lunedì, luglio 03, 2023

Leoluca Orlando: “Idea folle e vincente giocare la finale-scudetto del nostro football negli Usa, non era mai successo prima”


di Giovanni Marino

"Leoluca Orlando: “Idea folle e vincente giocare la finale-scudetto del nostro football negli Usa, non era mai successo prima”. Intervista all’ex sindaco della Primavera antimafia di Palermo che guida la Fidaf: “Il successo dell’Italian Bowl, l’incontro con John Grisham, lo stupore di Bill e Hilary Clinton e il mio progetto: portare il gioco dei touchdown alle Olimpiadi, vi racconto tutto...”

Scatenato. Ed entusiasta. Come ai tempi della primavera antimafia di Palermo, lui, il primo sindaco che disse a chiare lettere: “Questa è la capitale di Cosa nostra e io da oggi lavorerò perché non lo sia mai più”. Tempi eroici e terribili per l’aggressione della criminalità. Adesso, dopo 22 anni sulla poltrona di cittadino di una delle città più affascinanti, difficili, belle e impossibili del mondo, Leoluca Orlando gioca altre partite, differenti ma ugualmente impegnative e, soprattutto, con lo stesso spirito di allora. Ecco cosa è venuto fuori da una lunga chiacchierata con il presidente della nostra Federazione, la Fidaf, mentre attendeva un aereo (“In ritardo di due ore mezza, tutto il mondo è paese...”) all’aeroporto di Detroit, il viaggio di ritorno dopo l’Italian Bowl.


Leoluca Orlando, ma come vi è venuto in mente di andare a giocare la finale del campionato italiano di football in America, precisamente in Ohio nella città di Toledo?


"Idea folle e vincente! Sono contentissimo di questa scelta per la quale gran merito va a Nick Eyde, oggi importante immobiliarista americano, in passato quarterback anche a Reggio Emilia e Bolzano. E’ stato fondamentale in questa operazione”.   


Non sono mancate le critiche…

"Mah, per carità, fortunatamente ognuno può dire ciò che pensa ma vorrei spiegare l’importanza di andare lì”.


Prego, provi a convincere gli scettici.

"Innanzitutto abbiamo stabilito un primato assoluto nello sport italiano: è la prima volta che un nostro campionato, che uno scudetto, si decide all’estero. Secondo: il fatto che gli americani ci abbiano ospitati dimostra che nonostante rappresentiamo e siamo lo sport più povero di tutti nel nostro Paese, fatto dalla passione di un esercito di volontari, abbiamo saputo costruire una credibilità e dei rapporti internazionali. E ancora: abbiamo ottenuto una straordinaria visibilità nella patria del grande football. Scusate se è poco...”.  


Ma il budget per tutto questo?

"La missione di Toledo è stata resa possibile solo perché i costi sono stati interamente coperti da alcune istituzioni banche, imprese e istituzioni americane. Altrimenti sarebbe stato possibile soltanto pensarci...E a questo proposito lancio un appello...Ufficiale”.


Il suo appello è?

"Questo: la Fidaf fa affidamento sull’attenzione del ministro dello Sport, del presidente del Coni e di Sport  e Salute per il superamento della macroscopica diversità di trattamento di Federazioni e Discipline sportive associate e per i pesanti oneri derivanti dalle attività e dai successi internazionali della Fidaf. Ribadisco a questi organismi: senza i fondi americani non si volava a Toledo...”.


Rivendicate attenzione e fondi…

"Certamente. Tra breve avrò pareggiato il lungo periodo in cui sono stato sindaco di Palermo con quello che riguarda la presidenza Fidaf: 22 anni...Siamo ripartiti praticamente da zero, tutti hanno fatto un lavoraccio per riportare il movimento nell’orbita del Coni – oggi siamo una disciplina associata – e lo meritiamo per i sacrifici compiuti e la qualità del lavoro svolto. Ma posso raccontare qualcosa di Toledo?”.


Assolutamente, racconti la sua finale italiana in America…

"Che emozione vedere tantissimi italo americani allo stadio e nei dintorni felici per la nostra presenza. E  poi leggerci sui quotidiani e i network dell’Ohio. E poi l’adrenalina dei 180 tra giocatori, tecnici e staff di Panthers Parma e Guelfi Firenze in terra d’America. A proposito, complimenti alle due squadre per la partita che mi sono goduto sugli spalti”.


Qualche momento particolare?

"L’incontro con il celebre romanziere John Grisham, che ha accettato il nostro invito ed era allo stadio, il Glass Bowl. Uno dei suoi best seller è legato proprio al nostro football e, coincidenza ai Panthers. Un romanzo leggero e ottimista che ormai è introvabile. Ricordo che riuscii a prenderlo in un sottoscala di un magazzino di una libreria a Milano. Una bella lettura. E allora a John ho fatto un invito: anche sfruttando questa occasione speciale, perché non scrivi un altro libro che sia in qualche modo un seguito di “Playing for pizza”, che poi in italiano si chiama “Il professionista”?”.


