politici senza etica ladri del nostro futuro”


di Gioacchino Amato

«I politici dovrebbero essere lì per dare futuro e speranza, per cambiare il mondo in meglio. Invece non riescono a farlo neanche con sé stessi. Il problema non è se drogarsi sia reato o no. La vera domanda è perché questa gente fa politica? Con quali fini? Non credo per l’interesse della comunità». 

È severo ma anche sconsolato il giudizio del teologo padre Cosimo Scordato sul caso della cocaina entrata fra le mura dell’Ars mentre cresce l’allarme droga fra i giovani. Una battaglia per salvare queste vite in bilico lasciata nelle mani di pochi volontari. 
Cosa le suggerisce questa doppia realtà della droga a Palermo? 
«Per prima cosa mi chiedo con chi abbiamo a che fare. Chi sono questi signori che ci governano. Dovrebbero lavorare per dare speranza e futuro ai cittadini, alle nostre comunità. Quel futuro che adesso molte persone, soprattutto molti giovani, non riescono più a immaginare. I ragazzi non intravedono un progetto, una possibilità di realizzare la propria personalità. La colpa è soprattutto della politica che li ha dimenticati». 


Insomma, i politici non danno soltanto il cattivo esempio. 

«Il problema dell’imitazione è terribile e questa società ormai sembra consentire qualunque cosa. 
Ma c’è anche un elemento perverso: da una parte ci sono ragazzi devastati dalla dipendenza, costretti a rubare o prostituirsi per procurarsi la dose, per continuare a distruggersi. Dall’altro c’è il delirio di onnipotenza di chi crede di potersi permettere tutto, anche questa finta spinta energetica. E non vuole rendere conto non solo ai cittadini ma neanche a sé stesso. Però anche dietro il delirio c’è la fragilità della persona». 
Un quadro desolante non crede? 
«Una situazione di assoluta decadenza, nel quale la droga è il simbolo più drammatico ma non è il solo. Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli perché con i suoi riti tende a un altro mondo. Invece il vero oppio è insito nel capitalismo, quando promuove questa voglia di possedere tutto, anche le persone. Questa società è fondata sull’accumulo di ricchezza materiale, sul mito del tutto e subito. I ragazzi sono fragili quando si drogano ma anche quando senza un telefono o un vestito di quella marca non riescono a vivere». 
In questo vuoto si droga anche la politica. 
«La politica dovrebbe dare un colpo d’ala, invece si auto assolve da tutto anche dal consumo di droga». 
Cosa dovrebbe fare concretamente? 
«Intanto combattere i criminali che guadagnano sulla morte e che invece anche i politici che hanno quel “vizio” finiscono per finanziare. Poi dovrebbe essere la prima istituzione non solo a vigilare ma a creare alternative. Tutti i percorsi che noi costruiti sulla creazione di facciamo per i bimbi, i ragazzi sono alternative al vuoto che hanno davanti. Con la musica, l’arte, lo sport, la cultura. Tutte le agenzie educative, dalla famiglia, alla scuola, alla chiesa devono fare un grosso sforzo. Non basta condannare ma bisogna costruire per prevenire questo rifiuto alla vita che è la droga». 
Ma costruire cosa? 
«Costruire senso, non falsi bisogni che alimentano consumi inutili e che fanno di tutti noi persone perennemente insoddisfatte, preda di desideri inconsistenti creati ad arte per farci consumare. È una logica di morte, questa, anche quando non si arriva alla droga, quando si spreca tempo, vita per il superfluo». 
La politica ormai cerca il consenso con le stesse armi del consumismo? 
«Si, utilizza la manipolazione della società, trasforma bisogni che a volte sono anche legittimi in specchietti per le allodole, in slogan per avere voti. Si utilizzano e si alimentano le paure, i migranti sono persone disperate, sarebbero una risorsa per l’Italia. Invece Salvini parla di “difendere i confini”. Il problema sono proprio loro, i politici non ci stanno facendo sognare nulla, non stanno facendo sognare i nostri giovani che finiscono per ripiegarsi su sé stessi. Una tragica autodistruzione della quale la politica non si rende conto, anzi la alimenta difendendo sé stessa, togliendo ogni limite etico. Non c’è più argine a nulla e ciò equivale a togliere le ali alla società, non si può più volare alto». 

La Repubblica Palermo, 5/7/2023

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