giovedì, ottobre 07, 2010

Summit di mafia in Sicilia per uccidere il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino

Michele Prestipino
PALERMO - Un summit di mafia tra rappresentanti dei clan palermitani, uomini della Locride ed un Napoletano si sarebbe svolto in un casolare alla periferia di Messina, probabilmente il 10 settembre scorso. In quell'occasione sarebbe stato deciso di mettere a punto la strategia concordata in una precedente riunione, e cioè l'uccisione del procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone (due giorni fa la polizia aveva trovato un bazooka a trecento metri dal suo ufficio) e del suo vice Michele Prestipino. Ma nel corso del summit i partecipanti avrebbero fatto riferimento anche ad altri obiettivi dei clan. È quanto rivela un documento anonimo (non si sa se l'estratto di un rapporto autentico o un falso), con l'intestazione cancellata e il timbro "Riservato", arrivato per posta alla Dia di Caltanissetta un paio di settimane fa. Il testo, come scrivono oggi alcuni giornali, sembra l'estratto di un rapporto di polizia o di un servizio segreto e riporta le presunte confidenze di un informatore. Tra gli obiettivi, si legge nell'anonimo, ci sono anche il capo della Procura di Caltanissetta Sergio Lari, il suo vice Domenico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino, "perché si occupano - si legge nel documento - delle indagini sull'attentato a Borsellino". Il documento indica altri due magistrati: Sebastiano Ardita, "perché si occupa delle carceri - si legge - e del 41 bis" e Raffaele Cantone, che prima di passare alla Cassazione si occupava a Napoli del clan dei Casalesi. Infine si parla anche della "richiesta fatta da un amico che è avvocato siciliano con interessi a Locri, di uccidere un giornalista".
***Città Nuove esprime solidarietà e sostegno a Giuseppe Pignatone e a Michele Prestipino, due magistrati coraggiosi, impegnati al massimo - in una terra difficile come la Calabria - per combattere la 'ndrangheta e far sentire la presenza dello Stato democratico. Pignatone e Prestipino sono entrambi cittadini onorari di Corleone per aver contribuito alla cattura dell'ex capo dei capi di Cosa Nostra Bernardo Provenzano. "Se adesso la 'ndrangheta ci minaccia - ha detto Prestipino - significa che la nostra azione è giusta ed efficace". (d.p.)

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