giovedì, luglio 13, 2023

INTERVISTA. Borsellino: “Smantellare il concordo esterno? Così il ministro colpisce Falcone e mio fratello, sconfessando il loro lavoro”

Via D’Amelio, subito dopo la strage del luglio ‘92

DI SALVO PALAZZOLO

Il concorso esterno resta fondamentale per colpire i colletti bianchi che colludono con la mafia. Danni anche dalla riforma delle intercettazioni 

PALERMO — «Smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa, come annunciato dal Guardasigilli Carlo Nordio, vuole dire sconfessare apertamente la legislazione voluta da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Non usa mezzi termini il fratello del giudice Paolo, Salvatore. «Depotenziare il concorso esterno vuol dire colpire i nostri martiri, quelli che il governo di destra dice di voler commemorare. E questo è l’ennesimo segnale di un gravissimo attacco all’indipendenza della magistratura e alla ricerca della verità». 
Cosa la preoccupa? 


«L’annunciata riforma sulle intercettazioni porterà un grave danno anche alla lotta alla mafia, nonostante il ministro continui a dire che non sarà così. La realtà è che partendo da un reato minore si possono ad esempio scoprire le mosse dei nuovi mafiosi che oggi si infiltrano sempre più nella società e hanno rapporti con insospettabili, magari protagonisti di fatti di corruzione». 
Però, il ministro parla di abusi che talvolta si verificano nell’utilizzazione delle intercettazioni. 
«Appunto, la questione è semmai relativa a registrazioni riguardanti terze persone che finiscono sui giornali. Ma questi eventuali abusi nulla hanno a che vedere con le indagini della magistratura, che non possono fare a meno delle intercettazioni per perseguire i reati». 
Nel corso degli anni, alcune critiche sono arrivate anche da sinistra al reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Cosa ne pensa? 
«Credo che questo reato abbia rappresentato uno strumento fondamentale per ottenere condanne importanti, poi passate in giudicato. Voglio ricordare i processi che hanno portato alle condanne degli ex senatori Marcello Dell’Utri e Antonino D’Alì. Il concorso esterno resta fondamentale per colpire i colletti bianchi che colludono con l’organizzazione mafiosa. Insomma, in questo momento, sono tanti i segnali preoccupanti che registro: sono sicuro che questa destra finirà per depotenziare le indagini sugli insospettabili complici dei mafiosi che si muovono nei palazzi della politica. E non finiscono qui le mie preoccupazioni». 
Cosa riguardano ancora? 
«Mi preoccupa quanto sta avvenendo alla commissione parlamentare antimafia, dove assisteremo probabilmente a un drammatico passo indietro: magari ritireranno fuori la pista palestinese per spazzare via le inchieste importanti che vedono un coinvolgimento della destra eversiva nelle stragi avvenute nel nostro Paese». 
In questi giorni sta preparando le manifestazioni per commemorare il trentunesimo anniversario della morte di suo fratello e degli agenti della scorta. 
«Spero che in via D’Amelio non venga nessun politico impresentabile, come il sindaco Lagalla, che presiede una giunta sostenuta da Cuffaro e Dell’Utri. Se accadrà, manifesteremo il nostro dissenso come sempre abbiamo fatto, in modo pacifico, dandogli le spalle e alzando le agende rosse». 

La Repubblica, 13/7/2023

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