giovedì, luglio 06, 2023

Il dono a Dell’Utri nel testamento di Berlusconi: il silenzio è d’oro

Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi

Il lascito di 30 milioni a un amico storico, ma anche al custode dei segreti sulle indagini più scottanti

LIRIO ABBATE

C’è un patto indissolubile che si può anche analizzare come un fatto d’onore, quello che lega Silvio Berlusconi a Marcello dell’Utri. Si parla al presente perché la disposizione testamentaria lasciata dall’ex presidente del Consiglio di trenta milioni di euro al suo amico fidato ci dice che questo legame è ancora in atto. E vive per nutrire il silenzio pagato a peso d’oro. Foraggiare l’omertà di chi ha portato negli uffici dell’imprenditore potenti boss palermitani che gli hanno garantito la protezione, di chi ha fatto entrare ad Arcore un mafioso a cui poi sono state consegnate le chiavi della villa, e chi ha incontrato gli stragisti prima della discesa in campo del cavaliere e contemporaneamente ha contribuito a fondare Forza Italia.

I trenta milioni di euro lasciati a Dell’Utri possono contribuire a proseguire la sua complicità. Occorre anche considerare l’alto valore del fatto che l’ex presidente del Consiglio compie: un gesto anche simbolico che il suo “amico” saprà riconoscere perché è abituato a leggere gli sguardi o i segnali. Non occorre parlarsi.
Non bastava quindi il vitalizio da trentamila euro al mese che Berlusconi da qualche anno ha deciso di assegnare al suo fidato scudiero, che percepisce pure il vitalizio del Senato. Sarà solo per la loro lunga amicizia?

In questi ultimi decenni il patron della Fininvest ha versato una montagna di soldi (tracciati dagli investigatori) nelle tasche della famiglia Dell’Utri, e i vari versamenti per milioni di euro sono stati fatti per pagare gli avvocati che hanno difeso nei vari processi Marcello, il quale ha ricevuto grosse somme di denaro anche per ripianare debiti, acquistare case all’estero, manutenzioni di immobili e viaggi. Insomma, l’ex cavaliere è stato un bancomat di lusso per il suo amico condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa, e coindagato con Silvio in più procedimenti legati a fatti di mafia e stragi che si sono chiusi con l’archiviazione o con l’estinzione del reato (solo per Berlusconi).

Dell’Utri quando batteva a cassa ricordava, come si legge dalle intercettazioni, che la sua difesa nei processi doveva essere “puntuale in quanto è anche la difesa di Forza Italia e di Silvio Berlusconi e pertanto se ne deve fare carico lui” e sottolineava come le sue richieste di denaro avevano anche velatamente “la funzione di ricordare che pagare i suoi avvocati è pagare anche la difesa di Berlusconi e Forza Italia”, quasi a significare che, al contrario, potrebbero esserci pericoli per l’ex premier. Piccoli messaggi, segnali precisi che aprivano le casse in suo favore.

Insomma, l’amico dei mafiosi periodicamente presentava la richiesta alla tesoreria e Silvio autorizzava i versamenti milionari. Chissà adesso se la famiglia Berlusconi vorrà proseguire questo rapporto “economico” con Dell’Utri. Ad ogni modo il cavaliere, fino alla fine, ha tenuto fede al loro patto.

La Repubblica, 6 luglio 2023

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