lunedì, febbraio 20, 2012

Mafia, confermati i 10 anni di reclusione per l'infermiere di Provenzano: "Curo la salute del boss, ma anche gli affari"

Gaetano Lipari
L'infermiere di Bernardo Provenzano Gaetano Lipari non si e' limitato a procurare il necessario farmaco antitumorale al boss della Cupola ma ha curato anche i suoi affari, costituendo uno dei cruciali e "finali anelli della catena epistolare con cui Provenzano comunicava con gli altri associati". Ecco perchè la Sesta sezione penale della Cassazione ha convalidato la condanna a dieci anni di reclusione per associazione mafiosa nei confronti di Lipari. In primo grado l'infermiere era stato condannato a 13 anni. Nei pizzini trovati nel covo del capomafia il giorno del suo arresto, secondo i pm Lipari era indicato col numero 60. Inutile il ricorso di Lipari in Cassazione volto a sostenere che l'attività a favore di Provenzano era volta a "procurare e iniettare il farmaco e provvedere ai connessi prelievi" e che dunque si trattava di una condotta "non punibile per la sua finalizzazione alla tutela della salute".

La Sesta sezione penale - sentenza 5909 - ha respinto il ricorso della difesa di Lipari e, allineandosi alla decisione della Corte d'appello di Palermo del dicembre 2010, ha sottolineato che l'aiuto prestato dall'infermiere "non e' avvenuto su un piano di doverosa e impellente assistenza sanitaria, non di pertinenza, peraltro, di un semplice infermiere professionale, quale il Lipari, bensì attraverso un interessamento attivo e propulsivo e utilizzando contatti e canali propri dell'organizzazione". In realtà, lungi dall'occuparsi solo della salute del boss, Lipari, dice la Cassazione, "e' stato utilizzato anche quale canale per il mantenimento dei collegamenti epistolari del Provenzano ed e' stato coinvolto in questioni interessanti il Provenzano diverse da quelle relative al suo stato di salute e in interventi intesi a comporre liti". Insomma, la condotta di Lipari "si e' espressa in termini di deliberata cooperazione alla vita e all'attività dell'associazione dallo stesso capeggiata della quale l'imputato e' stato giustificatamente ritenuto partecipe". Da qui il rigetto del ricorso.

SiciliaInformazioni, 18 febbraio 2012

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