domenica, ottobre 09, 2011

“Contrordine compagni, i dissidenti non sono più quelli di prima”. Sulla Sicilia Bindi e Bersani su posizioni contrapposte

Giuseppe Lupo, segretario del Pd Sicilia
Contrordine compagni, i dissidenti non sono più quelli di prima. La Sicilia potrebbe trasformarsi in una fossa dei serpenti per il Partito democratico. Vladimiro Crisafulli e Enzo Bianco, fino a ieri erano, l’ala del dissenso, la minoranza rumorosa, il tenace contraddittorio ai deliberati del partito in Sicilia, ora si scopre che non è così. Rosy Bindi, autorevole presidente del Partito, è andata a Caltagirone ed ha rivelato che coloro i quali sostengono il governo Lombardo sono fuori dalla linea del partito e devono in fretta adeguarsi. Ma che cosa è accaduto? Difficile spiegarlo. Appena qualche giorno fa il segretario regionale siciliano, Beppe Lupo, aveva annunciato che il referendum, proposto dagli “ex” dissidenti – Bianco, Crisafulli, Burtone ecc – si sarebbe svolto come volevano i cinquemila militanti sottoscrittori della richiesta, seppure su una pluralità di quesiti e non solo con il Lombardo sì o no”. Lupo aveva anche riferito che Pier Luigi Bersani avrebbe aperto il dibattito sul referendum, nell’attesa le cose sarebbero rimaste com’erano a Palazzo d’Orleans: né governo politico, né distacco della spina. Una specie di limbo, dunque, che venti deputati regionali (o diciannove, secondo un’altra versione) non hanno affatto gradito perché, a loro avviso, non stare né di qua né di là provoca un grave danno al partito e rischia di sfasciare tutto ciò che si è costruito per mandare all’opposizione il centrodestra. Poche ore dopo è arrivata Rosy Bindi a Caltagirone – la patria di Luigi Sturzo, Mario Scelba e del partito popolare, ed ha detto che i dissidenti, - quei deputati che avevano fatto conoscere la loro contrarietà – stavano fuori dalla linea del partito. E quale sarebbe la linea del partito? Le è stato chiesto. Quella seguita con il caso Penati, il vice presidente del consiglio regionale della Lombardia che si è dimesso dall’incarico (e si è sospeso dal partito), perché iscritto nel registro degli indagati. Lombardo deve ubbidire alla metodo Penati, insomma. Lombardo non è iscritto al Pd, è vero, ma non fa niente, il Pd lo sostiene e non può più farlo, quindi i deputati regionali perplessi sul “limbo” scelto dal partito sono diventati dissidenti. A questo punto il senatore Beppe Lumia e il capogruppo all’Ars, Antonello Cracolici, si sono arrabbiati ed hanno chiesto rispetto per le opinioni (prevalenti) dei democratici siciliani. Pdl, Idv, Sel e Federazione comunista “plaudono”. E’ questo che avrebbero voluto, l’implosione del Pd e la fine del sostegno al governo Lombardo, che li penalizza fortemente (il centrodestra, cacciato dal governo, l’Idv di Orlando ed il Sel, attualmente fuori dal Parlamento regionale). Una manna dal cielo. Flash back. La direzione regionale del Pd, convocata più volte sul sostegno sull’alleanza con il governatore, aveva votato a stragrande maggioranza a favore del sostegno al governo. In più, la linea nazionale del partito propone un’alleanza con il terzo Polo e i partiti di sinistra. Terzo polo significa anche Mpa di Raffaele Lombardo. Il pollice verso a Lombardo deve essere considerato consenso o dissenso? Lasciamo giudicare ai lettori. Di sicuro la questione siciliana rischia di superare lo Stretto e creare forte imbarazzo nel Pd che a Roma s’ingegna per mettere insieme “la grande alleanza”, da Casini a Vendola. SiciliaInformazioni, 08 ottobre 2011

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