E Grisham?

"Ci penserò, mi ha risposto. E’ una sfida che vorrei affrontare, ha aggiunto. Perché scrivere un sequel di un best seller non è mai semplice. Per nessuno, ma diciamo che ci sono fondate speranze...”.


Un passo indietro, ricordo che Hilary Clinton, allora First Lady, rimase sorpresa quando lei gli spiegò che si occupava, anche, di football americano…

Leoluca ride di gusto. Poi risponde.

"Che memoria, sì fu così. Bisogna capire: Hilary Clinton è, ovviamente, americana e lì il football è una religione, quindi credeva che guidassi qualcosa di enorme tipo Nfl, non conosceva la nostra realtà E il marito, Bill Clinton, quando mi vide disse: “Luca: American football too? You are crazy”. Momenti divertenti».


Ma perché un uomo politico impegnato e attivo come lei ha sposato (anche) il football?

"Perché in Italia dobbiamo evitare che il reale sport praticato sia unicamente il “calcio guardato”. E il football americano in Italia è totale partecipazione, voglia di esserci, in campo, sulla sideline, negli allenamenti. Mi ha convinto questo entusiasmo che supera il denaro, che da noi proprio non c’è. Guidando il football italiano lancio un messaggio anche sociale: lo sport è condivisione e passione, deve essere inclusivo e non esclusivo. Sa una cosa? Se il football da noi fosse ricco e business come lo è la Nfl in America sicuramente non me ne sarei mai interessato”.


E ora?

"Vorrei contribuire a far entrare il football tra gli sport olimpici. L’obiettivo è Los Angeles 2028. So di avere al mio fianco Giovanni Malagò, tra l’altro un fan del football Usa, che ci ha mostrato la sua attenzione anche a Toledo inviandoci per l’occasione il suo delegato americano, Mico Delianova Licastro”.


Nel frattempo fa anche (molto) altro…

"Giro il mondo perché, bontà loro, molte università mi invitano per fare conferenze sulla mia esperienza politica e non solo. Sono orgoglioso poi della neonata Associazione Mosaico Ets con la quale voglio formare 200 giovani di ogni etnia e ho scritto un libro per Rizzoli nella quale racconto i miei 40 anni di politica e ho molti progetti soprattutto legati all’inclusione dei migranti”.


Inclusione, un tema a lei caro in ogni campo, football compreso.

"Naturalmente, il fatto che in ogni squadra ci siano ragazzi di tutte le nazioni del mondo, o quasi, è un’altra cosa che mi ha avvicinato al football. A proposito: al sindaco di Toledo ho consegnato la Carta di accoglienza dei migranti che ho fatto quando ero primo cittadino di Palermo e che mi ha reso ancor più “amico” il leghista Salvini...E lui, il primo cittadino di Toledo, ha contraccambiato con un attestato per la Fidaf, molto gradito”.


L’aereo è atterrato a Detroit, viene chiamato il volo di Orlando, l’annuncio è ripetuto un paio di volte.

"Ho il tempo per un ultimo aneddoto?”.


Certo, ma, lo dico per lei, faccia in fretta…

"Quando l’università del Michigan mi ha invitato per una conferenza su legalità e antimafia, visitai il loro clamoroso stadio per il football e spiegai che avevo un ruolo nella Fidaf. Anche lì ci fu un divertente equivoco sul “peso” di questa disciplina in Italia, così molti dello staff dei Wolverines mi avvicinarono per chiedermi: Mister Orlando, può chiedere al coach se ci aumenta gli stipendi? Eh sì, il football in Usa è un gigantesco  business mentre il nostro movimento, ribadisco, vive di sacrifici e autofinanziamento. La Fidaf ha la sede nazionale nel Palazzo del Coni e conta solo 2 dipendenti e un segretario generale che fanno un lavoro pesante per organizzare i nostri campionati. Vorrei citare il segretario generale Vincenzo Ciampà, appena andato in pensione, ha svolto egregiamente il suo compito e lo ringrazio. Insomma, siamo poveri ma belli e ora anche...internazionali. E non finisce qui, parola di Leoluca Orlando”.  


Ultima chiamata per il volo in partenza. 

“Scappo eh...non ho la velocità di un giocatore di football, devo sbrigarmi...ma sono così felice per lo scudetto in terra d’America che, come vede, nonostante le due ore e mezza di ritardo rischio ugualmente di perderlo io il volo pur di continuare a parlarne...”.


Buon viaggio Orlando e buon football…

"Grazie. Abbiamo ancora degli obiettivi da centrare e io sono un tipo da never give up come si dice nel football, in tanti anni di placcaggi e touchdown qualcosa avrò pure imparato di questa fantastica disciplina, no?”

La Repubblica, 3 luglio 2023


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